Dal 'Corriere della Sera'
La caccia al presunto ingente tesoro di «don» Vito Ciancimino non ha mai dato buoni risultati, ma un bel pezzo di patrimonio occulto, realizzato con un suo storico socio, l' imprenditore Ezio Brancato, è finito nelle mani della Guardia di Finanza. Prima con un sequestro da 48 milioni, nel 2013, quando lui era già scomparso come l' ex sindaco mafioso di Palermo.
E adesso con il ritrovamento di un altro gruzzolo di beni, secondo l' accusa, occultati dalla vedova di Brancato, Maria D' Anna, e dalle loro figlie, Monia e Antonella, tutte indagate per riciclaggio.
Al momento del sequestro di tre anni fa avrebbero infatti cercato di fare sparire una parte del patrimonio, circa sei milioni di euro, compreso un milione e 400 mila euro in conti correnti e gioielli trovati dalle Fiamme Gialle presso una banca del Principato di Andorra, che per la prima volta collabora con gli investigatori italiani.
Una svolta epocale per chi ha sempre considerato un paradiso fiscale il piccolo Paese incastonato nei Pirenei, fra Spagna e Francia, approdo due mesi fa di una missione segreta del procuratore di Palermo Francesco Lo Voi e del colonnello Francesco Mazzotta, comandante del Nucleo di polizia tributaria della Finanza nel capoluogo siciliano.
Stando al sequestro deciso dal tribunale misure di prevenzione di Palermo presieduto da Giacomo Montalbano, le disponibilità finanziarie di madre e figlie di Brancato supererebbero i 4 milioni e 700 mila euro, più beni immobili per un valore di 500 mila euro, tutti frutti di operazioni attribuite - secondo i pubblici ministeri Siro De Flammineis e Gaspare Spedale - al defunto socio di Ciancimino in collaborazione con l' avvocato Gianni Lapis, ritenuto un prestanome prima dell' ex sindaco, poi del figlio Massimo Ciancimino nonostante il rapporto sia stato più recentemente segnato da liti e attriti.
Fine di una storia legata alla società «Gas Spa» istituita nel 1981 per la metanizzazione di mezza Sicilia.