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    PIGLIA E EXPORTA A CASA - DAZI USA: CROLLANO LE ESPORTAZIONI CINESI VERSO GLI USA, MA A PECHINO SONO RIUSCITI A CONTENERE I DANNI PUNTANDO SU ALTRI MERCATI. PER QUESTO TRUMP STA FACENDO PRESSIONI FORTISSIME SUI PARTNER PER CHIUDERE I LORO MERCATI ALLA CINA, COSÌ DA ARRIVARE AL NEGOZIATO CON ARMI ANCORA PIÙ AFFILATE


     
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    Antonio Fatiguso per l'ANSA

     

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    Nel pieno della guerra commerciale, l'export e l'import della Cina verso gli Stati Uniti crollano ad agosto, rispettivamente del 16% e del 22,4% su base annua, ma generano un surplus di 26,95 miliardi di dollari (31,05 miliardi ad agosto 2018). Il paradosso dei dazi è più marcato nei primi 8 mesi dell'anno: il saldo di Pechino con Washington è positivo per 195,45 miliardi (+0,4% export e -4,6% import) e fa addirittura meglio dei 192,64 miliardi dello stesso periodo del 2018. L'Institute of International Finance (Iff), l'organizzazione dei banchieri che ha sede a Washington, ha provato a dare una lettura al fenomeno, notando che il surplus della Cina nella prima metà del 2019 si è mantenuto a livello record a dispetto dell'aspro scontro con gli Usa.

     

    "La cosa più sorprendente - si legge in un rapporto diffuso giovedì - è che, nonostante i vari round di dazi, l'export cinese si sia mantenuto robusto. Parte della sua resistenza riflette il cambio della sua composizione, più lontana dagli Usa e più vicina all'Eurozona e ad altre economie asiatiche, incluso il Vietnam". In altri termini, Pechino ha trovato ad esempio più margini nell'acquisto dal Brasile della soia e del petrolio dalla Russia e dall'Iran, ma gli Stati Uniti non hanno avuto una rapidità simile con i beni provenienti tradizionalmente dalla Cina.

     

    donald trump e i dazi contro la cina donald trump e i dazi contro la cina

    I dati di agosto, tuttavia, segnano criticità: l'export di Pechino cede nel suo complesso a sorpresa l'1% su base annua, mentre l'import (-5,6%), tranne che per aprile, risulta in contrazione da inizio 2019. Quest'ultimo elemento, secondo gli analisti, è forte motivo di preoccupazione perché indicherebbe consumi e produzione interni in affanno, aggravato dall'aumento delle delocalizzazioni all'estero per sfuggire ai dati Usa. Lo scenario, in base alle statistiche dell'Ufficio nazionale di statistica, rimane difficile con ragionevoli incertezze sul resto dell'anno.

     

    L'export, atteso a +2,2%, mostra la fragilità del +3,3% di luglio: appare un'anomalia più per l'aumento delle scorte dovuto all'arrivo dei nuovi dazi Usa al 15% su circa 110 miliardi di made in China dall'1 settembre, che il frutto di un rimbalzo. Poi, il dato segnala che la svalutazione del 3,8% di agosto dello yuan sul dollaro non ha dato nuova competitività. Il surplus commerciale cinese complessivo dello scorso mese scende a 34,84 miliardi di dollari, contro i 44,61 miliardi di luglio e i 43 miliardi attesi dagli analisti, ma risultando il 32,5% più alto di un anno fa. A gennaio-agosto, l'attivo sale a 226,02 miliardi dai 189,05 miliardi dello stesso periodo 2018.

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