zingaretti
DAGOREPORT
Non ha vinto il Pd di Zinga, ma i governatori (Emiliano e De Luca), tranne in Toscana dove ha vinto soprattutto la paura di avere in casa Salvini. Emiliano deve poi ringraziare per questa rimonta finale soprattutto il sindaco di Bari, Antonio Decaro, che si è speso moltissimo perché sarà lui il successore designato come governatore della Puglia.
Al Nazareno ne sono ben consapevoli i dirigenti di lungo corso che faranno pesare a Zingaretti il risultato. Non nel brevissimo termine, ma nel momento in cui il segretario andrà a trattare con Conte le successive fasi del governo.
All’interno del PD c’è un malumore crescente che non sarà sanato da questo risultato elettorale. Un’insofferenza che riguarda:
1.come Zingaretti porterà avanti il discorso del Mes
2.come Zingaretti porterà avanti il discorso del Recovery Fund
3.soprattutto come Zingaretti porterà avanti la trattativa sulla riforma elettorale.
zingaretti conte
Oggi Zinga viene accusato di soggiogato da Goffredo Bettini e di essere supino a Conte. E l’avvocato di Padre Pio (tutto) è ovviamente ben felice che ci sia una segreteria che gli permetta di fare ciò che vuole.
Invece all’interno del partito vogliono qualcuno che ridimensioni il premier per caso e faccia contare di più i due partiti dell’alleanza. Anche Di Maio vorrebbe un cambio al Nazareno, perché più va avanti questo dialogo Zingaretti-Bettini-Conte e più Luigino viene tagliato fuori dalle decisioni e nomine e si indebolisce nel Movimento. Quindi sia nel PD sia nei 5stelle c’è l’idea di avere un’alleanza organica, non con questa segreteria, con Zinga succube del volpino di Palazzo Chigi ma con un nuovo segretario che rompa questo asse.
conte casalino
Il pensiero della triade Giuseppi-Casalino-Travaglio, che ha ovviamente accolto bagnandosi la mutanda il risultato del suo maggior alleato, è quello di auto-blindarsi ripetendo come un karma in ogni intervista “nessun rimpasto”.
Conte ha subito rassicurato Zingaretti che dirà sì al Mes., da una parte. Dall’altra, i Franceschini, gli ex renziani (Guerini, Marcucci), sindaci e governatori (Gori, Nardella, Bonaccini) dicono che non è ora il momento del cambiamento. Ripetono a tutti di stare calmi e di aspettare un passo falso di Zinga, un segno di debolezza del “saponetta” nei confronti di Conte.
conte di maio franceschini
Tornando ai tre punti, Conte ha promesso a Zingaretti che dirà di sì al Mes e sarà lui a dire al parlamento di votare a favore. Per quanto riguarda la riforma elettorale, si vuole tirare fuori. Ma ci sono due scogli scivolosi: il primo è la soglia di sbarramento, il secondo sono le liste (quanti saranno scelti in base alle preferenze e quanti scelti dai partiti).
luigi di maio dario franceschini
Sul primo punto, Renzi, Calenda & company vogliono abbassare la soglia sotto il 5%. Il Pd invece vuole mantenerla per costringere i (pochi) elettori di Matteuccio a votare dem.
Sul Recovery Fund, l’affare s’ingrossa perché Conte si è messo d’accordo con Zingaretti per dare ampia mano libera al ministro del Mef Roberto Gualtieri: ipotesi che ovviamente farà incazzare la minoranza del PD, Italia Viva, Leu e soprattutto Di Maio che non vuole essere assolutamente tagliato fuori dalla spartizione dei 209 miliardi UE.
QUIRINALE REPARTO MATERNITA' BY MACONDO
Per rompere le uova nel paniere di Zinga-Conte, Di Maio negli ultimi giorni si è dichiarato favorevole a inserire stabilmente nelle decisioni governative anche Italia Viva (Renzi ormai è irrilevante). Ma Zinga non sopporta il bulletto toscano, Franceschini è meno drastico grazie al rapporto stretto che il suo segretario generale dei Beni Culturali, Salvo Nastasi, ha intrecciato con Renzi. Anche il vicesegretario Andrea Orlando storce il nasino all’idea di aver a che fare con la boria del leader di Italia Vivacchia. Mentre Marcucci, Nardella e Gori spingono per far tornare Matteuccio nel PD.