Estratto dell'articolo di Alessandro Barbera per "La Stampa"
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Paolo Gentiloni risponde al telefono dalla casa romana alla vigilia di una settimana complicata. Giovedì sera i ministri finanziari europei si riuniranno a Bruxelles per decidere una questione delicatissima, anzitutto per l'Italia: la riforma del patto di Stabilità. [...]
Gentiloni, i governi trattano da mesi. Scommette su un accordo?
«L'accordo è possibile e necessario».
Perché necessario? Nella peggiore delle ipotesi si torna alle vecchie regole.
«Ricordiamoci dove siamo e verso cosa andiamo. La crescita è bassa. Ci aspettavamo una recessione, dunque sarebbe potuta andare peggio. L'Unione nel suo insieme cresce ancora, ma ci sono dieci Paesi in recessione.
L'inflazione cala più del previsto, in alcuni Paesi è bassissima, in altri siamo di nuovo all'inflazione negativa. La cosa straordinaria è che il mercato del lavoro va ancora bene, merito anche dei fondi europei. Ma in Paesi come l'Italia il debito è troppo alto e anche da noi la crescita troppo bassa».
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Dunque sta dicendo necessario per l'Italia?
«Occorre un accordo che permetta più realismo nella riduzione del debito e più spazi per la crescita. Io rivendico la proposta iniziale della Commissione. Penso che quello schema non debba essere sovraccaricato di troppe regole, soprattutto se restrittive. L'economia europea non può essere ingessata.
L'equilibrio della nostra proposta va mantenuto, le modifiche devono essere bilanciate. Circolano svariate ipotesi di compromesso, dobbiamo arrivare a una proposta che non produca effetti negativi».
paolo gentiloni giancarlo giorgetti
Più che al governo italiano il suo sembra un appello a quello tedesco, che ha peraltro qualche problema con i conti pubblici. E' così?
«Non sfugge a nessuno la delicatezza della situazione, ma questi sono problemi interni alla Germania. Il punto è che alle spalle abbiamo regole (quelle di Maastricht, ndr) che non hanno assicurato né adeguati livelli di crescita, né riduzioni di debito».
[...] In Italia, grazie alla revisione il Pnrr non sarà più l'eredità di un governo precedente. Da parte del governo Meloni ci sarà immedesimazione nel Piano, che è un'occasione irripetibile per il Paese, come ricorda spesso Sergio Mattarella. E anche utile un "vincolo esterno" per riforme che aspettiamo da tempo. Per la Commissione le riforme sono la priorità».
PAOLO GENTILONI - URSULA VON DER LEYEN - THIERRY BRETON
Questa settimana è scoppiata un'enorme polemica sulla fine del mercato tutelato dell'energia, uno degli obiettivi legati all'ottenimento della terza rata da circa venti miliardi, già erogata. Meloni rivendica di non esserne responsabile, Elly Schlein sembra essersi dimenticata che il governo che l'ha voluta - quello di Mario Draghi - era sostenuto dal Pd. Ora c'è l'ipotesi di chiedervi una proroga per l'entrata in vigore della riforma. E' possibile?
«Non voglio entrare nel merito della discussione se l'operazione sia stata fatta nei modi e nei tempi migliori possibili. Da italiano e da ex presidente del Consiglio dico che è una riforma sensata. Da commissario europeo le rispondo che se un obiettivo è stato approvato e le risorse erogate, è difficile non tenerne conto. Esamineremo eventuali richieste del governo, ma il Pnrr non è una porta girevole».
giorgia meloni paolo gentiloni
Il primo gennaio, se il Parlamento non avrà votato la ratifica del fondo salva-Stati, lo strumento di salvataggio delle banche da una possibile crisi non potrà entrare in funzione. L'Italia è l'unico Paese che non l'ha fatto. Vuole fare un appello al governo?
«L'Italia è un Paese libero e sovrano, la decisione spetta al Parlamento, che ha in calendario una discussione. Ricordo solo che si tratta della ratifica di un emendamento approvato con voto unanime dei ministri delle Finanze europei oltre due anni fa. Vero è che la maggioranza in Parlamento è cambiata, ma prenderei in considerazione il principio per il quale si tiene conto nella ratifica di trattati degli impegni dei governi precedenti».
ELLY SCHLEIN PAOLO GENTILONI
Questa settimana Mario Draghi ha detto che l'Europa così com'è non funziona più. Che si deve fare Stato, pena il declino. Lei che ne pensa?
«Il lavoro per costruire un modello diverso è iniziato, ma sarà lungo e difficile. Abbiamo vissuto decenni con l'idea che il mercato unico incondizionatamente aperto al commercio fosse un modello sufficiente a competere nel mondo. Mettere in discussione questo modello sei o sette anni fa a Bruxelles sarebbe stata trattata come un'eresia. Ma l'Europa, come e stato detto, non può essere l'unico erbivoro in un mondo di carnivori. Dobbiamo lavorare alla sua autonomia strategica».
PAOLO GENTILONI E MARIO DRAGHI
[...] Le cito sempre Draghi: l'Europa ha fatto un errore "colossale" con l'allargamento a ventotto senza rivedere le regole decise quando i partner erano dodici. Nella gran parte delle decisioni vige ancora la regola dell'unanimità.
«Il tema è sempre più attuale, tenuto conto che otto Paesi stanno negoziando l'ingresso nell'Unione. In teoria l'unanimità era uno strumento utile a difendere principi irrinunciabili, oggi serve spesso solo come strumento di negoziato. Per evitare la deriva nella vetocrazia occorre limitare l'uso dell'unanimità e avere un Parlamento europeo più forte.
MARIO DRAGHI PAOLO GENTILONI MATTEO RENZI MARIO MONTI UGO ZAMPETTI AL FUNERALE DI SILVIO BERLUSCONI
Ciò detto, come dimostra l'esperimento del Recovery Plan - ottocento miliardi di euro raccolti sul mercato comune del debito - molti risultati si possono ottenere dentro le attuali regole. Non vorrei che la difficoltà a riformare i Trattati diventasse un alibi per non fare nulla». [...]
paolo gentiloni al festival dell economia di trento 4 giorgia meloni al g20 di new delhi - alle spalle paolo gentiloni