Giovanni Sallusti* per Dagospia
* autore del libro ''Politicamente Corretto - la dittatura democratica'' - Giubilei Regnani editore
Caro Dago,
POLITICAMENTE CORRETTO GIOVANNI SALLUSTI
poiché come dice uno dei massimi filosofi contemporanei, Arrigo Sacchi, il calcio è la cosa più importante delle cose non importanti, una feconda spia dello spirito malaticcio dei tempi è costituita appunto dal mondo del pallone. L’ultimo turno di Premier League, nella fattispecie, ci ha regalato un caso di Politicamente Corretto in azione.
Succede che al minuto ottantanove Leicester e Sheffield United siano sull’1-1. Il centravanti dei primi, quel Jamie Vardy eroe della cavalcata 2016 che valse il campionato sotto Claudio Ranieri, buca la difesa avversaria sul filo del fuorigioco, aspetta l’uscita del portiere, alza perfettamente la palla di piatto, e segna il gol della vittoria.
Gioia selvaggia (anche perché Vardy da ragazzino tifava Sheffield Wednesday, rivali cittadini dei suoi avversari), corsa verso la bandierina come mille volte, overdose adrenalinica, calcione in scivolata alla medesima, che si spacca in due tronconi. Una scena già vista al di qua della Manica, ad esempio con protagonista Antonio Cassano, non certo edificante, tanto che l’arbitro ammonisce il giocatore, provvedimento difficile da contestare anche per chi in genere è lasso sull’ “eccesso di esultanza”. Ma che in un mondo vagamente normale finisce lì, materiale per l’anedottica da campo.
VARDY E LA BANDIERA ARCOBALENO
E invece. Invece, quel reprobo di Vardy non aveva calcolato che la bandierina incriminata quel giorno era arcobaleno, a rappresentare una campagna della Premier League a favore dei “diritti Lgbt” (in termini commerciali, un caso di riuscita sicura: il mainstream applaude a prescindere, l’utente medio anche, l’utente scettico tiene per sé il proprio scetticismo per non essere scomunicato socialmente).
Ergo, l’attaccante del Leicester si ritrova trasformato in una versione omofoba e più sanguinaria di Torquemada. Twitter ribolle d’indignazione pride, in inglese, spagnolo, italiano. “Non lo aveva mai fatto prima ad una normale bandiera del calcio d’angolo” (s’intende una bandierina etero, evidentemente). “Manda un messaggio orribile, sono furioso”.
VARDY RIMETTE LA BANDIERINA
“Fanculo Vardy omofobo”. “Terribilmente omofobo”. “Jamie Vardy ormai pronto a trasferirsi tra le fila di Rivoluzione Cristiana per combattere le teorie gender e chi scende in piazza per il gay pride” (nemmeno il gol di mano di Maradona alla perfida Albione fu così ideologizzato). “Il mondo finirà per colpa di ritardati del genere”, e altri simili analisi serene e per nulla sproporzionate rispetto al festeggiamento sopra le righe di un gol al novantesimo (ovvero di un’ovvietà da quando i conterranei di Vardy hanno inventato il gioco del pallone).
VARDY E IL MEA CULPA ARCOBALENO
Anche le decine di tabloid del Regno Unito invocano a testata unificata la pubblica ammenda del centravanti clerico-fascista. Che infine arriva, sotto forma di riunione dei cocci del simulacro violato, scritta in sostegno della tifoseria Lgbt della sua squadra, “Foxes Pride, continuate così” (non si sa a fare cosa, ma è irrilevante, il punto sta nella retromarcia del reo ideologico, il merito è irrilevante) e firma del bomber ravveduto. Un caso spettacolare di rieducazione correttista, puro maoismo postmoderno e glamour. Dal Libretto Rosso alla Bandierina Arcobaleno.
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