Marco Giusti per Dagospia
le eumenidi di gipo fasano
Festa di Roma. Mentre si allunga, ahimé, la lista dei forfait, oltre a Totti e Ozon anche Gabriele Salvatores e Manetti bros., con tanto di incontri e conferenze stampa che saltano inesorabilmente, l’interesse si è spostato sul giovane cinema italiano in questi giorni molto presente a Roma. Se “I predatori” di Pietro Castellitto, presentato dopo Venezia anche qui a Roma, o “Le eumenidi” di Gipo Fasano possono considerarsi ottime sorprese perché cercano di costruirsi dei linguaggi propri e un proprio spazio nel post-“Favolacce”, anche se, credo, precedenti o coeve come scrittura, sono un filo più tradizionali e legate ai generi “Maledetta primavera” di Elisa Amoruso e “Shadows” di Carlo Lavagna.
maledetta primavera
Il primo, “Maledetta primavera”, è l’opera prima di fiction di Elisa Amoruso, che giusto un anno fa presentò a Venezia il suo discusso documentario “Chiara Ferragni Unposted”, più che probabilmente su commissione. Libera dalla Ferragni, la Amoruso si lancia nella sua storia, che scopriremo fortemente autobiografica, di crescita nella Roma piccolo borghese sul finire degli anni ’80, tra “Il tempo delle mele”, la lambada, canzoni celebri come “I Like Chopin” e, appunto, “Maledetta primavera” di Loretta Goggi.
chiara ferragni unposted
La sua piccola protagonista, Nina, la bionda Emma Fasano, è dovuta passare repentinamente da un quartiere borghese a uno più popolare, perché il padre, Giampaolo Morelli nel ruolo di un simpatico mascalzone senza testa napoletano, ha il vizio del gioco, e la mamma, la ormai eternamente sofferente Micaela Ramazzotti, musa virziniana, non ha la forza di reagire ai casini che provoca il marito.
maledetta primavera 3
Per di più, non solo ha due figli, il maschio è il poco espressivo Federico Ielapi già protagonista di “Pinocchio” di Garrone, ma ne aspetta pure un terzo e vorrebbe abortire. La ragazzina, così, nella nuova scuola di suore che frequenta, si lega un po’ morbosamente a Sirley, una ragazzina nera che viene dalla Guyana, la bellissima Manon Bresch, star della tv in Francia, che è stata adottata da una donna italiana, Fabrizia Sacchi. Più che la famiglia si decompone nel malessere provocato dal padre e dalla non risposta della madre, più che Nina si lega a Sirley.
chiara ferragni ed elisa amoruso
E, naturalmente, lo sbocco è l’amore. Questa storia, che nei veri anni ’80 del nostro cinema si sarebbe trasformata automaticamente in un dramma sexy con Gloria Guida e qualche bellezza esotica, con abbondanza di nudi, diventa oggi una delicata storia di amore e di crescita nella Roma degli anni ’80, girato da una troupe di tutte donne, ma la presenza davvera esplosiva di Manon Bresch e l’insistenza della Amoruso nel voler rileggere il periodo affrontando citazioni ai generi dell’epoca con gli strumenti dei generi correnti del cinema italiano, finiscono per non dare al film uno sguardo ben definito.
E è un peccato, perché il film ha buoni momenti e buone intuizioni, e il fatto di essere per metà parlato in francese dalle ragazze lo diffrenzia da gran parte delle nostre commedie nostalgiche sugli anni ’80.
shadows carlo lavagna 3
E’ tutto parlato in inglese, invece, “Shadows”, horror-thriller italo-irlandese a basso costo diretto da Carlo Lavagna, prodotto dalla Ascent di Matteo Rovere e Andrea Paris con tre attrici inglesi, Mia Threapleton, Lola Petticrew e Saskia Reeves. L’idea, e mi sembra più che giusta rispetto al film che abbiamo visto, è di farlo uscire tre giorni in sala e di passarlo subito dopo su Netflix.
shadows carlo lavagna
Del resto, sembra proprio costruito per Netflix, anche se Carlo Lavagna è un regista sofisticato con voglie decisamente autoriali, come dimostra soprattutto il suo primo film, “Arianna”, passato a Venezia un paio d’anni fa, dedicato alla difficile crescita di una ragazza dalla identità sessuale fluida.
Qui non abbiamo una ragazza, ma ben due, Alma e Alex, che vivono chiuse in un albergo, lo Starlight Hotel, completamente vuoto assieme a una mamma accudente, ma autoritaria. Siamo in un futuro distopico (ancora…), dove, dopo un disastro ambientale da post-Greta, puoi vivere solo di notte lontano dalla luce. Guai a farsi trovare sotto il sole, quindi. La madre delle due ragazze le tiene quindi chiuse in una stanza dell’albergo in mezzo ai boschi.
una scena di chiara ferragni unposted
Sarà lei a uscire per procurarsi cibo con la caccia. Ma loro vedono lockdown quasi totale, come una perdita di libertà e cercheranno di scappare. Il resto ve lo vedete. Ben scritto, ben girato, ben interpretato, è un piccolo thriller che troverà il suo pubblico su Netflix nei prossimi mesi. Nulla di più. Ma nulla di più pretendeva di essere. Anche in questo caso, Lavagna si muove nel genere, diciamo il postatomico, non cercando di trovare un linguaggio nuovo, ma di muoversi proprio nelle regole di un già visto e già facilmente leggibile. Un po’ compitino, ma funzionale.
shadows maledetta primavera 2 maledetta primavera 1