Aldo Grasso per il “Corriere della Sera”
selvaggia lucarelli vs aldo grasso 6
Perché Sanremo si è trasformato in «X Factor»? Non per caso ha vinto la band lanciata dal talent di Sky. Una trasformazione per conquistare il pubblico più giovane? Per avere più sintonia con le radio? Perché il buon Amadeus non aveva altro da scegliere? Perché le canzoni le hanno suggerite le case discografiche o cosa resta di loro? Se sì, non lamentiamoci degli ascolti.
Beati i tempi in cui, senza pudore, si poteva dire che «Sanremo è lo specchio del Paese» (non era vero, ma la metafora funzionava, specie nella versione baudesca e tautologica: «Sanremo è Sanremo»). Il voto finale è il risultato un po' cervellotico di una sommatoria che comprende giuria demoscopica, televoto, orchestra, sala stampa. Come se nessuno volesse assumersi una responsabilità diretta.
BARBARA PALOMBELLI CON AMADEUS E FIORELLO A SANREMO
Capisco molto bene perché Amazon Prime e Netflix abbiano investito in spot pubblicitari nel corso della kermesse: vogliono conquistare pubblico della tv generalista e avviarlo alle delizie dello streaming (dall'orario del treno a «lo schermo è mio e lo gestisco io»). Non capisco perché, ogni anno, Sanremo faccia pubblicità gratis a Mediaset. Ieri Maria De Filippi, oggi Barbara Palombelli (il monologo più autoreferenziale della storia della tv; mancava solo l'accenno a Radio Rai ai tempi dell'Università).
ACHILLE LAURO
Loro non c'entrano, ovvio, ma c'entra forse lo zampino di Lucio Presta? Non ho capito la presenza di Achille Lauro, ma mi adeguo: le sue non erano esibizioni canore ma «quadri», qualunque cosa voglia dire. Come dice Pippo Franco nel finale di «Gole ruggenti» di Pier Francesco Pingitore (un film su Sanremo del 1992), «Il Festival è come il fumatore di spinello. Tira sempre». Quest' anno non ha tirato come avrebbe dovuto. Di chiaro c'è solo che senza Fiorello questa edizione sarebbe stata un disastro, che il Paese si sarebbe depresso più di quanto già non lo sia.
maria de filippi BARBARA PALOMBELLI A SANREMO