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    MELA BUCATA – UNA DONNA INGLESE DI 44 ANNI VINCE UNA LUNGA BATTAGLIA GIUDIZIARIA CONTRO LA APPLE CHE GLI NEGAVA L’ACCESSO ALL’IPHONE DELL’EX MARITO MORTO SUICIDA – SU QUEL CELLULARE L’UOMO CONSERVAVA MIGLIAIA DI VIDEO E FOTO CHE LEI NON VOLEVA ANDASSERO PERDUTI: “L’HO FATTO PER MIA FIGLIA, COSÌ AVRÀ DEI BEI RICORDI” - DOPO TRE ANNI UN GIUDICE ORDINA AL COLOSSO DI CUPERTINO DI...


     
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    Ferruccio Pinotti perwww.corriere.it”

     

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    Immagini preziose per la memoria di una bimba

    Ha lottato da sola, come una leonessa, contro un gigante della tecnologia mondiale per consentire alla sua bimba di avere dei ricordi del padre e con il padre, morto a soli 39 anni, quando la piccola ne aveva 6.

     

    È una storia d’amore e di coraggio quella di una signora inglese di 44 anni, Rachel Thompson, 44, di Chiswick, a ovest di Londra, che ha intrapreso una difficile lotta giudiziaria contro la Apple per far sì che sbloccasse il telefonino del marito Matt, che s’ è tolto la vita nel 2015 a soli 39 anni, dopo che si erano separati l’anno prima.

    rachel thompson il marito e la figlia rachel thompson il marito e la figlia

     

    L’uomo - raccontano il Times e il Daily Mail - aveva un’autentica passione nel ritrarre la figlioletta ed aveva raccolto 4.500 immagini e 900 video, tanto più preziosi perché la moglie, che usava (prevalentemente per lavoro) un Blackberry aveva poche immagini della loro bimba.

     

    Matt e la passione per la fotografia

    I due si erano conosciuti ai tempi dell’università quando Rachel aveva 19 anni e Matt 18. Un rapporto lungo, il fidanzamento e poi 10 anni di matrimonio, con la nascita della piccola Matilda nel 2009.

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    Sia Rachel che Matt lavoravano nel settore immobiliare, lui come agente e lei come consulente. Sono gli anni in cui Matt, papà legatissimo alla piccola Matilda e appassionato di fotografia, scatta moltissime immagini alla piccola; ma anche molti video. Riprende spesso anche il suocero.

     

    matt thompson e la figlia 3 matt thompson e la figlia 3

    Rachel, conoscendo la passione di Matt ,gli «delega» il compito di creare il «tesoro dei» ricordi della loro bimba. «Era un bravissimo fotografo, aveva una vera passione. Io avevo un Blackberry che usavo soprattutto per lavoro», ha ricordato Rachel durante una intervista televisiva.

     

    La battaglia legale con Apple

    Qualcosa però, nella famiglia inglese, lentamente si incrina. Nel 2014 la coppia si separa; ma non intraprende il percorso per il divorzio. Nel 2015, inaspettatamente, Matt si toglie la vita, a soli 39 anni. Rachel si ritrova con il cellulare dell’ex marito, che gli aveva detto la password ma che lei ha dimenticato. Si rivolge a un negozio della Apple, ma senza risultato.

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    Chiede allora aiuto direttamente al colosso di Cupertino, ma trova un muro: la loro policy non consente l’accesso ai dati di un congiunto venuto a mancare. Rachel si rivolge allora a un avvocato, Matt Himsworth, che ci riprova sentendosi rispondere: «Lo faremo solo se una Corte ci ordinerà di farlo». Rachel non molla, rafforzata nel suo intento dal fatto che il padre - del quale Matt aveva raccolto molte immagini - era venuto a mancare 18 mesi dopo l’ex marito.

     

    Ed anche quei ricordi contenuti nel cellulare erano preziosi per lei e per la bimba. Ne nasce una battaglia legale andata avanti tre anni, alla fine della quale un giudice della Central London County Court ha ordinato alla Apple di consentire alla signora Thompson l’accesso al cellulare dell’ex marito, che aveva scattato delle bellissime foto.

     

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    Una questione che riguarda tutti

    «L’ho fatto solo per mia figlia, volevo che avesse dei ricordi di suo padre, di suo nonno e della sua infanzia», ha raccontato Rachel alla trasmissione inglese “This morning”.

     

    Quando le è stato chiesto se non avesse temuto di trovare nel cellulare del marito qualcosa di spiacevole, ha risposto: «Quello era il rischio da correre, si può sempre trovare qualcosa di sgradevole. Ma era un rischio che valeva la pena correre». Il giudice Jan Luba, che ha emesso la sentenza relativa al caso di Rachel, ha chiesto pubblicamente una modifica delle leggi vigenti in materia e percorsi più semplici per risolvere questi casi in futuro.

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    Diversi esperti legali lo hanno sostenuto e hanno affermato che le società hanno il dovere di dare assistenza digitale alle famiglie in lutto. L’avvocato Himsworth ha dichiarato: «Prima le foto venivano conservate in album fotografici fisici ma ora sono tenute negli spazi virtuali. Bisogna affrontare questo problema poiché sempre più utenti utilizzano account e social media salvati su cloud. Dovrebbe esserci una procedura affinché gli eredi possano accedere ai dati contenuti in questi spazi virtuali».

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