GALANTINO RENZI
Francesco Grignetti per “la Stampa”
Aiutiamoli a casa loro? Il discorso di Matteo Renzi spacca anche la Chiesa di Francesco.
Da una parte c' è monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Comunità episcopale italiana, che gli allunga una legnata: «Se non si dice come e quando e con quali risorse precise, rischia di non bastare e di essere un modo per scrollarsi di dosso le responsabilità».
E la critica del monsignore arriva anche più in alto, ai Macron e Merkel che insistono nel distinguere i profughi dai migranti economici: «È come fare la distinzione se uno preferisce morire impiccato o alla sedia elettrica». La Cei ha appena lanciato la campagna Liberi di partire/Liberi di restare.
NUNZIO GALANTINO 3
A stretto giro, però, arriva una replica dal Segretario di Stato della Santa Sede, il cardinale Pietro Parolin: «Io credo che sia un discorso valido, nel senso che dobbiamo aiutare veramente questi Paesi nello sviluppo, in modo tale che la migrazione non sia più una realtà forzata, per costrizione perché non si trovano nel proprio Paese le possibilità di vivere e di crescere».
RENZI E I MIGRANTI
Parolin non sembra entusiasta neppure della legge in discussione sullo ius soli. «Il principio della cittadinanza va bene, ma ci sono delle condizione da rispettare e a cui fare riferimento». Epperò anche il cardinale richiama l' Europa ai suoi doveri: «Evidentemente questo fenomeno, che è un fenomeno molto urgente, deve poter trovare una soluzione condivisa».
Chi deve fronteggiare le conseguenze pratiche di tanti arrivi, ossia il ministro dell' Interno Marco Minniti, intanto ieri era a Tripoli ad incontrare il governo e diversi sindaci. «È importante - ha detto loro Minniti - che si lavori assieme, noi e voi, per liberarci dal flagello dei trafficanti di esseri umani».
ballottaggi antonio decaro bari
Accompagnato dal presidente dell'Associazione nazionale comuni italiani, Antonio Decaro, il ministro ha ascoltato pazientemente le richieste dei sindaci libici. Un lunghissimo elenco di progetti che dovrebbero servire a modernizzare le loro città e a mettere in moto un' economia alternativa a quella degli scafisti. Si va dalla depurazione per risanare tratti di costa e puntare sul turismo interno, ai servizi per giovani o anziani, alla sanità, alle infrastrutture, alla sicurezza locale, alle nuove tecnologie. Nemmeno i sindaci libici, peraltro, vogliono migranti africani in casa, e chiedono aiuto per spedirli indietro. No anche a creare nuovi centri di accoglienza.
minniti
Alcune richieste hanno molto turbato Decaro: «Chiedono - racconta - celle frigorifere per gli obitori. Quel flusso di migranti che noi siamo abituati a vedere in termini di persone che sbarcano, loro lo subiscono come cadaveri che galleggiano». L' Anci si impegnerà per un gemellaggio tra 13 cittadine libiche e altrettanti comuni italiani. Il primo a dare la sua disponibilità è stato il sindaco di Milano, Beppe Sala.
Minniti è sembrato molto soddisfatto. «È importante - ha spiegato nel suo discorso finale - che voi possiate trasmettere al mondo e al mio Paese l' idea che da qui arrivino progetti di sviluppo e non scafisti. Ma voi dovete anche far capire alla vostra cittadinanza che "quelle presenze" sono un problema in quanto frenano lo sviluppo».
Anche a livello di governo libico si vuole dare il segnale di un progressivo controllo del territorio. Il 24 luglio, a Tunisi, in una riunione internazionale, si parlerà molto di una Guardia di Frontiera che dovrebbe assorbire i miliziani del Fezzan. Serraj ha anche ringraziato l' Italia per l' invio di una nave della Guardia di Finanza: avrà a bordo i tecnici che garantiranno la manutenzione delle motovedette che abbiamo donato alla Guardia costiera.