Dagonota
Matteo Renzi è preoccupato per l'aumento di capitale del Monte Paschi. Molto preoccupato. Sa che al successo dell'operazione, quasi come il referendum, è legato il suo futuro politico. Tant'è che nei giorni scorsi ha voluto rivedere Claudio Costamagna insieme a Vittorio Grilli.
MPS RENZI PADOAN
Per tranquillizzarlo, il presidente di Cassa depositi e Prestiti ha garantito al Ducetto di Rignano che sta "lavorando alacremente" per trovare una soluzione alla ricapitalizzazione di Siena. Lo stesso ha fatto il rappresentante della Jp Morgan.
FABIO GALLIA CLAUDIO COSTAMAGNA
Come se riferissero ad un amministratore delegato, i due banchieri hanno anche illustrato la possibilità di coinvolgere nell'operazione anche il Fondo qatarino di Qia. Di fronte all'ipotesi, Renzi ha frenato. Ma come? - avrebbe obbiettato - ci andiamo a mettere in mano di un fondo sunnita, quasi waabita, chiacchierato di finanziare l'Isis?
Di fronte ad una simile bocciatura, Costamagna avrebbe ripiegato sul Piano Passera. "Sai Matteo, Corrado porta i fondi americani. Non credo sia il caso di disdegnare quel progetto". Passera, però, vuole il posto di Viola. E di fronte a questa ipotesi, Matteuccio non si sarebbe mostrato preoccupato di far tornare l'attuale ad allo sportello.
corrado passera (2)
Così, sarebbe stato concordato di avviare un riavvicinamento con Passera. Quantomeno tentare un coinvolgimento. E non a caso, in un'intervista alla Cnn proprio Costamagna s'è messo a parlare di fondi americani per il Montepaschi.
Questi continui cambi di strategia faranno slittare l'aumento di capitale di Mps oltre la data del referendum. Mentre la ricapitalizzazione di Unicredit arriverà in piena campagna elettorale referendaria. Sarebbe stato fissato per metà novembre, infatti, il consiglio di amministrazione che dovrà definire l'operazione.
2. TUTTI AL CAPEZZALE DI MPS
Camilla Conti per “il Giornale”
A quello che si prospetta come il salvataggio più imponente del sistema bancario italiano - ovvero il riassetto del Monte dei Paschi - sta lavorando un vero esercito di consulenti, banchieri d' affari, funzionari europei ed ex gran commis.
philippe donnet
Arruolate sul campo sono innanzitutto le otto banche del consorzio di garanzia all' aumento di capitale capitanato dal tandem Jp Morgan-Mediobanca. In Piazzetta Cuccia è all' opera il capo del team di Financial Institutions, Francesco Canzonieri. Per Jp Morgan al dossier del cosiddetto liability management - ovvero la revisione della gestione delle passività - starebbero lavorando in prima linea, Andrea Colombo, Guido Nola e Alberto Barbarisi, mentre sullo sfondo si muove l' ex ministro Vittorio Grilli oggi capo della divisione Corporate and Investment Banking per Europa, Medio Oriente e Africa del colosso Usa.
Lo stesso colosso che nel 2008 fece da garante alla Fondazione Mps che aveva investito 490 milioni nel prestito obbligazionario convertibile (il famoso «Fresh 2008» da 960 milioni) studiato per finanziare l' operazione Antonveneta. Jp Morgan alla fine ereditò anche una piccola quota del Monte (senza diritti di voto) poi azzerata nel 2014. E chi era direttore generale del Tesoro al tempo del blitz su Antonveneta? Lo stesso Grilli.
VITTORIO GRILLI jpeg
Nell' angolo, invece, si agita l' ex numero uno di Intesa Corrado Passera che nei giorni scorsi sulla terrazza di villa d' Este a Cernobbio ha ribadito la validità del suo piano alternativo alla ricapitalizzazione presentato in zona Cesarini e per questo non preso in considerazione dal cda senese. Al suo fianco si era schierata la svizzera Ubs, advisor da anni di Mps, e in particolare il top manager Andrea Orcel.
Quando ancora era in Merrill Lynch, Orcel fece da regista allo spezzatino di Abn Amro che consegnò la banca padovana al Banco Santander e poi nel 2007 al Monte di cui infatti Merrill diventò advisor subito dopo l' annuncio del blitz. Corsi e ricorsi della storia senese.
Andrea Orcel
Poi ci sono i rappresentanti delle strutture politico-amministrative come Gert Jan Koopman e Alessandro Rivera. Il primo, vicedirettore generale per gli aiuti di Stato alla Commissione Ue (è colui che insieme a Margrethe Vestager ha deciso la maxi multa alla Apple), l' altro dirigente generale del Tesoro per le banche. Su entrambi pesa il problema di trovare una strada perché il governo italiano versi alcuni miliardi nel Montepaschi, limitando per quanto possibile i costi politici e finanziari dell' operazione.
Se l' esercito salva-Monte è affollatissimo, si registra qualche uscita dai ranghi senesi: secondo fonti finanziarie, il Monte vorrebbe sostituire il direttore finanziario Arturo Betunio chiamando al suo posto un manager più a contatto con mercato e investitori. A lasciare Rocca Salimbeni è stato, intanto, ad agosto il direttore del retail banking e distribuzione Marco Bragadin che dal 1 ottobre prenderà il timone di Ing Bank Italia. E forse gli addii non sono ancora finiti. Nelle contrade si scommette su un imminente cambio anche alla direzione risorse umane attualmente in mano a Ilaria Dalla Riva.