Alberto Infelise per la Stampa
STUDIO SKY TG 24
Un 'astronave. O meglio, la plancia di comando di un' enorme astronave. Fuori però non c' è lo spazio interstellare, almeno non così vicino. Fuori c' è Rogoredo, Milano, 2017, quasi 2018. Dentro, trecento metri quadri grigio metallico, enormi pareti di schermi multimediali, una scrivania grigio metallizzata per il conduttore. Le telecamere si muovono, silenziose, felpate. È un salto nel futuro il nuovo studio di Sky Tg 24 che lunedì mattina alle 6 andrà in onda tutto rinnovato.
Andrea Scrosati, 45 anni, Executive Vice President Programming di Sky Italia (significa che è il capo, il responsabile di tutti i contenuti non sportivi di Sky), alla vigilia del debutto del nuovo Tg ha l' aria di chi non sta contando le ore, nemmeno i minuti. Sta contando i secondi. Vuole che arrivino presto le 6 di mattina di lunedì. Perché lui è già lì: «C' era bisogno di questo cambiamento - spiega misurando ogni parola, stringendo lo sguardo come per sincerarsi che chi ascolta stia capendo - e questo cambiamento doveva realizzarsi attraverso un nuovo linguaggio. Negli anni siamo cresciuti in maniera costante. Ma era venuto il momento di muoverci in avanti».
ANDREA SCROSATI
Di anni ne sono passati quattordici dal debutto di Sky Tg 24. Allora non c' erano i social network, la tecnologia permetteva un' interazione con gli spettatori limitata, l' informazione televisiva era fortemente schierata. Sky nacque al posto giusto nel momento giusto, con un' udienza pronta a cercare un' informazione fatta da un editore puro, non italiano, non vicina a questo o quel partito.
«Abbiamo la fortuna di poter offrire indipendenza editoriale a chi ci sceglie, il che non significa essere schiavi dell' imparzialità, che non esiste. Invece abbiamo la volontà di offrire punti di vista sempre più forti in un ecosistema informativo complessivo e comprensivo dove l' utente sceglie che cosa approfondire». Già detta così non sembra semplice, e infatti non lo è, ma questa è la missione: «L' ambizione di essere centrali nel sistema dell' informazione è l' architrave del nostro progetto. Quando qualcuno ci dice che una cosa non si può fare perché nessuno l' ha fatta prima, ecco, quello è il momento in cui capiamo che la dobbiamo assolutamente fare».
sarah varetto
Perché scommettere ora e investire sull' informazione proprio quando in molti sembrano voltare le spalle ai canali ufficiali per rivolgersi al fai da te di internet? «Perché non è così - gli occhi rassegnati di chi ha appena ascoltato una domanda poco intelligente -. La gente si rivolge a canali alternativi e poco professionali quando l' informazione professionale non è abbastanza approfondita e accurata. Quindi dobbiamo essere approfonditi e accurati, perché la domanda di informazione seria c' è eccome. La nostra scommessa è quella di essere coerenti con i desideri di chi ci sceglie, all' altezza delle loro attese».
Il linguaggio è al centro del cambiamento del nuovo Tg. Un cambiamento metodologico ma anche filosofico: «Dobbiamo aumentare la verticalità della nostra offerta, dando la possibilità di scegliere approfondimenti, di aprire spazi di dialogo con gli spettatori. Il citizen journalism negli ultimi anni ha fatto grandi passi, grazie anche alla tecnologia che permette a tutti di realizzare immagini di qualità simile a quelle professionali di pochi anni fa.
Ma deve sempre esserci un lavoro di filtro da parte dei giornalisti. Il modello delle rolling news, delle notizie ripetute a ciclo continuo va rinnovato profondamente: abbiamo bisogno di dare spazio a reportage e film inchiesta, prendendo tutto il meglio che possiamo prendere dal punto di vista tecnico dalle produzioni non giornalistiche della rete».
L' impegno della redazione, guidata da Sarah Varetto, sarà cruciale: «L' intero corpo redazionale ha capito e condiviso la necessità di questo cambiamento. L' informazione è al centro del processo democratico e abbiamo deciso di scegliere una nuova strada per continuare ad essere rilevanti, autorevoli e innovativi».
Così il nuovo studio, dentro al quale i conduttori del Tg stanno facendo le prove da settimane (a guardarlo così, da non-conduttori di Tg, sembra una bestia enorme, algida e tagliente, difficile da domare), è parte integrante del cambiamento, permetterà una narrazione diversa e più articolata dei fatti del giorno. «La nostra - spiega Scrosati - non sarà una rivoluzione che stordisce lo spettatore. Vogliamo andare insieme verso il cambiamento. Ma c' è una cosa che vorrei rimanesse dal nostro passato.
andrea zappia andrea scrosati
Vorrei che la gente, di una notizia, continuasse a dire: "È vera, l' ho sentita su Sky"».
andrea scrosati rid sara varetto intervista matteo renzi ANDREA SCROSATI