Alessia Marani per "il Messaggero"
Fare bere le ragazze fino a stordirle per poi abusarne sessualmente. Le gang che animano la malamovida dei giovanissimi a Roma, questa volta, si sono spinte oltre ogni limite. «Vabbè abbiamo bevuto, ci stavano, era normale».
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Hanno tentato di giustificarsi così D.V.P.A. e A. L., due amici ventenni, quando gli agenti del Commissariato Porta Pia diretto da Angelo Vitale hanno bussato alle loro porte nei quartieri di Trastevere e di Monteverde per notificare loro le misure di custodia cautelare: arresti domiciliari e braccialetto elettronico per entrambi disposti dal gip e poi confermati dal Tribunale del Riesame.
Una storia che richiama alla mente quella del figlio di Beppe Grillo, Ciro, e di tre suoi amici, accusati dalla Procura di Tempio Pausania, in Sardegna, di avere stuprato una 19enne al termine di una serata da sballo nell' estate di tre anni fa a Porto Cervo: prima la discoteca, poi le bevute a casa di uno di loro.
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I FATTI Uno dei ragazzi romani, D.V.P.A. è accusato di una duplice violenza: la prima ai danni di una 21enne, abusata a febbraio al termine di una festa tra universitari nella zona di piazza Bologna, l' altra, avvenuta nel novembre scorso, nei confronti di una liceale di soli 16 anni, questa volta vittima di uno stupro di gruppo all' interno di un b&b trasteverino affittato per rompere la noia del coprifuoco. Per questo episodio, oltre ai due maggiorenni, è al vaglio della Procura minorile anche la posizione di un terzo ragazzo, un diciassettenne.
Quelle ragazze, al contrario di quanto hanno provato a sostenere i loro aguzzini, però, non «ci stavano» affatto. Anzi, sono tuttora sconvolte e la minorenne ha riportato anche i segni e i lividi della violenza, per cui i tre sono chiamati a rispondere anche delle lesioni. Gli aggressori, infatti, secondo l' accusa, hanno agito con l' aggravante della minorata difesa, che si configura quando il reato viene commesso approfittando della debolezza della persona offesa.
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La liceale di quella notte da incubo non aveva parlato con nessuno, non era riuscita a confidarsi nemmeno con i genitori. È stato scavando nelle abitudini e nei profili - anche social - di D.V.P.A., identificato e denunciato per la violenza di piazza Bologna, che i poliziotti sono riusciti a risalire alla sua dolorosa vicenda.
LE RISSE Gli agenti si rendono conto che il ventenne fa parte di una delle gang che animano i pomeriggi e le notti fuori dalle regole della Capitale. Risse, prepotenze e prevaricazioni sono all' ordine del giorno. Come il suo amico - entrambi hanno piccoli precedenti di polizia per droga - non studia e non lavora. Trascorre il tempo tra aperitivi e feste alcoliche.
Gli agenti raccolgono i rumors tra le comitive di Roma Nord. Alla fine si rendono conto che la violenza sulla 21enne, forse, non era un caso isolato. È una ispettrice che si occupa di violenze di genere e reati sui minori che avvicina la sedicenne e, giorno dopo giorno, la convince a tirare fuori il dramma che nasconde.
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IL VIDEO La ventunenne raccontò di essersi addormentata a casa di amici dopo una festa per un esame superato in cui avevano consumato molto alcol, e poi di essere stata svegliata da un amico che la stava molestando sessualmente. Nel telefonino di D.V.P.A gli inquirenti hanno trovato anche immagini di quella serata.
La sedicenne ha riferito un copione simile: «Mi sono addormentata dopo una festa e mi sono risvegliata con addosso tre ragazzi». I tre l' avevano richiamata con una scusa, dopo che era già scesa in strada. Con un messaggino l' avevano invitata a tornare sopra, «sali hai dimenticato qualcosa». Stordita e senza la possibilità di difendersi, la ragazzina è caduta in trappola. Il timore è che la gang abbia agito anche in altre occasioni, con un modus operandi da stupratori seriali sulla scia di alcol e movida.
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