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    BEPPE MAROTTA VUOLE FARE IL MINISTRO DELLO SPORT (AVVISATE IL SUO GRANDE NEMICO CASSANO) – “DOPO L’INTER MAGARI UN RUOLO ISTITUZIONALE MI PIACEREBBE. E AL CALCIO SERVE UN MINISTRO DELLO SPORT” - "CERTE CIFRE NON POSSIAMO PIÙ SPENDERLE, LA SERIE A È ORMAI PERIFERICA". E POI LA SUPERLEGA, IL NO AL MONDIALE BIENNALE (“MA LA TUTELA DELLE SOCIETÀ DOV'È? SE TI DO UN GIOCATORE PER DUE MESI PERCHÉ DEVO PAGARLO IO?”), ZHANG, CONTE E DZEKO “CHE VALE LUKAKU” (SICURO?)


     
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    Daniele Dallera,Guido De Carolis per il "Corriere della Sera"

     

    beppe marotta beppe marotta

    Il futuro della serie A, dell'Inter, del calcio mondiale. Beppe Marotta è un cardinale del pallone. L'amministratore delegato nerazzurro ha vissuto, ed è sopravvissuto, a mondi e tempi diversi di un gioco cresciuto nel cortile di casa e diventato così grande da trasformarsi in un business globale. La crisi si sente, le istituzioni considerano il calcio un sottoprodotto, non un contribuente «che in 13 anni ha versato 14 miliardi in tasse».

     

    «C'è un freno politico verso lo sport che è un fenomeno di aggregazione, un deterrente sociale, migliora la salute dei cittadini. Lo sport d'élite ha risvolti eticamente impopolari, ma è il 13° comparto industriale del Paese, va attenzionato meglio».

     

    Che significa?

    «All'estero esistono i ministeri dello Sport. In Italia lo sport non è considerato rilevante nell'economia del Paese. Abbiamo un contesto legislativo obsoleto. Il Covid ha portato una perdita di 1,2 miliardi alla serie A. Al governo ci siamo rivolti non per un ristoro, ma per un differimento delle imposte. Il contribuente avrebbe visto inalterato il bilancio dello Stato che nel 2005 prese invece 450 milioni dal Credito Sportivo. A noi è negato qualsiasi aiuto».

    beppe marotta foto mezzelani gmt047 beppe marotta foto mezzelani gmt047

     

    Il calcio non si è aiutato, ha amministrato male. Non è ora dell'autocritica?

    «Il costo del lavoro è sproporzionato. I club vanno sempre alla ricerca di una maggiore competitività, del risultato, a discapito del rispetto di equilibri economici».

     

    Come si supera la crisi?

    «Un tempo i presidenti furono definiti "Ricchi scemi". Non ce ne sono più, il mecenatismo è morto. Servono proprietà competenti, stabilità e continuità. Anche a danno dei risultati sportivi».

     

    In Italia i mecenati non ci sono più, in Inghilterra sì.

    «Non rappresentano il modello ideale, è una situazione particolare non adottabile dal resto del sistema».

     

     Negli anni 90 la serie A era l'Eldorado, se siamo scivolati nel ranking mondiale non è colpa di chi ha gestito male?

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    «Il calcio italiano non è più appetibile e rispecchia la situazione del Paese a livello politico e imprenditoriale».

     

    Tre input per risollevarsi?

    «Valorizzazione delle proprie risorse, contenimento dei costi e incremento delle strutture. Non vince chi più spende, meglio far vivere il valore della competenza».

     

    La Lega serie A voleva i fondi di investimento. Perché avete bocciato l'idea, che poi altri (la Liga) hanno ripreso?

    «Non ho nessuna preclusione. Il problema non è economico, il bilancio si sistema con il calciomercato o l'aumento di capitale. Le società falliscono per mancanza di cassa. I fondi garantiscono liquidità, devi però negoziare le condizioni d'ingresso. La serie A ha venti proprietari, un condominio dove non si è mai d'accordo».

     

    La storia dei fondi si porta dietro la Superlega.

    «La Superlega è un grido d'allarme, di disperazione, di alcune società con un forte obiettivo competitivo. Va rivisto il modello organizzativo».

     

    Il progetto, in cui c'era anche l'Inter, ha spaventato tutti. È fallito perché vi siete mossi male? Qualcuno ha voluto esprimere una posizione dominante?

    marotta cassano marotta cassano

    «Nella forma potevamo agire meglio, ma il fine giustifica i mezzi. Covid e indebitamento affogano i club. La difficoltà è coniugare i concetti di business e meritocrazia».

     

    Il calcio come cambierà?

    «Il rischio d'impresa è dei club, se Fifa e Uefa vogliono rimodellare il calendario lo tengano presente. La Champions nel 2024 aumenterà di 100 partite. La Fifa vuole il Mondiale biennale: ma la tutela delle società dov' è? Se ti do un giocatore per due mesi perché devo pagarlo io?»

     

    Mondiale biennale, sì o no?

    «Sono contrario. Significa limitare le attività dei club e aumentare l'usura e il rischio di infortunio dei calciatori».

     

    Vanno rivisti i format dei campionati?

    PAOLO SCARONI E BEPPE MAROTTA PAOLO SCARONI E BEPPE MAROTTA

    «Si deve scendere a 18 squadre e non solo. Le leghe inferiori stanno in piedi grazie a un concetto mutualistico di assistenza. Per le leghe minori si potrebbe reintrodurre il semiprofessionismo».

     

    Pensa si possa trovare una soluzione?

    «Sono ottimista, ma manca l'attenzione dello Stato. In Europa negli ultimi 10 anni sono stati costruiti 153 nuovi stadi e investiti 19,8 miliardi. In Italia uno solo. Va reintrodotto il ministero dello Sport. Lo sport rappresenta un comparto industriale incredibile, un'eccellenza del Made in Italy. Il recovery plan porterà 235 miliardi, il calcio e lo sport devono avere una parte importante: serve un progetto nazionale per sostenerlo».

     

    Giusta la scelta della Lega di vendere i diritti a Dazn?

    «Le società devono ottimizzare la vendita, ma la tutela del prodotto è importante. Va garantita la diffusione e la bellezza dello spettacolo. Oggi il backstage è quasi più importante della partita. La serie A ha perso appeal, è un campionato di transizione, Lukaku docet. Il campione arriva e va via, prima restava».

    zhang CON marotta E antonello zhang CON marotta E antonello

     

    Lei è a.d. dell'Inter, è preoccupato per la situazione finanziaria del club?

    «La nostra condizione è alla pari degli altri club e stiamo pagando regolarmente gli stipendi, anche gli ultimi di settembre. La contrazione finanziaria è legata ai mancati introiti da Covid. Il nostro azionista in 5 anni ha messo 1 miliardo di euro, eticamente non è sostenibile».

     

    La famiglia Zhang cerca finanziamenti o acquirenti per l'Inter? Quali progetti?

    «Siamo usciti dal tunnel. C'è stabilità, la cassa dà tranquillità. Zhang ha passione. Il presidente ha ribadito più volte il proprio impegno a lungo termine nell'Inter».

     

    Avevate Lukaku e Hakimi e adesso giocano altrove.

    «Vendo Lukaku a 115 milioni e lo sostituisco con Dzeko a zero: sul campo non c'è questo divario. Lukaku è andato via per prendere il doppio, in Italia certe cifre non possono esistere. Nel 2000 la serie A fatturava più di tutti, in 20 anni siamo diventati periferici».

     

    L'Inter è da scudetto?

    BEPPE MAROTTA E STEVEN ZHANG BEPPE MAROTTA E STEVEN ZHANG

    «Sì. Non dobbiamo dispensare illusioni, ma l'ambizione è parte integrante del club. Dopo 8 giornate è presto per i bilanci, ce la giochiamo con tutti. L'obiettivo resta qualificarsi per la Champions».

     

    Dopo 8 giornate su cosa pensa di dover intervenire?

    «Inzaghi sta lavorando bene, gli va dato il tempo di conoscere il fenomeno Inter. Magari alcuni gol erano evitabili, lì dobbiamo migliorare».

    Se arrivano offerte per i migliori, che farà l'Inter?

    «La volontà del giocatore è determinante. Come manager non sono preoccupato del vendere, ma del comprare bene. Nessun club in Italia può garantire un grande stipendio a un calciatore».

     

    Voi dirigenti non avete dato troppo spazio ai procuratori?

    «Un'attività da regolamentare. Rappresentano una voce pesante: in Italia 138 milioni di commissioni la scorsa stagione. Inaccettabile».

    BEPPE MAROTTA CON STEVEN ZHANG BEPPE MAROTTA CON STEVEN ZHANG agnelli marotta agnelli marotta

     

     I rinnovi di Lautaro, Barella e Brozovic a che punto sono?

    «Per Barella e Lautaro si va verso una gratificazione e un prolungamento del contratto: siamo vicini. Brozovic invece è in scadenza, servirà un po' più tempo, ma ho fiducia».

     

    MALDINI MAROTTA MALDINI MAROTTA

    Come si potrà muovere l'Inter sul mercato?

    «Non sono consentiti investimenti rilevanti. Oggi Lukaku a 75 milioni non potrei comprarlo. Ma non ci possiamo accontentare, servono investimenti mirati e contenuti».

     

    La Champions è una maledizione. Si passa il girone?

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    «Ci sono club più esperti, ma la squadra si sta abituando a vincere e a giocare certe competizioni. Stiamo risalendo, prima non c'eravamo. L'obiettivo è passare il turno». Come vi siete lasciati con Conte?

    «Non abbiamo litigato. È un argomento delicato, dovrebbe esserci lui per discuterne tutti insieme».

    Il futuro di Marotta qual è?

    «Aspettiamo che torni Zhang, credo si possa continuare assieme. Dopo l'esperienza Inter cercherò qualcos' altro fuori dai club. A me piace la politica dello sport, magari un ruolo istituzionale mi piacerebbe». Forse ministro...

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