Flavio Atzori per “il Messaggero”
MICHEL FABRIZIO
Il sole basso velato sul circuito di Jerez de la Frontera. Suona la campana alle 10.15 sulla linea del traguardo. Uno sguardo al cielo prima di continuare a vivere, che in questo mondo significa correre.
Il paddock del mondiale Superbike si stringe intorno alla famiglia Vinales che, nella riunione di ieri indetta da Dorna e team, ha dato il benestare a correre in memoria del giovanissimo Dean Berta Vinales. Che sui social viene ricordato anche dal cugino Maverick: «Sei il nostro mostriciattolo e sarai sempre con noi».
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Suona la campana, si sciolgono le righe, è tempo di raccogliersi e partire, ma non per tutti. Michel Fabrizio è un veterano della categoria. Dopo oltre un lustro, era tornato entusiasta quest' anno in pista, con la maturità dei suoi 37 anni.
Eppure, da padre di tre giovani figli, il romano ha detto basta, denunciando quello che sarà - di nuovo - il suo ex mondo. «Mi rifiuterò di correre per rispetto della vita umana. E mi ritiro».
Dean Berta Vinales
Inizia così un lunghissimo post, un lungo sfogo del romano su Facebook. «È il momento di dire basta. Ho assistito alla perdita di un pilota di soli 15 anni».
Nelle parole di Michel si avverte tutto lo stordimento di una tragedia che si affaccia prepotentemente nella solitudine della notte, e che propone riflessioni che, condivisibili o meno, meritano attenzione e rispetto «Gare così ne ho viste tante in questa categoria, e ogni volta che ne finiva una, si tirava un sospiro di sollievo perché era andata bene. Sono sdraiato da più di 5 ore sul letto del mio hotel a guardare il soffitto, ripensando ai momenti belli che questo sport mi ha regalato.
MICHEL FABRIZIO
Ma rientrando dopo 6 anni ho visto questo mondo cambiato. Ho visto un'indifferenza da parte della Federazione Internazionale: schierare 42 bambini nella Yamaha cup (fortunatamente è filato tutto liscio, nel 2021) e altri 42 nel Mondiale 300».
LA DENUNCIA
«Troppi, troppi piloti con poca o addirittura pochissima esperienza, e questo non succede solo nel mondiale, ma anche in campionati nazionali, dove per fare cassa si prende tutto, fino all'ultimo posto disponibile».
Michel è un fiume in piena e cita anche Marquez: «Marc è diventato un punto di riferimento: questi giovani emulano le sue gesta, facendo sorpassi troppo a limite, appoggiandosi al proprio avversario rischiando ogni centimetro».
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Chi vede una critica nei confronti di Marquez sbaglia però. Michel punta il dito su chi deve gestire i bollori di chi vuole emulare il proprio idolo. E non a caso la conseguenza è evidente: «Mi ritiro per mandare un messaggio forte di protesta! Affinché le regole cambino per la salvaguardia delle vite umane. La FIM non svolge un ruolo di salvaguardia verso la vita ma predilige il business. Ad oggi nella F1 ci sono meno morti, invece nel motociclismo c'è un'ecatombe».
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Suona la campana a Jerez. Michel è fermo ai box come Isaac Vinales. Per tutti gli altri è tempo di tornare a correre. Giusto o sbagliato che sia.
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