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    “PAGA O TI LEVO LA PATENTE” - È STATO CONDANNATO A DUE ANNI ALFONSO BEVILACQUA, ITALIANO DI ETNIA SINTI, CHE SI FINGEVA AGENTE DI POLIZIA O CARABINIERE PER FREGARE GLI ANZIANI CON LA TRUFFA DEI FALSI INCIDENTI A ROMA - FACEVA UNA FINTA TELEFONATA A UN NEGOZIO DI RICAMBI, SI FACEVA QUANTIFICARE IL DANNO E SCORTAVA LE POVERE VITTIME AL BANCOMAT PIÙ VICINO. DURANTE IL TRAGITTO…


     
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    Adelaide Pierucci per “il Messaggero - Cronaca di Roma”

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    Nuovo escamotage per i truffatori dello specchietto, o meglio dei falsi incidenti. Dopo il finto urto si presentano come marescialli dei carabinieri o della polizia. «Ora mi deve saldare il danno», minacciano la vittima, «altrimenti le ritiro subito la patente». Alfonso Bevilacqua, 27 anni, italiano di etnia sinti, ne ha messe in atto due in pochi giorni e ieri, per quella in cui è stato colto sul fatto, è stato condannato a due anni di carcere, grazie al rito abbreviato che gli ha garantito uno sconto sulla pena. La vittima un ottantaduenne romano, originario di Vallinfreda, derubato e truffato in via Ojetti a fine gennaio.

     

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    Il pensionato era alla guida della sua auto quando ha avvertito un leggero urto sulla portiera. Un giovane su un ciclomotore gli ha subito intimato di fermarsi: «Non vedi che mi hai graffiato lo scooter. Non te ne vorrai andare... Ecco, sono un agente di polizia, un maresciallo. Vuoi che ti ritiro la patente di guida?». L'anziano, seppure titubante si spaventa, soprattutto davanti alla minaccia di ritrovarsi senza patente.

     

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    Dopo la finta telefonata a un negozio di ricambi meccanici, il falso poliziotto dice all'anziano che il danno è di 182 euro. E visto che il pensionato non ha abbastanza soldi nel portafogli viene scortato fino al bancomat più vicino. Nel tragitto la somma richiesta raddoppia a oltre 350 euro. Di fronte alla banca la vittima si accorge che gli è sparito il telefonino e allora comincia ad agitarsi. Dei passanti avvertono la polizia. Al truffatore, all'arrivo della volante, non resta che cercare di scappare.

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    IL KIT

    Nel tentativo di fuga perde lo smartphone appena rubato. Nelle tasche ha otto gessetti, per fingere le rigature sulle carrozzerie. Nel portaoggetti del ciclomotore schegge di asfalto e di paraurti, una carta vetrata e un cacciavite. Tutto l'armamentario del professionista dei falsi incidenti. Le indagini lo portano all'identificazione per un altro raggiro fotocopia, commesso in veste di carabiniere. «Il soggetto - scriveranno gli investigatori - annovera diversi precedenti di polizia, non ha mai lavorato, facendo ipotizzare che tragga fondamento quasi esclusivamente dalla attività criminale. Tale considerazione risulta consolidarsi nella sua appartenenza al clan Bevilacqua noto agli uffici in particolare per i reati contro il patrimonio».

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