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    “SO CHE C'È ANCORA DELL'ODIO, OGGI VI CHIEDO DI DETESTARMI CON MODERAZIONE” – PER LA PRIMA VOLTA DALL’INIZIO DEL PROCESSO SALAH ABDESLAM, A PROCESSO PER GLI ATTENTATI DEL BATACLAN, È SCOPPIATO A PIANGERE, HA CHIESTO PERDONO, MA DICE COMUNQUE DI NON AVERE ALCUN RIMPIANTO: “NON HO UCCISO QUELLE PERSONE E NON SONO MORTO. QUESTA STORIA DEL 13 NOVEMBRE SI È SCRITTA CON IL SANGUE DELLE VITTIME. È LA LORO STORIA E IO NE FACCIO PARTE. SONO LEGATI A ME ED IO SONO LEGATO A LORO…”


     
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    Da La Repubblica

     

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    Era l'ultimo giorno del suo interrogatorio nel maxi-processo per gli attentati del Bataclan. Dopo le provocazioni con cui aveva cominciato a settembre, dopo gli sproloqui religiosi e le rivelazioni sul suo mancato "martirio", alla fine Salah Abdeslam ha chiesto perdono.

     

    Il jihadista, che continua a presentarsi come "combattente islamico" si è rivolto ai banchi dove erano seduti avvocati e parenti delle vittime. «Vi chiedo di perdonarmi», ha detto, versando per la prima volta qualche lacrima dinanzi alla corte. «Voglio presentare le mie condoglianze e le mie scuse a tutte le vittime», ha dichiarato l'uomo il belga-marocchino di trentadue anni nell'aula bunker dell'Île de la Cité.

     

    salah abdeslam a processo 3 salah abdeslam a processo 3

    È l'epilogo di una lunga trasformazione avvenuta nel processo in cui è imputato l'unico terrorista sopravvissuto agli attacchi del 13 novembre 2015. Rimasto muto per anni davanti agli investigatori, Abdeslam ha finalmente raccontato la sua versione dei fatti. Ovvero il fatto che nella notte degli attentati avrebbe dovuto farsi esplodere da kamikaze in un bar del diciottesimo arrondissement salvo poi rinunciare all'ultimo momento, vedendo tanti giovani come lui che si divertivano e gli assomigliavano.

     

    «So che c'è ancora dell'odio, oggi vi chiedo di detestarmi con moderazione», è stato il suo appello. Alla domanda di una dei suoi legali se rimpiangesse di non essersi fatto esplodere, Abdeslam ha risposto: «Non lo rimpiango, non ho ucciso quelle persone e non sono morto». E ancora: «Oggi vorrei dire che questa storia del 13 novembre si è scritta con il sangue delle vittime. È la loro storia e io ne faccio parte. Sono legati a me ed io sono legato a loro».

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    Durante l'udienza, Abdeslam si è messo a piangere parlando del dolore di sua madre e ha chiesto perdono anche agli altri tre imputati con lui, accusati di averlo aiutato durante la fuga: «Non volevo trascinarvi in tutto questo ». Se le mie scuse potessero «fare bene a una sola delle vittime, per me sarebbe una vittoria. È tutto quello che ho da dire». Georges Salines, papà di una delle novanta vittime del Bataclan, ha commentato: «È una sorpresa. È importante che chieda perdono, ci rifletteremo». Gérard Chemla, avvocato di parte civile, non è sembrato lasciarsi intenerire da un discorso che considera "costruito e affettato". «Ha pianto per sé e per i suoi amici, non per le vittime», ha sottolineato il legale.

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