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    MEMORIE DI ADRIANO (PANATTA) “PERSI UNA FINALE A MONTECARLO CONTRO VILAS PER COLPA DI TOGNAZZI, PASSAI LA NOTTE A SOCCORRERLO MENTRE VOMITAVA’” - "FECI UNA FIGURACCIA CON MINA. MI TELEFONÒ E PENSAI A UNO SCHERZO, RISPOSI: “SÌ, E IO SONO LA VANONI…” – IL DOPPIO INSIEME A VILLAGGIO CONTRO PIETRANGELI-GASSMAN? “NON RICORDO CHI VINSE…” -L’INFORTUNIO DI BERRETTINI? UN INCONVENIENTE CHE CAPITA IN QUESTO TENNIS ESASPERATO - SINNER È IL FUTURO, MA…”


     
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    Leonardo Iannacci per "Libero quotidiano"

     

    PANATTA TOGNAZZI PANATTA TOGNAZZI

    I ruggenti Anni 70 di Adriano Panatta («71, prego, ma è un dettaglio», fa lui) lo colgono ancora fresco e gagliardo, frenetico e con il solito sguardo vispo sulla vita. Il ciuffo d'ordinanza - inconfondibile marchio di fabbrica - se lo si liscia con la mano, come faceva un tempo.

     

    Ma il passato non torna, e lui lo sa bene.

    «Me lo fa un favore? Parliamo di tutto ma basta con il 1976, la Coppa Davis, il Cile e il Roland Garros, ok?», chiede Adriano, l'eterno ragazzone che, tra diritti e rovesci («più i primi, per la verità...»), ha vissuto una vita piena, intensa e curiosa. «Hai ragione, sono un curiosone, mi piace informarmi su tutto. Sono uno che legge molto».

     

    Cento ne pensa e mille ne ha fatte questo ex numero 4 del mondo, nato al Circolo Parioli, divenuto celebre negli Anni 70 quando seminò ovunque il germe del tennis, sospeso tra grandi vittorie e flirt da dolce vita (Mita Medici, Loredana Bertè e altre...).

     

    PANATTA VILLAGGIO 5 PANATTA VILLAGGIO 5

    Oggi lo becchiamo a Treviso, negli uffici del circolo Racquet Club che porta il suo nome, mentre con il figlio Alessandro gestisce Blu, una società di promozione sportiva. Ma che ci fa un romano a Treviso? Si è (ri)sposato con Anna e vive la tranquillità della Marca, da trevigiano de' Roma. «O da romano de' Treviso», aggiunge.

     

    Panatta imprenditore com' è? Anche qui pochi rovesci?

    «L'idea di gestire un centro sportivo come questo mi ha reso felice. Dopo lo tsunami pandemico molti hanno mutato il proprio stile di vita e di fare sport. Il circolo è vita d'insieme. Qui ci sono 6 campi da tennis, 6 da padel, due palestre, una spa, una grande piscina e, ovviamente, un ristorante».

     

    Ti conosciamo come uno chef attento: voto a questo ristorante?

    «Alto. Ma un giorno ti faccio io un'amatriciana da premio Oscar».

    ADRIANO PANATTA AMATO LETTA RIVERA ADRIANO PANATTA AMATO LETTA RIVERA

     

    Le Finals di Torino senza Nadal e Federer: chi le vince?

    «Djokovic, è lui lo strafavorito. Ieri ha fatto secco Ruud».

     

    Con Berrettini la fortuna è stata cieca e la sfiga ci ha visto benissimo...

    «In questo tennis esasperato sono inconvenienti che capitano. Il corpo è sollecitato oltre misura e può risponderti anche così. In malo modo».

     

    Dopo tanti anni di dittatura del trio Federer-Nadal-Djokovic, è scattata finalmente l'ora della Next Gen?

    «Se non vince Nole, evento difficile, dico Medvedev o Tsitsipas. Ma non sono più bambini».

     

    E Alcaraz? E Sinner?

    ADRIANO PANATTA ADRIANO PANATTA

    «Sono il futuro prossimo del tennis. Devono studiare bene il copione».

     

    Federer, Nadal e Djokovic: 60 Slam in tre. Il tuo podio?

    «Domanda capziosa. Mi salvo dicendo che Roger è quello che gioca meglio a tennis». Perché Roger è, per tutti, il re?

    «Un aneddoto: anni fa siamo al ristorante, era il n.1 e gli mancava solo di vincere il Roland Garros. Diventa serio e mi fa con enorme umiltà: Adriano, non sai quanto mi piacerebbe aver vinto come te a Parigi. E io: Roger, facciamo cambio, basta che tu mi dai tre o quattro dei tuoi Wimbledon».

     

    Wimbledon stregato per te: nel 1979 vai fuori ai quarti contro Du Pré dopo un match incredibile.

    «Non avevamo detto di restare nel presente?».

    Quando si hanno 70 anni e oltre, di cosa non se ne può più?

    «Di giornalisti che ti chiedono della Coppa Davis in Cile o della beffa a Wimbledon nel 1979».

    PANATTA NASTASE PANATTA NASTASE

     

    Vogliamo rammentare che sei stato campione mondiale di off-shore mentre tutti ti ricordano come il più grande tennista italiano?

    «Sssst, ti sentisse Pietrangeli... Vero, ho gareggiato tanti anni in motonautica, ho vinto il mondiale classe Evolution nel 1991 e ho il record di velocità. Ma pochi lo ricordano».

     

    Una curiosità: Adriano Panatta ha mai fatto figuracce nella sua vita esemplare?

    «Una epocale con Mina. Erano tempi in cui mi squillava sempre il cellulare. Un giorno, a Forte dei Marmi, l'ennesimo esasperante trillo: ciao Adriano, sono Mina. E io: sì, e io sono Ornella Vanoni... Le chiusi il telefono in faccia».

     

    PANATTA GALEAZZI PANATTA GALEAZZI

    Ci racconti di quel meraviglioso doppio Panatta-Villaggio contro Pietrangeli-Gassman? «Vittorio voleva vincere a tutti i costi, era un agonista pazzesco, un ex azzurro di basket. Di Paolo amavo il lato comico, grottesco e cinico. Però non ricordo chi vinse quel doppio».

     

    Vero che Tognazzi ti fece sfumare un torneo?

    «Ugo e Villaggio mi telefonarono prima di un match decisivo a Montecarlo: Adriano, ceniamo insieme alle 20 così vai a letto presto. Arrivarono a mezzanotte! Mangiammo all'una, poi ho passato la notte a soccorrere Ugo che vomitava nelle aiuole del Casinò. Il giorno dopo Vilas mi ha massacrato».

    ADRIANO PANATTA ADRIANO PANATTA

     

    Il tuo amico Borg ha rovinato per davvero il tennis?

    «Glielo dicevo per farlo arrabbiare. Lui controbatteva: tu, Adriano, dovresti sfruttare meglio il tuo gioco... E io: scherzi? Per diventare uno come te?».

     

    adriano panatta adriano panatta

    Come si può far rifiorire la poesia nel tennis? Il metodo "pof... pof" che hai decantato in quel celebre cameo?

    «Oggi è impossibile. Tutto cambiato. E poi il metodo pof è una filosofia esistenziale. Ma tu non puoi capi'...».

     

    Ultima pallina: il giorno che vinse il Nobel, Albert Camus disse: "Ho il Nobel ma anche una strana sensazione di malinconia...". Vero che l'hai provata anche tu, dopo il trionfo al Roland Garros 1976?

    «È così. La felicità evapora in un attimo. E la vita è adesso».

    Game, set, match.

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