Filippo Di Giacomo per “Il Venerdì”
BERGOGLIO RATZINGER
Castel Gandolfo, sabato 23 marzo 2013, alle ore 12.15 papa Francesco incontra il suo predecessore Benedetto XVI. Entrambi non sono italiani. Sul tavolo del salottino della residenza papale dei Castelli c' è un cofanetto di cuoio bianco, forse racchiude i documenti che hanno indotto papa Ratzinger alle dimissioni. O forse no: il contenuto di quel cofanetto resta ancora un mistero.
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È un incontro unico nella storia della Chiesa. Per gli ecclesiologi contemporanei è il momento che sancisce la fine del papato monarchico, un' invenzione tutta italiana dell' undicesimo secolo, costruita per difendere le libertà della Chiesa dalle intromissioni degli imperatori germanici. Una macchina formidabile a lungo efficiente, capace di attraversare i secoli, ma oramai giunta alla totale consunzione.
BERGOGLIO RATZINGER
Hanno provato a uscire da questa gabbia storico-ideologica tutti i papi: da Giovanni XXIII a Benedetto XVI, puntualmente ostacolati da una Chiesa, quella italiana, incapace di guardare alla realtà e ai mutamenti del cattolicesimo.
Con il 2020 si apre dunque un decennio che vedrà, fatalmente, l' implosione del cattolicesimo della Penisola, della sua gerarchia, delle sue strutture, della sua presenza territoriale e, si spera, anche della sua spesso molesta invadenza nelle dinamiche istituzionali - visto che, come i fatti sembrano dimostrare, altro non riesce a fare che aggiungere mediocrità a mediocrità.
Esagerazioni?
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L' ultima inchiesta della procura antimafia di Catanzaro attesta che nella casa del parroco di Limbadi, tra il 25 e il 27 agosto del 2017, si sono riuniti i faccendieri del clan del potente 'ndranghetista Luigi Mancuso con il quale, secondo gli intercettati, il parroco era in contatto.
Nel luglio 2018 quel prete, Francesco Massara, viene nominato vescovo di Camerino, territorio dove il terremoto (pur non facendo vittime) ha infierito in modo devastante. E arriva in diocesi anche come sponsor querulo e insistente di un nutrito gruppo di «bravi imprenditori calabresi», tutti, a suo dire, degni di ricevere appalti per la ricostruzione. A meno di altre sorprese, Francesco Massara non è indagato.
Ma la domanda resta: chi lo ha fatto vescovo?
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L'AFRICA AVANZA Il mondo clericale e i cattolici italiani che a personaggi simili tengono bordone, dicono di essere ancora una «Chiesa di popolo», anzi la prima della classe dell' Orbe cattolico. In realtà, numericamente è da tempo situata al quinto posto dopo Brasile, Messico, Filippine, Stati Uniti.
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In questo decennio, verrà superata da altri Paesi, soprattutto africani. Nata e vissuta all' ombra del papato monarchico, ha accumulato strutture distribuite in 16 regioni ecclesiastiche: la Sede Apostolica, una sede patriarcale (Venezia), 40 arcidiocesi metropolitane, 20 arcidiocesi non metropolitane, 155 diocesi, 2 prelature territoriali, 6 abbazie territoriali, 1 ordinariato militare. A guardar bene, pare un insieme di scatole vuote o in via di sfollamento, perché se il Papa non è più "generato e non creato" dalla Chiesa italiana, questa deve fare i conti con ciò che realmente è.
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Il fenomeno va visto attraverso i dati forniti da ricerche indipendenti poiché gli uffici della Conferenza episcopale italiana non ne forniscono, anzi alle richieste rispondono fingendo di cadere dal pero.
In Italia risultano ancora aperte 25.610 parrocchie, cui vanno aggiunte le chiese non parrocchiali. Per sapere quante siano, bisogna cercare pazientemente nei siti delle singole diocesi, in genere non aggiornati e magari fermi a un decennio fa. Leggendo quelli delle più diligenti, si riesce a stimare che siano il 30,40 per cento di quelle parrocchiali.
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Quindi in Italia sarebbero aperte ancora 34-36 mila chiese. Qualche analista più informato, stima che non superino le 40 mila. Il problema è il personale: i preti sono 43.523 (trentamila diocesani, gli altri appartenenti a ordini e congregazioni religiose), coadiuvati da 4.441 diaconi permanenti che, fino ad oggi, mancano di una identità precisa nelle strutture dirette dai chierici.
Nel 2009, l' ultima inchiesta sull' età dei sacerdoti in Italia stabiliva la loro età media a 60 anni, con punte superiori a 64 in alcune regioni. Se si aggiungono dieci anni all' inchiesta del 2009, con l' età media arrivata a ottant' anni, si comprende perché solo per coprire i "buchi" dovuti ai decessi e agli abbandoni del ministero (40-50 casi l' anno) ci vorrebbero 500 nuove ordinazioni ogni anno.
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TERZA CAMERA Ricercatori più cinici sostengono che per riportare la Chiesa Italiana ai livelli degli anni Sessanta-Settanta gli ingressi in seminario dovrebbero aumentare del 77 per cento e, in alcune regioni, del 200: un miracolo che nessun santo sembra disposto a fare.
In questo panorama, colpisce la totale mancanza di visione da parte della gerarchia cattolica italiana. I fedeli alla ricerca di personalità carismatiche tra i nostri attuali presuli si impegnano in un' impresa ardua. Se non verrà triturato dalla corporazione episcopale, dove personalità alla Francesco Massara fanno squadra, l' arcivescovo di Bologna Matteo Zuppi ha tutti i numeri per riscaldare i cuori dei credenti della Penisola.
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Nel frattempo, la narrazione della presunta presenza ecclesiale viene ampliata da una costosa quanto inutile rete mediatica fatta di giornali, tv, stazioni radiofoniche e siti internet.
Tanto per cullarsi nell' illusione che, accanto a Montecitorio e a Palazzo Madama, debba necessariamente esistere una terza Camera gestita dall' episcopato. Eppure, nel 2003, la Cei, sapendo con quale personale anziano e affaticato poteva operare, ha optato per un rilancio della parrocchia chiamando in soccorso i laici.
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Negli Usa, la formula sta facendo faville. Però in Italia, e papa Francesco lo ha fatto notare più volte ai nostri presuli, si è riusciti nel difficile esercizio di sbagliare del tutto la proposta formativa, sfornando una inutile e ingombrante élite laicale totalmente clericale, a sua volta illusa di essere il grand commis della terza Camera. «Delegittimare la parrocchia equivale a delegittimare la più diffusa - se non l' unica - istituzione religiosa in Italia in forma di Chiesa» scriveva la Cei nel 2013 di fronte a qualche larvata critica dettata dalla realtà.
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SANTIFICARE LA DOMENICA Che la auto-avverata profezia dei vescovi abbia avuto successo è dimostrato, come al solito, dai numeri. Secondo una ricerca della Fondazione Agnelli, la percentuale degli italiani che dichiarano una reale frequenza alle funzioni religiose domenicali è del 13 per cento (i giovani maschi sono il 17,6 per cento e le giovani femmine l' 8,5).
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Pochissimi. Nell' ultimo decennio, l' ufficio preposto ai culti nel nostro ministero degli Interni ha emesso una media di 140-150 decreti di cessazione della personalità giuridica di parrocchie, conventi, scuole e altre presenze territoriali cattoliche. Tra dieci anni, più che una "Chiesa di popolo", quella italiana sarà una Chiesa di parrocchie e santuari abbandonati.
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