Rinaldo Frignani per "Il Messaggero"
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Piazza Fontana a Milano, così come la zona del Duomo e di Brera. Piazza del Popolo a Roma, Santa Croce e Santa Maria Novella a Firenze, piazza Unità d'Italia a Trieste - e gran parte del centro -, il lungomare di Napoli, con piazza Dante e piazza del Plebiscito. Ma anche piazza Maggiore a Bologna, piazza del Ferrarese a Bari e piazza Sant'Oronzo a Lecce, piazza Garibaldi a Cagliari e piazza Verdi a Palermo.
È solo una parte della mappa dei luoghi dove saranno vietate manifestazioni pubbliche, come raccomandato nei giorni scorsi dal Viminale. Niente cortei e sit-in spostati in altre aree valutate volta per volta per evitare blocchi della circolazione e rischio di impennata dei contagi, come si è visto nelle ultime settimane soprattutto a Milano e Trieste, e prima ancora a Roma.
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In attesa di una circolare del ministero dell'Interno, i prefetti hanno comunque già iniziato a pianificare, in accordo con i sindaci, una serie di provvedimenti che possano venire incontro anche alle esigenze e alle richieste dei commercianti.
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«In una fase ancora difficile della pandemia, è più che mai necessario che prevalga la responsabilità e la ragionevolezza da parte di tutti», spiega il presidente della Confcommercio Carlo Sangalli, soddisfatto dalla decisione del Viminale «di riportare nel perimetro della legalità le proteste contro il green pass: manifestare per le proprie idee è giusto e doveroso - aggiunge - ma nel rispetto dei diritti e della libertà di tutti. Diritto e libertà di vivere la propria città, e delle imprese di poter lavorare. In particolare quelle del commercio, dei servizi e del turismo che più di tutte hanno pagato un prezzo durissimo alla crisi sanitaria».
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Le linee guida sarebbero proprio quelle già tracciate dall'ordinanza d'inizio novembre del prefetto di Trieste Valerio Valenti, con la quale fino al prossimo 31 dicembre sono vietate manifestazioni pubbliche in tutto il centro.
Un primo passo al quale si potrebbero adeguare nelle prossime ore anche altri prefetti in tutto il territorio nazionale anche sull'onda della preoccupazione per quanto accade ad esempio a Milano da 16 settimane consecutive con manifestazioni itineranti dei no green pass, culminate in ripetuti scontri con le forze dell'ordine, ma anche in blocchi della circolazione, che sono avvenuti negli ultimi tempi anche a Genova e Firenze.
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Come del resto a Roma, dove il discorso blocco cortei e sit-in rimane per ora interlocutorio, con la possibilità del Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica di spostare - e in casi limite vietare - iniziative di protesta dal centro in zone non molto distanti, come San Giovanni e Bocca della Verità (Circo Massimo), nel caso di incompatibilità con situazioni legate sia alle necessità dei cittadini sia alle misure anti-assembramento.
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I punti chiave di un'eventuale circolare, e comunque delle decisioni che i prefetti prenderanno nelle prossime ore a partire da oggi, sono legate al divieto di manifestare vicino a obiettivi sensibili e sedi istituzionali, nei centri storici, nelle zone dedicate allo shopping, in particolare nel periodo natalizio, in aree a forte richiamo turistico e anche in determinati orari della giornata, per evitare di congestionare la circolazione stradale.
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La parola d'ordine è nessun divieto di protestare, ma allo stesso tempo creare meno disagi possibili alla cittadinanza e a chi lavora. Ma la Capitale, quantomeno per una questione di spazi, è un caso unico, con un ventaglio di scelte alternative che le altre città non hanno.
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Da qui, per cominciare, le misure prese con ordinanze dai sindaci di Verona e Padova per l'obbligo delle protezioni per i partecipanti ai sit-in. Al vaglio a Trento la possibilità di non concedere più piazza Dante per le proteste dei no green pass e dei no vax, come anche piazza della Vittoria a Genova, dove le associazioni come Libera Piazza Genova hanno annunciato una mobilitazione in caso di divieto di manifestare.
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La stessa presa di posizione dei gruppi organizzati di Milano e Trieste, mentre quelli di Torino sono rimasti più cauti e disponibili ad accettare location alternative.