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    NEPPURE LA MORTE FERMA LA FOGNA D’ODIO DEI SOCIAL - INSULTI A NADIA TOFFA, A SMASCHERARLI È L'AGENZIA FUNEBRE TAFFO: “QUALCUNO HA UTILIZZATO IL NOSTRO NOME PER PUBBLICARE POST MESCHINI SULLA CONDUTTRICE” – DALLA GINNASTICA ARTISTICA ALLE INCHIESTE TV, RITRATTONE DELLA 'IENA' TRA IL CASO ARGENTO, INCIAMPI STRACULT E LA MALATTIA CONDIVISA FINO ALL’ULTIMO SUI SOCIAL - VIDEO


     
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    Veronica Cursi per www.ilmessaggero.it

     

    NADIA TOFFA NADIA TOFFA

    Neppure la morte ferma l'odio social. Nadia Toffa se ne è andata alle 7.39 a Brescia dopo aver lottato contro un tumore e appena qualche ora dopo, su Facebook, compaiono insulti alla sua memoria. La conduttrice delle Iene in vita era stata spesso vittima degli haters che la rimproveravano di spettacolarizzare la sua malattia: il male, come lo chiamava lei, non era l'unico mostro contro cui dover combattere. E adesso che non c'è più gli haters continuano a imbrattare il web.

     

     

    A smascherarli stavolta è l'agenzia funebre Taffo, celebre per le sue campagne dissacranti. «Qualcuno ha utilizzato il nostro nome per pubblicare post meschini sulla morte di Nadia Toffa - scrivono sul loro profilo  Facebook - Non è opera nostra, seguiranno denunce». Poi compare il viso sorridente di Nadia, e quella frase da far rabbrividire: «Vendo protesi odontoiatrica in ceramica causa cessata attività, no perditempo. Citofonare Taffo». La Taffo pubblica screenshot con nomi e cognomi. C'è anche l'immagine di Nadia e la scritta. «Benvenuta in famiglia. Nadia Taffo».

     

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    I post vengono condivisi e ricondivisi in alcuni gruppi, alcuni commentano scherzandoci su, ma  fortunatamente è maggiore lo sdegno: «E' una vergogna», «Questo odio deve finire».

     

     

     

    Tempo fa la Toffa venne attaccata per aver definito il cancro «un dono», tanto che la stessa conduttrice aveva dovuto poi spiegare: «Intendevo dire che la malattia può essere un'opportunità per diventare più forte, senza farsi condizionare come ho fatto io. E se ce l'ho fatta io, possono riuscirci tutti». Qualcuno non contento aveva commentato: «Tanto finirà presto all'obitorio» suscitando la sua risposta: «Io non gli auguro un cancro perché so cosa vuol dire e amo la vita di tutti. Se Dio l'ha messo al mondo, forse qualcosa di buono dovrà fare: siamo in attesa, illuminaci presto». 

     

    il ricordo social di nadia toffa 8 il ricordo social di nadia toffa 8

    Il suo modo di affrontare la malattia, le foto mentre faceva la chemio sul letto d'ospedale, il ritorno alla conduzione delle Iene, dove si era presentata sempre con il sorriso sfoggiando parrucche colorate,  dava fastidio a qualcuno. E soprattutto faceva paura. Perché Nadia, come ricordano amici e colleghi, era una guerriera e non mollava mai. E i guerrieri, si sa, sono difficili da sconfiggere.

     

     

    ADDIO NADIA, NATA PER DIVIDERE FRA TV D'ASSALTO E IL TUMORE CONDIVISO FINO ALL'ULTIMO SUI SOCIAL

     

    Cristiano Sanna per https://spettacoli.tiscali.it

     

    La odiavano. Perché era vitale fino all'ultimo, con la malattia che avanzava e l'attendeva alla sfida più difficile. La amavano per lo stesso motivo. La ammiravano perché come inviata delle Iene si lanciava, telecamere in resta, a pretendere spiegazioni e trovare dettagli in storie controverse e avendo di fronte personaggi tutt'altro che ben disposti. La detestavano per lo stesso motivo. Nadia Toffa se n'è andata a 40 anni facendo della sua vita uno show, uno spettacolo in cui la regia non esitava su niente. C'era tutto: il lavoro, la passione, il tumore al cervello, le chemio, la voglia di gridare la bellezza della vita e di esorcizzare la paura del cancro esponendolo sui social, in Rete, nelle ultime interviste. Fa paura, la sofferenza. Ed è una tremenda seccatura morire. La Iena se n'è andata, da oltre un mese non scriveva nulla e questo silenzio aveva allarmato chi ne aveva seguito la vicenda fino all'ultimo. Si temeva il peggio, il peggio è arrivato.

    NADIA TOFFA NADIA TOFFA

     

     

    Dalla ginnastica artistica alle inchieste tv

    E' uno strano mondo quello dei social. Allergico alle mezze misure. O ti esaltano o ti distruggono, e le due cose spesso sono fuse in una. Nadia Toffa e il suo racconto social della lotta al tumore avevano esaltato molti e irritato molti altri. Questa onnipresenza, questa voglia di non nascondersi e non tacere, veniva presa per invadenza ed egocentrismo.

     

    Peggio che mai quel post in cui diceva di aver lasciato quel compagno che si era dimostrato distratto rispetto alla sua sofferenza, che mai si era ricordato di accompagnarla ad una chemio. Davvero si possono spicciare in una serie di post questioni così importanti, piene di sfumature, e in cui sono coinvolte altre persone? Davvero si fa sempre ricerca della verità spianando le telecamere in faccia ai "sospettati", generando giudizi popolari che spesso hanno un peso più importante delle sentenze che arriveranno, se arriveranno? Queste domande, se fai la Iena di professione, sai che ti seguiranno sempre.

     

    NADIA TOFFA CON MARCO NON IL FIDANZATO MA AMICO E COLLEGA NADIA TOFFA CON MARCO NON IL FIDANZATO MA AMICO E COLLEGA

    Un esempio per tutti: molti rimasero interdetti di fronte allo spettacolo della Toffa che stava addosso, videoperatore al seguito, a Michele Placido già indicato come abusatore sessuale di minorenni dopo le denunce di Asia Argento. Placido, che incontrando il suo pubblico fuori da un teatro, veniva sorpreso da Nadia Toffa e relative telecamere, continuava a dire di non aver niente da dichiarare sulla faccenda e che quelle domande venivano fatte nel momento e nella sede sbagliata. Dovette intervenire la stessa Argento a scrivere che certi giudizi spicci e insulti all'indirizzo del regista e attore sarebbero stati responsabilità dei singoli autori, che lei non aveva fatto alcun nome preciso.

     

    Contraddizioni ed entusiasmi. C'è chi li vive con coraggio e senza paura di esporsi. Come quando Nadia, appena ragazzina, si allenava nella palestra di ginnastica artistica di Enrico Casella, la stessa da cui è venuta fuori un'atleta d'eccellenza come Vanessa Ferrari. Spericolata fino al punto di essere costretta a portare il gesso, Nadia, che per provare quell'esperienza a sei anni si era lanciata per le scale con i pattini, come lei stessa raccontò.

     

    La carriera e gli inciampi di una Iena

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    Nata a Brescia, laurea in Lettere, Nadia Toffa cominciava con il giornalismo e la televisione a Telesanterno e poi Retebrescia. Dal 2009 ecco la giacca scura de Le Iene. Le sue inchieste riguardano lo smaltimento illegale dei rifiuti, il gioco d'azzardo e le relative dipendenze, le terre avvelenate fra la Campania e la Puglia, le truffe compiute da alcune farmacie ai danni della Sanità, il caso Asia Argento. Dal 2016 la conduzione de Le Iene, fra grandi slanci e qualche inciampo. Come quando sostenne che nel laboratorio del Gran Sasso si teneva un esperimento nucleare pericoloso e tenuto segreto.

     

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    Quel servizio venne smentito da altre fonti e dagli accademici. E l'esperimento con il Short distance neutrino Oscillations with boreXino (Sox) venne poi interrotto ma per problemi tecnici. Nadia Toffa, la ragazzina che in tv ci andava "senza pelle", incapace di filtri e mezze misure, perché lei era fatta così, come disse al Corriere della Sera, a ben leggere e capire aveva due missioni: far sentire meno sole le persone colpite come lei da tumore (nel suo caso al cervello, manifestatosi con un primo malore il 2 dicembre 2017 mentre era a lavoro con le Iene).

     

    E sostenere quel tipo di televisione che, nelle sue parole, "ascolta e rispetta il sentire comune, quello della gente". Costi quel che costi. Perfino che poi a quella gente bastino i processi consumati sui media o che quella stessa gente arrivi senza vergogna a condannare a morte te per esserti mostrata col sorriso e i segni della chemio addosso, senza pietismi. Fino all'ultimo.

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