Ilaria Sacchettoni per il Corriere della Sera
Con il suo preistorico Nokia, nemmeno parente degli iPhone di ultima generazione, non potrebbe chattare anche volendo, dice.
TASSO LICEO
Maurizio Gracceva, docente di storia e filosofia, pittore, autore di saggi («La trance gelida» sul nichilismo, edizione Mimesis) è il professore sotto accusa per molestie al liceo Tasso. Messaggi hot inviati con insistenza alle sue allieve: quattro di loro lo hanno denunciato. Lunedì sarà regolarmente a lezione, allontanato dalla sezione in cui è esploso il caso, ma ancora in servizio in altre classi. Elemento, questo, di gran confusione fra gli studenti che adesso vorrebbero voltare pagina.
«L' intera vicenda è un grande equivoco», assicura lui.
Iscritto sul registro degli indagati a ottobre scorso, sarà ascoltato dal pm Francesca Passaniti il prossimo 12 gennaio. Dice di sentirsi «tranquillo» e di avere «fiducia» nella magistratura. «Quei messaggi - assicura - sono stati fraintesi. Erotismo? Io parlo così con tutti, ragazze e ragazzi, insegno da 30 anni, prima ero all' Augusto (altro liceo classico di Roma, ndr ) e tra sei mesi vado in pensione». Nessuna avance, «figurarsi ricatti sessuali» dice. Soprattutto niente chat: «Ho un vecchissimo cellulare con il display. Lo mostrerò ai pm» anticipa.
Il suo difensore, l' avvocato Antonio Carmelo Pirrone, si sforza di minimizzare: «Il mio cliente ha solo stabilito un rapporto aperto e confidenziale con le proprie classi. La sua materia, la filosofia, invita a interrogarsi: forse è sembrato naturale rappresentare i propri problemi al loro insegnante. Le ragazze si sono confidate e lui è stato in ascolto, tutto qui». Dipenderebbe insomma da come si declina l' insegnamento della filosofia. Ma allora, viene da domandarsi, perché mai questa pioggia di querele? Quattro liceali (due minorenni) hanno presentato un esposto in procura. E questo il prof non sa proprio spiegarselo.
messaggi hot sui cellulari
Tutto, riepiloga Gracceva, è stato improvviso e inatteso: «Ho saputo per la prima volta che c' erano dei problemi i primi giorni di ottobre, il preside ha firmato un decreto che mi toglieva una classe quinta. Il provvedimento non faceva però riferimento alle molestie, parlava solo di riorganizzazione interna. Io ho 18 ore di insegnamento in tutto, 6 a cattedra, 3 classi, due quinte e una terza, mi hanno tolto la quinta, in quelle ore il preside mi ha destinato alla biblioteca». E in famiglia come è stata vissuta la cosa? «Nessuna tragedia. La moglie, preside di un' altra scuola, non giudica né accusa, almeno non pubblicamente», assicura l' avvocato. In casa chissà.
A scuola, invece, i ragazzi sono a disagio. Il prof, dicono, «si è collocato fuori dal suo ruolo, abusando dell' autorità per proporsi alle sue stesse allieve. I messaggi, risaputi, erano decisamente hard , le telefonate pare altrettanto».
Terribile contrappasso per un docente essere tradito dalle proprie parole. Ma il punto è che in quei messaggi, secondo i magistrati, si sono spesi sostantivi assai evocativi e aggettivi porno. «Produrremo il contenuto delle risposte - replica Pirrone - che provano una cosa sola: l' esistenza di un rapporto reciproco fra il mio cliente e le sue studentesse». Ma si tratta di minorenni.
«Nulla di morboso - insiste il legale -. Il professore non è una persona che alza muri e barriere con i suoi allievi. Forse l' unica cosa che può rimproverarsi è un po' di imprudenza. Ma non c' è stato nessun ricatto sessuale. Messaggi e telefonate reciproche sono andate avanti per molto tempo, ma senza pressione» dice il legale. Il fatto che Gracceva abbia spedito messaggi espliciti «deporrebbe a suo favore», assicura, «perché nessuno, se non una persona in buona fede, sarebbe così folle da lasciare traccia delle proprie avance». A difesa del professore, aggiunge Pirrone, «c' è anche un lungo stato di impeccabile servizio che, a giugno, si concluderà».
messaggi hot sui cellulari
Intanto c' è chi invoca il «codice deontologico»: «Sarebbe il caso, per gli adulti che operano o si rapportano con le scuole come presidi, docenti, impiegati e genitori, come avviene già in diversi Paesi europei» dice il presidente dell' Associazione nazionale presidi Mario Rusconi.
(ha collaborato Erica Dellapasqua)