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    “SARRIVEDERCI” – DOPO LA DISFATTA TENNISTICA CONTRO IL CITY, IL TECNICO NEL MIRINO DI STAMPA E TIFOSI DEL CHELSEA CHE CHIEDONO LA SUA TESTA – LUI: “MAGARI IL CLUB MI CHIAMASSE, COSÌ POTREI PARLARE CON IL PRESIDENTE, VISTO CHE NON LO SENTO MAI…” – BUFERA ANCHE SU HIGUAIN: SPUTA NEL TUNNEL DELLO STADIO DEL CITY – VIDEO


     
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    Antonello Guerrera per la Repubblica

     

    sarri sarri

    Sui social c' è la caccia a Sarri, anzi la cacciata di Sarri, « Sarrivederci » , come pretendono in molti dopo la disfatta tennistica del Chelsea contro il City. Per una sconfitta più umiliante del 6- 0 di domenica, bisogna risalire al 7- 0 inflitto dal Nottingham Forest di Brian Clough nell' aprile del 1991. I tabloid, Sun e Daily Mail su tutti, già parlano di possibile esonero per Sarri, visto il quinto posto condiviso con l' Arsenal, un punto sotto lo United che era a -11 un mese fa.

     

    Del resto, i precedenti tra il patron Abramovich e i vari Mourinho e Conte sono poco confortanti. Ma lui, l' allenatore toscano, resiste: «Chiedete alla società, anzi, se mi chiamasse finalmente potrei parlare con il presidente, visto che non lo sento mai. Non si è mai tranquilli in questo mestiere, ma io sono più preoccupato della performance della mia squadra».

     

    sarri sarri

    La rasoiata contro la società («visto che non la sento mai») non è nuova nella dialettica aziendale di Sarri, ma stavolta può esser letta come una richiesta di aiuto al club e allo stesso Abramovich.

    Perché già in passato lo spogliatoio del Chelsea si è dimostrato sanguinario ( Villas- Boas il sacrificio preferito) e dopo il recente e clamoroso sfogo di Sarri contro i suoi dopo l' altra figuraccia contro l' Arsenal, il timore è che torni l' anarchia.

     

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    Da tempo il " Sarri Ball" ( già storpiato nel lamentoso "Sarri Bawl") si è inceppato. L' arrivo di Higuain non ha risolto le cose, nonostante il Chelsea avesse iniziato a singhiozzare dopo la depressione sportiva di Morata e l' infruttuoso esperimento di Hazard falso nueve alla Mertens. Ieri il Chelsea ha mostrato le sue ultime, gravi lacune: terzini che si fanno prendere in mezzo, Jorginho sempre più imbarazzante, David Luiz allo sbando, una mezz' ala sinistra in cerca d' autore che colmi la pochezza di Kovacic e Barkley e soprattutto un' inquietante tendenza a schiantarsi alle prime difficoltà. Non è un caso che nelle ultime due pesantissime sconfitte fuori casa, quella di ieri all' Etihad e quella di Bournemouth ( 4- 0), i blues abbiano preso tre- quattro gol in pochi minuti. Segno di una palese incapacità a soffrire e a resistere nei momenti difficili.

     

    Eppure dopo gli elogi delle prime dieci giornate, nonostante una preparazione ridicola a causa del suo tormentato arrivo, ora a Sarri viene rimproverata la sua cocciutaggine tattica. L' ex star del calcio inglese Jamie Redknapp lo ha criticato duramente per la sua rigidità monolitica, per la sua insistenza a far giocare uno spaesato Jorginho playmaker («quanto gli brucia aver snobbato il City in estate?», provoca il Sun), mentre il mediano Kanté è relegato a mezz' ala come Allan. Ma Sarri non ci sente: «La sconfitta è arrivata perché non abbiamo giocato il mio calcio. Che resta il mio obiettivo, perché non lo voglio cambiare».Che la Waterloo di Sarri si sia palesata con Guardiola è curioso.

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    L' ex allenatore del Barcellona è un po' il suo alter- ego, il bivio esistenziale del tecnico toscano, il Dorian Gray della sua carriera e del suo futuro: giocano alla stessa maniera ( 4- 3- 3), vanno addirittura a cena insieme (raro per Sarri), le loro squadre realizzano un numero simile di passaggi, tackle e occasioni, anche Pep il primo anno ha steccato in Premier nonostante opulenze e sostegno illimitati del City, mentre Sarri ha saputo dell' acquisto di Pulisic dai giornali. Ma Guardiola, quando necessario, ha cambiato. Col Barça ha giocato persino a 3 dietro. L' ex Napoli invece non vuole cambiare, mai. Forse è questa la sua sliding door: diventare un tecnico totale come Guardiola o trasformarsi in un' incompiuta zemaniana, devoto a un' ortodossia bella e fatale.

     

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