Emanuele Lauria per la Repubblica - Estratti
matteo salvini giorgia meloni. antonio tajani
È la campagna elettorale delle bandiere politiche che rimangono a mezz’asta. Solo bozze di riforme, da discutere come mezzo di propaganda e poi fermare prima dell’approvazione, in questa asfissiante marcatura reciproca fra i partiti della maggioranza che precede le Europee. L’Autonomia cara alla Lega? Si bloccherà alla Camera, per tacito accordo, già scritto da settimane, la prossima settimana, con il rinvio del voto finale. Il premierato? C’è il sì in commissione, al Senato: ma la lettura dell’Aula (la prima delle quattro richieste da parte dei due rami del Parlamento) arriverà dopo il 9 giugno. E ora arriva la grande frenata della riforma della giustizia, nella parte che riguarda la separazione delle carriere: un totem di Forza Italia.
«La faremo ma non so dirvi la data», dice in sostanza il Guardasigilli Carlo Nordio, additando l’affollamento dei provvedimenti in lista d’attesa sia a Montecitorio che a Palazzo Chigi.
giorgia meloni antonio tajani in senato
Ma era stato lo stesso Nordio, durante un question alla Camera del 27 maggio, a predire «con quasi certezza» la presentazione della riforma «entro il mese di aprile o al massimo di maggio ». Adesso il ministro non è più in grado di fare una previsione. Il che dà corpo ai sospetti rilanciati prontamente da Italia Viva («FdI non vuole la separazione delle carriere», dice Davide Faraone) e Azione: secondo Enrico Costa «questa norma non vedrà mai la luce perché non ci sono le intenzioni e sicuramente mancano i tempi».
SALVINI CROSETTO TAJANI NORDIO - GIURAMENTO GOVERNO MELONI
Il calendario del governo, in effetti, è molto fitto: non c’è alcuna convocazione ufficiale, ma da qui al giorno delle Europee dovrebbero svolgersi solo due riunioni del Consiglio dei ministri, il 20 e il 29 maggio. E all’ordine del giorno dovrebbero esserci almeno sei importanti decreti. Il tema vero riguarda il clima politico che, proprio intorno alla giustizia, è divenuto molto caldo dopo gli arresti di Genova. Gli attacchi di Matteo Salvini e di altri ministri alla magistratura trasformerebbero in un ulteriore schiaffo il via libera a una riforma osteggiata dal’Anm. Meloni vuole incendiare ancora di più il dibattito?
giorgia meloni antonio tajani
In questo senso, i toni concilianti di Nordio, ieri a Palermo, sono apparsi un segnale di pace da parte dell’esecutivo. Ma Forza Italia, al momento, non sembra disposta a fare sconti: «La separazione delle carriere è un punto del programma del centrodestra. C’è un impegno a realizzarla, e Nordio risponde anche a noi – dice Paolo Barelli, capogruppo di FI alla Camera – Se c’è un rallentamento, se ne parla in Consiglio dei ministri».
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NORDIO A SORPRESA AMMICCA AI GIUDICI “SONO UNO DI VOI SÌ ALL’INDIPENDENZA"
L.MI per repubblica.it - Estratti
Carlo Nordio arriva a Palermo. E il muro altissimo della magistratura contro la separazione delle carriere trasforma il lupo in un agnello. Un Nordio così non s’era mai visto. Lui sta al gioco. «Mai e poi mai ho pensato di entrare in conflitto con voi perché ho portato la toga per oltre 40 anni».
ciriani crosetto salvini nordio tajani
È un altro Nordio quello che al congresso dell’Anm sotto Monte Pellegrino, con il castello Utveggio che splende dall’alto, mette da parte la spavalderia con cui di solito annuncia riforme draconiane. E quasi dice quello che i suoi ormai ex colleghi avrebbero voluto sentire da sempre. «Non siamo nel paese delle meraviglie, quello di Alice.
Ma i nostri programmi sono dettati dal corpo elettorale che con un voto democratico ha chiesto le riforme sulla giustizia». E qui la protesta serpeggia in sala. Lui spende il nome del presidente dell’Anm Giuseppe Santalucia: «Con lui siamo d’accordo sul dogma dell’indipendenza dei magistrati requirenti e giudicanti». Poi arriva perfino il giuramento: «Per me è un punto non negoziabile, nessuna dipendenza dal potere esecutivo».
CARLO NORDIO
Dice un pm che «il Mattarella di ieri deve avergli fatto effetto». Certo il Nordio di Palermo non è quello che a Palazzo Chigi aveva concordato con Meloni la separazione prima del voto. Oggi è tutto miele: «La mia presenza è un atto di rispetto e di omaggio al vostro lavoro». Applauso flebile. Un’altra promessa di peso: «L’ho già detto a Santalucia.
La prevalenza dei togati in qualsiasi Csm sarà assoluta, non ci piove, ne scrivo da 25 anni». E aggiunge perfino: «Nella mia idea originale, in un mondo ideale, il Csm sarà composto solo da giudici per assicurare al massimo l’autonomia della magistratura dal potere politico ».
antonio tajani carlo nordio
Incredibile, ma vero. Nordio resta 45 minuti. È stanco. Torna a Venezia. Lo scorta la fedele capo di gabinetto Giusi Bartolozzi, la “zarina”. Lascia il parterre alla segretaria del Pd Elly Schlein che non gliene perdona una. La separazione delle carriere? «Non incide sui veri problemi e rischia di essere l’anticamera della sottomissione dei pm al potere esecutivo e compromette l’obbligatorietà dell’azione penale cui non possiamo rinunciare». Sorteggio per il Csm? Test psicoattitudinali? «Solo un modo sottile e insidioso per incrinare la credibilità dei giudici».
antonio tajani carlo nordio
I magistrati si scatenano. Luca Poniz: «Nordio versus Nordio, cosa avrebbe detto Nordio magistrato a Nordio ministro?». Eugenio Albamonte ironizza su Nordio che ha portato a Palermo l’allarme sul Fentanyl e dice «sono angosciato da questa piaga…». «Non vogliamo essere trasformati in servi del potere » dice Ida Teresi di Napoli. Maria Rosaria Guglielmi agita lo spauracchio di Polonia, Ungheria, Romania, Bulgaria, dove i giudici sono schiacciati dalla politica. E Stefano Celli: «Noi i magistrati li abbiamo arrestati, ma la politica riesce a espellere quelli che sbagliano senza aspettare le nostre indagini?».
giorgia meloni antonio tajani
Arriva Matteo Renzi, una raffica contro il governo, anche se Iv vota tutte le loro leggi sulla giustizia.
GIORGIA MELONI E ANTONIO TAJANI
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