1 - C'È UN GIOCO PERSONALE LA GRANDE CRISI È ALLE SPALLE
Mario Sconcerti per il “Corriere della sera”
mario sconcerti
Prosegue il buon momento dell'Italia. Vanno bene i ragazzi, va anche meglio la Nazionale di Mancini che arriva ormai esperta alle qualificazioni per l'Europeo. La grande crisi è alle spalle, davanti non c'è per forza un futuro radioso, ma una squadra interessante, con un gioco molto personale. La Grecia è un piccolo avversario, sono anni che da quelle parti nascono soltanto difensori. La facilità con cui l'Italia segna tre gol in dieci minuti non ammette contraddizioni: siamo molto più forti dei greci, che non giocano a calcio, non hanno idee, quasi inciampano su se stessi.
roberto mancini foto di bacco
L'Italia gioca un calcio audace, i difensori classici sono appena due, Bonucci e Chiellini. Emerson è un'ala sinistra stabile che sposta verso il centro Insigne. Questo porta la gran parte della manovra verso sinistra, dove appunto c'è abbondanza di uomini e di idee. Verratti è in grande serata, dà molta confidenza agli avversari, ma quasi sempre li supera in fantasia e perfino in fisico. Verratti è basso ma ha gambe forti come tronchi d'albero, è difficilmente spostabile.
L'Italia ha molta qualità in più dovunque ma soprattutto in mezzo al campo. Questo permette di giocare a due tocchi, una velocità d'esecuzione che i greci non possono sostenere. Infatti appena dentro la partita vengono travolti. I gol nascono in molti modi: di forza, di quantità, in contropiede. Mancini non lascia mai meno di cinque giocatori nella fase di attacco. Da destra a sinistra sono Chiesa, Barella, Belotti, Insigne ed Emerson.
grecia italia 19
Questo gli dà continua superiorità senza che il centrocampo ne risenta. Vedremo nel tempo se la soluzione è merito della nuova Italia o della leggerezza dell' avversario.
È stata comunque una partita esemplare, appena macchiata da un paio di errori nei passaggi in difesa, abbastanza classici per giocatori che devono, per dare il meglio, essere sempre un po' velleitari. In conclusione, non siamo arrivati, ma stiamo tornando, abbiamo un gioco e voglia di dimostrarlo. Ci mancano punte vere, ma non era la serata in cui accorgersene, potevamo con gli altri segnare 4 o 5 gol.
2 - IL CORAGGIO DI OSARE
Gigi Garanzini per “la Stampa”
grecia italia
Tre gol fuori casa in dieci minuti, a cavallo della mezzora del primo tempo, non sono uno scherzo. E non arrivano per caso. E' da lì che si deve partire per misurare la crescita dell'Italia di Mancini. Che il mazzo in mano l'aveva preso da subito, in pieno controllo del match, cercando di capire con i due playmaker Verratti e Jorginho da che parte convenisse provarci. Scelta la corsia di sinistra, per brillantezza propria e manifesta inferiorità altrui, il fatturato è venuto da sé.
Uno strappo furibondo di Belotti, che sul posto ha lasciato Manolas, non uno qualunque, con comodo assist per Barella, un'apertura per Insigne che si è messo in proprio con l'interno destro d'ordinanza, un cross di prima dell'ottimo Emerson per l'anticipo in acrobazia di Bonucci. In un crescendo di velocità, di convinzione, di giocate che divertono gli autori prima ancora degli spettatori, che è poi il segreto delle grandi squadre.
verratti
Poi piano con la grande squadra, si capisce. Con il Var, o a scelta un guardalinee non distratto, la piccola squadra cioè la Grecia avrebbe avuto diritto a un rigore tra il primo e il secondo gol. E qualcosa sarebbe cambiato. Ma si sa che la fortuna aiuta gli audaci, e non c' è dubbio che proprio l' audacia, il coraggio di osare, sia tra i fattori di crescita di una Nazionale che più la vedi e più ti convinci che possa andare lontano. Anche perché è matura abbastanza da capire che con tre gol di vantaggio e tre giorni prima della Bosnia tanto valeva gestire.
Ma nella trequarti altrui, non nella propria. Palleggiando in sicurezza, continuando a provarci pur senza esagerare, ma soprattutto concedendo poco: e quel poco per leggerezze individuali, di Bonucci, De Sciglio, Jorginho, a quel punto anche comprensibili. Con il valore aggiunto delle alternative, che non sono poche e in parecchi casi valgono i titolari. E la prospettiva, alla luce anche dei risultati delle giovanili, che il futuro possa davvero tingersi d' azzurro. Chi l' avrebbe mai detto, soltanto un anno fa?