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    “IL GOVERNO? DA MEDIOEVO. SALVINI? ATTACCA TUTTI E DENUNCIA SAVIANO PER UNA CRITICA - DIFENDO SOFRI. HA ACCETTATO STOICAMENTE LA PENA. LA CAMPAGNA STAMPA INFAMANTE DI LOTTA CONTINUA CONTRO IL COMMISSARIO CALABRESI? SE QUALCUNO ATTENTASSE ALLA VITA DI GRETA, LA RAGAZZINA PALADINA DEL CLIMA, AVREBBE SENSO SE QUALCUNO ANDASSE A CERCARE LA MAGLIE PER AVER DETTO CHE L' AVREBBE TIRATA SOTTO CON LA MACCHINA?" - "DOPO L'INCIDENTE IN AUTO MI CHIAMAVANO "CANE SECCO", 'GREMLIN' E 'BARBARELLA' PERCHÉ MI FECI CONVINCERE DA UN CHIRURGO A…" - VIDEO


     
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    Antonello Piroso per “la Verità”

     

    Barbarella.

    Rummenigge.

    PAOLA TURCI NEL 1987 PAOLA TURCI NEL 1987

    Gremlin. Vetraia. Cane secco. Soprannomi rimediati da Paola Turci nel corso della sua esistenza. Arrivata al suo 55° anno di vita, con un nuovo album in uscita -Viva da morire, una botta di energia e solarità, un titolo che richiama come un manifesto quello della canzone del 2017, Fatti bella per te - la cantautrice romana rinasce ancora una volta. Da sé stessa.

     

    PAOLA TURCI PAOLA TURCI

    «Tutti noi abbiamo due vite a disposizione: la seconda inizia quando capiamo di averne solo una». Ascoltando le sue nuove canzoni, rileggendo la sua autobiografia del 2014, Mi amerò lo stesso (con la rievocazione dell' incidente in auto del 1993), mi è tornato in mente questo aforisma.

    «Condivisibile ma non in toto. Fissa un orizzonte temporale definito e definitivo, quasi a indicare una scadenza. Invece bisogna acquisire la consapevolezza che la ripartenza è sempre possibile».

    PAOLA TURCI PAOLA TURCI

     

    «Cosa c' è dietro l' angolo?», chiedeva Maurizio Costanzo nel suo show. E Giancarlo Pajetta, vecchio leader del Pci, replicò: «Un altro angolo».

    «E Cesare Pavese? "L' unica gioia al mondo è cominciare.

    È bello vivere perché vivere è cominciare, sempre, ad ogni istante"».

    Lei che non si vedeva bella, ha cominciato a sentirsi tale dopo quella carambola in autostrada, quando in ospedale, vedendo una sua foto sul giornale, ha giurato a sé stessa: «Non dirò mai più che sono brutta, mai più».

     

    Sofri Bompressi Pietrostefani Sofri Bompressi Pietrostefani

    «Fino a un certo punto ci ho convissuto, con il senso di inferiorità rispetto alla bellezza e all' altezza di mia sorella Francesca e a mia mamma, che rifiutò di partecipare a Miss Italia. Con la mia nonna adorata, che mi ricordava come non a caso Paola in latino volesse dire piccola».

    matteo salvini 2 matteo salvini 2

     

    Paoletta la gnappetta, come si irride a Roma.

    «La "tappa". E l' invito che mi facevano in famiglia: «Sorridi ché l' unica cosa bella che hai sono i denti». Così mi trovavo mille difetti, non mi piacevano le mie gambe, per via dei polpacci pronunciati, tanto che un mio ex mi aveva ribattezzato Rummenigge, come Karl Heinz il calciatore».

     

    Simpatico. Se l' ha vista sul palco nella serata finale del Festival quest' anno, gli sarà venuto uno sturbo: maxiscollatura, giacca da smoking, gambe nude.

    «Il romantico non fa al caso mio, i miei primi produttori discografici mi facevano vestire come una sciura di 40 anni dell' epoca. La femminilità calata dentro abiti che abbiano linee maschili invece mi gusta. Del resto, ricordo l' effetto che mi fece Annie Lennox con un reggiseno di pelle, pantaloni e sopra uno spolverino aperto».

    paola turci paola turci

     

    Nelle memorie dei suoi primi 50 anni è stata spietatamente sincera. A cominciare dalla rievocazione di un grave disturbo, che qualcuno assimila all' anoressia.

    «Sbagliando. L' anoressia è rifiuto del cibo per il desiderio di essere magri, mentre a me è sempre piaciuto mangiare e bere. La mia patologia invece era l' emetofobia, la paura di vomitare. Mi colpì a 16 anni, dopo una gita in barca in cui vidi mia madre star male e vomitare, e innescò un processo che, per paura della nausea, mi avrebbe portato ad assumere medicinali e mangiare poco per circa un anno e mezzo. Arrivai a pesare meno di 50 chili, le costole tutte di fuori, da cui il soprannome "cane secco"».

     

    Maglie Maglie

    Il blocco per la paura di perdere, con il vomito, il controllo di sé.

    «E di poter morire. Come trovarsi sul ciglio di un burrone: hai il terrore che, piegandoti in avanti (la postura di chi vomita), potresti cadere nel vuoto».

    Per fortuna è uscita dal tunnel.

    «Sì, ma un mese e mezzo fa c' è stato una recidiva».

     

    A Sanremo?

    «La mattina di domenica, finito il Festival. In realtà è andato tutto benissimo, ma a causa di dolori alla cervicale e alle vertebre lombari (in passato ho avuto due ernie allineate) ho preso farmaci, fatto iniezioni. Dopo l' euforia della serata finale, mi sono svegliata sotto un tram, non sono nemmeno andata a Domenica In. Solo che, a differenza del passato, quando reprimevo i conati di vomito, questa volta li ho accolti come liberatori, con una mia decisione volontaria e consapevole».

     

    paola turci e francesca fagnani paola turci e francesca fagnani

    Ha presentato una canzone, L' ultimo ostacolo, in cui la figura sullo sfondo è quella di suo padre.

    «"Fermati che non è l' ora dei saluti, vieni qui e abbracciami per due minuti". Frase che, quando l' ho ascoltata per la prima volta, mi ha riportato all' ultimo respiro di mio padre, così come gli altri versi li ho sentiti come un omaggio a quel supereroe che protegge e accudisce, come può appunto essere un papà con la propria figlia».

     

    Anche Fatti bella per te, al Festival 2017, era una rivendicazione: di individualità, personalità, autonomia.

    paola turci e francesca fagnani paola turci e francesca fagnani

    «Le canzoni rimandano sempre al tuo vissuto, a ciò che sei in quel momento. Prima dell' incidente del 1993 avevo inciso Stato di calma apparente: quasi un presagio, non ero felice, soffrivo per una situazione sentimentale non appagante. Due anni fa l' esortazione, non a sfondo estetico, invece era: ci si deve voler bene, bisogna imparare ad accettarsi. Per sé stesse».

     

    Nel suo repertorio le canzoni d' amore tradizionalmente intese - tramonti, chiari di luna, struggimenti - non abbondano. In questo ultimo album poi, un brano è chiarissimo: Io l'amore no.

    «Ne ho cantate solo un paio: Ti amerò lo stesso, che è del 1989, e vent' anni dopo Piccola canzone d' amore. Quest' ultima incisione mi fotografa adolescente, nel mio desiderio di libertà anarchica e di rifiuto di ogni legame».

    paola turci e francesca fagnani paola turci e francesca fagnani

     

    Anche per questo disse no a Almeno tu nell' universo, portata al Festival 1989 da Mia Martini? Ho scoperto che si verificò una strana congiunzione astrale in quella edizione, che lega Mimì, lei e Mietta, tutte e tre presenti.

    «La canzone fu proposta a Mietta e a me. Io non mi ci rispecchiavo. Poi, quando alle prove a Sanremo la sentii eseguire da Mia, mi vennero la pelle d' oca e le lacrime agli occhi. Il destino aveva voluto che finisse a lei ed era giusto così, perché solo lei poteva restituirla al pubblico con quella intensità e partecipazione da brivido».

     

    Barbarella, Gremlin, Vetraia: come sono nati questi vezzeggiativi?

    «Dopo l' incidente. Gremlin è facilmente intuibile, mi vedevo come uno di quei mostriciattoli. La vetraia perché per più di un anno il mio corpo espulse frammenti azzurrognoli del parabrezza, rimasti sottopelle. Barbarella, come la pornostar anni Novanta dalle labbra gonfiate, perché mi feci convincere da un chirurgo ("dobbiamo distogliere l' attenzione dalle cicatrici, facciamo risaltare le labbra, ma senza invasività, esaltando solo i contorni") a iniezioni di collagene. Volevo ammazzarlo: l' effetto fu devastante, per tre mesi non uscii quasi di casa».

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    Nella sua autobiografia racconta di incontri significativi: come quello con Adriano Sofri. Lei prende volentieri posizione, su di lui e sulle questioni più stringenti di attualità politica.

    «Non dovrei? Non sopporto l' ipocrisia di chi talvolta si nasconde: "Non parlo di politica". Ormai se uno cerca di proporre un ragionamento o una riflessione, tanto più se da sinistra, si scatenano gli oscurantisti: "Pensa a cantare", "Sei una radicalchic", di solito aggiungendo "di mer...", "la pacchia è finita", fino al risolutivo: "Stai zitta, tro..."».

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    Mi pare di capire che il governo del cambiamento, almeno in una delle sue componenti, non incontri le sue simpatie.

    «Non mi piace il clima da Medioevo, in cui si fanno distinzioni in base al colore della pelle, in cui - in nome della "difesa della famiglia" con un prossimo congresso a Verona, su cui perfino la Chiesa ha espresso le sue perplessità- si rimette in discussione la legittimità delle unioni civili».

     

    Tornando a Sofri...

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    «Sono andata a trovarlo in carcere più volte, ho letto libri sulla sua storia. Ha accettato stoicamente la pena senza aspettarsi provvedimenti di clemenza. Era conseguente: "Sono innocente, se chiedessi la grazia sarebbe un' ammissione di colpa"».

    D' Accordo, ma la campagna stampa di Lotta Continua contro il commissario Luigi Calabresi, che poi finì ammazzato, fu infamante.

    «Sofri se n' è assunto la responsabilità, però le chiedo: se domani qualcuno attentasse alla vita di Greta Thunberg, la ragazzina paladina del clima, avrebbe senso se qualcuno andasse a cercare Maria Giovanna Maglie per aver detto che l' avrebbe tirata sotto con la macchina?».

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    Essendo stato un incendiario di sinistra in gioventù, con gli anni mi sono convinto che le parole possono essere pietre. O addirittura pallottole. Sarebbe il caso che ci dessimo tutti una regolata, ma mi rendo conto di andare controcorrente. Torniamo alla musica. Da ragazzina ascoltava Patti Smith ma anche cantanti italiane: Giuni Russo, Patty Pravo, Milva, Anna Oxa (tanto che poi ha inciso la cover di Un' emozione da poco). E poi l' Alice di Per Elisa, che rimanda a Franco Battiato, di cui nel 2004, per l' album tributo Voli imprevedibili, ha scelto di interpretare Povera patria.

    «Vabbe', Piroso, ma che fa: provoca? (ride) Le dico solo questo: le sembra normale che un ministro della Repubblica (Matteo Salvini, ndr), che mette bocca su tutto al di là delle sue prerogative, e chiede di non essere processato, possa portare in giudizio uno scrittore (Roberto saviano, ndr), reo di averlo criticato con la stessa veemenza cui il ministro ci ha abituato sui social?».

    paola turci paola turci

     

    Voliamo alto: da atea incise un brano, Ringrazio Dio. Poi, dopo un incontro con papa Giovanni Paolo II, ha scoperto il dono della fede, salvo fare marcia indietro.

    «Credo in Dio, ma senza più quegli aspetti dogmatici che avevo accettato nel momento in cui avevo abbracciato la religione cattolica, a cominciare dall' indissolubilità del vincolo matrimoniale. Dio ci vuole felici. E io ho imparato non più a chiedere, ma solo a ringraziare. Di essere viva. Viva da morire».

     

     

     

     

     

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