1 - SARKOZY RISCHIA 10 ANNI DI CELLA «SOLO ODIO, BASSEZZE E BUGIE»
Francesco De Remigis per “il Giornale”
Moftah Missouri con Sarkozy e Gheddafi
«Non mi sono mai sottratto alla giustizia, non sono al di sopra delle leggi, ma farò trionfare il mio onore». Rischia fino a dieci anni di carcere, Nicolas Sarkozy. Formalmente iscritto nel registro degli indagati per corruzione passiva, finanziamento illecito di campagna elettorale e occultamento di fondi libici, è ormai sottoposto a «controllo giudiziario». Una misura cautelare simile alla libertà vigilata.
Sceglie la tv per passare al contrattacco: «Contro di me solo odio, bassezze e menzogne, nulla di concreto». Da ieri però gli è stato vietato di recarsi Egitto, Tunisia, Sudafrica e Libia. Ha l'obbligo di informare il giudice sui movimenti, oltre al divieto di contattare o incontrare soggetti come il suo ex braccio destro Claude Guéant e l'altrettanto vicinissimo Brice Hortefeux. Entrambi coinvolti.
Moftah Missouri con Sarkozy e Gheddafi
Il padre dei Républicains, 63 anni, è fuori dalla politica attiva dall' autunno 2016 dopo la sconfitta alle primarie a cui contribuirono anche le voci sulle presunte valige con i 5 milioni in contanti che avrebbe ricevuto dai libici. All'epoca erano soltanto voci. Ora rischia un tentacolare processo.
Ai gollisti lascia in eredità lo spettro di un gravissimo affare di Stato. «I fatti di cui sono sospettato sono seri, ne sono consapevole ha ammesso ai magistrati ma se continuo a proclamarlo con la massima costanza e la più grande energia è evidente che si tratta di una manipolazione del dittatore Gheddafi o della sua cerchia di fedelissimi».
sarko gheddafi
«Vivo l'inferno della calunnia in assenza di prove materiali, per questo chiedo ai magistrati di misurare la profondità, la gravità, la violenza dell' ingiustizia che mi viene fatta». Tutte «menzogne», quelle libiche? L'incubo che l'inchiesta sia invece un vaso di Pandora cresce nell' opinione pubblica.
Sarkozy ne è consapevole. Un vaso individuato e non ancora aperto. Cosa c'è dietro le accuse? Dove si nasconde la verità? La destra non è più tanto solida attorno al vincitore degli ultimi dieci anni. Sarkò si stringe attorno agli avvocati. Prepara il ricorso. E in tv nega ogni imputazione. Perfino gli appuntamenti che gli attribuisce il tuttofare libico Takieddine. L'uomo d' affari franco-libanese con «caratteristiche altamente sospette e dal passato pesantemente oscuro», dice Sarkò. Ma teste chiave.
Sarko e Gheddafi
Sarkò aveva già negato ogni accusa all'anticorruzione, che giudica «sufficienti» gli elementi per indagarlo. Ieri sera, ha insistito in tv, davanti a una Francia consapevole di ogni suo vizio, vezzo e abituata a scandali minori; ma forse impreparata a vivere la bufera di un ex capo di Stato coinvolto in quella che si prefigurerebbe come una guerra privata.
«Non ho mai tradito la fiducia dei francesi», vittimizza su Tf1.
Durissima la reazione della presidente del Front National, Marine Le Pen: il caso supera ampiamente la questione dei fondi illeciti ad una campagna presidenziale, «qui si parla della decisione di una guerra (in Libia, ndr), dell' eliminazione di un capo dello Stato (Gheddafi), della destabilizzazione di un Paese e della massiccia ondata migratoria che ha scatenato». «Penso che la giustizia debba andare fino in fondo insiste senza lasciarsi strumentalizzare, perché possono esserci conseguenze pesanti in particolare sul piano internazionale».
gheddafi sarkozy x
L'ombra di una guerra personale per cancellare prove scomode, dietro l' operazione militare in Libia del 2011, si ingigantisce. Lui ribatte: «Come si può affermare che ho favorito gli interessi dello Stato libico? Sono stato io a ottenere il mandato dell'Onu per colpire. Senza il mio impegno politico il regime probabilmente sarebbe ancora presente». Possibile. Ma il defunto Colonnello avrebbe forse qualcosa da dire su quella luna di miele finita in uccisione. L'uccisione di «un pazzo». Era tale, dice Sarkò di Gheddafi.
2 - «GHEDDAFI UCCISO DA INFILTRATI DEI FRANCESI»
Fausto Biloslavo per il Giornale
Chi ha veramente ammazzato Muammar Gheddafi? Ancora oggi non si conosce il nome del giustiziere del Colonnello, che gli ha sparato a bruciapelo in mezzo al caos dei ribelli eccitati dalla cattura.
SARKO GHEDDAFI
L' unica certezza è che il cerchio attorno a Gheddafi si è chiuso grazie all' intervento di droni, elicotteri e caccia della Nato. E probabilmente di una squadra di infiltrati sul terreno.
La fine del Colonnello inizia con una telefonata satellitare che fa a Damasco, forse per garantirsi un rifugio in Siria, intercettata dagli alleati. Così la Nato ha la certezza che il Raìs in fuga è asserragliato nell'ultima ridotta di Sirte, la sua città natale. Il 20 ottobre 2011 Gheddafi e i resti dei suoi fedelissimi decidono l'ultima disperata sortita per sfuggire all'assedio.
gheddafi e sarkozy jpeg
«Nei giorni precedenti c'erano state diverse missioni tattiche di almeno 9 elicotteri su Sirte - ha raccontato al Giornale una fonte Nato -. Uno inglese e gli altri francesi, che colpivano obiettivi mirati». Non sono certo bombardamenti a casaccio. Quando la colonna si mette in marcia è composta da 75 mezzi zeppi di guardie del corpo e con gli ultimi gerarchi del regime.
Un velivolo in ricognizione della Raf individua il convoglio, ma subito dopo un drone Predator pilotato da Las Vegas e decollato dalla base americana di Sigonella lancia il primo missile Hellfire sul convoglio. Sulla scena interviene una coppia di caccia francesi Rafale, già in volo, che martellano la colonna fino a «esaurire il munizionamento».
I raid probabilmente condotti anche con elicotteri mettono fuori uso un terzo del convoglio e una dozzina di mezzi scappano verso sud. Gheddafi è costretto a fermarsi trovando riparo in uno scolo di cemento sotto la strada.
missili per gheddafi big
I piloti dei velivoli Nato e il Predator forniscono continue informazioni alla base Nato di Napoli e Poggio Renatico, che gestisce le operazioni aeree. Parte di queste informazioni vengono girate ai corpi speciali e all' intelligence alleata, al fianco dei ribelli a Sirte.
GHEDDAFI E OBAMA
Quando i ribelli tirano fuori il Colonnello dal suo rifugio scoppia il caos e l'eccitazione per la cattura del nemico numero 1. Gheddafi viene pestato, sodomizzato ed è ferito, ma vivo. Qualcuno grida «ammazziamolo» e altri che bisogna portarlo a Misurata. L'idea è di processarlo ed esibirlo come un trofeo. «L'impressione è che dopo il primo gruppo di insorti che catturano Gheddafi vivo ne sia arrivato un secondo, che sapeva esattamente cosa fare e aveva ordini precisi di eliminare i prigionieri» ha spiegato una fonte riservata del Giornale allora in prima linea. Gheddafi è sanguinante e stremato, ma respira ancora fino a quando arriva il secondo gruppo e lo sbattono su un fuoristrada.
GHEDDAFI E NAPOLITANO
Poi le immagini si confondono, le urla aumentano e si sentono dei colpi d'arma da fuoco. Il Colonnello è morto. Non si capisce e non si è mai saputo chi abbia sparato. L'autopsia rivela che è stato ucciso da un proiettile all'addome e da un altro in testa. Un'esecuzione eseguita da qualcuno «infiltrato» fra i ribelli e arrivato con il secondo gruppo.
Tempo dopo Mahmoud Jibril, primo ministro alla caduta del regime, si è detto convinto che «un agente straniero mescolato ai rivoluzionari ha ucciso Gheddafi». In tanti in Libia sono convinti che sia stata un' operazione pilotata dalla Francia per tappare la bocca al Colonnello per sempre, ma la verità non si saprà mai.