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    BOLLORE’ NELLA TENAGLIA DI CONSOB E GOVERNO - SE DOVESSE ESSERE DIMOSTRATO IL CONTROLLO DI VIVENDI SU TIM, IL FINANZIERE BRETONE SAREBBE IN UN ANGOLO: AVREBBE L'OBBLIGO DI CONSOLIDARE NEL PROPRIO BILANCIO I CONTI TELECOM (CON 32 MILIARDI DI INDEBITAMENTO) E FAREBBE SCATTARE I POTERI SPECIALI CHE LA LEGGE ATTRIBUISCE AL GOVERNO A TUTELA DELL' INTERESSE NAZIONALE - LO SCENARIO  


     
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    BOLLORE CANAL BOLLORE CANAL

    Paolo Baroni per “la Stampa”

     

    La risposta di Vivendi alla nuova richiesta di chiarimenti avanzata dalla Consob arriverà domani o al più tardi martedì. L'istanza è stata inoltrata al gruppo di Vincent Bolloré solo ieri sera attraverso l' Autorité des marchés financiers francese, e trattandosi di questione particolarmente delicata non può essere certamente presa sottogamba. Richiede un po' di tempo e probabilmente a Parigi dovranno attivare una folta schiera di consulenti per fornire una risposta inattaccabile.

     

    DE PUYFONTAINE BOLLORE DE PUYFONTAINE BOLLORE

    La nostra Commissione di controllo della Borsa non è infatti rimasta soddisfatta delle precisazioni fornite venerdì da Tim e per questa ragione è tornata alla carica per chiedere al suo principale azionista se ha o meno il controllo sulla società ai sensi dell' articolo 2359 del nostro Codice civile anche solo sottoforma di influenza dominante. Vivendi detiene da fine 2015 il 23,9% del capitale di Tim e solamente dalla scorsa settimana ha dichiarato di avere la direzione ed il coordinamento delle attività dell' ex Telecom Italia.

     

    bollore e de puyfontaine assemblea vivendi bollore e de puyfontaine assemblea vivendi

    Insomma un controllo di fatto, ma non diritto. Che è anche la risposta che in questi giorni, informalmente, la compagnia telefonica ha fatto filtrare come risposta all' iniziativa del governo che a sua volta sta valutando e attivare o meno i «golden powers». In realtà secondo l' Antitrust europeo quello di Vivendi si configura già come controllo su Tim. Ed è quello che vuole chiarire ora la Consob una volta per tutte invitando «senza indugio» i francesi a pronunciarsi.

     

    BOLLORE' VIVENDI BOLLORE' VIVENDI

    Da Parigi, alla vigilia della decisione, sembra si stiano orientando per formula una risposta negativa, della serie «no, non abbiamo il controllo di Tim». Ma questo non esclude che la Commissione guidata da Giuseppe Vegas, alla luce dell' istruttoria che sta conducendo, arrivi comunque ad acclararlo.

     

    A quel punto il gruppo di Bolloré si troverebbe in una doppia morsa: da un lato avrebbe infatti l' obbligo di consolidare nel proprio bilancio i conti della telecom italiana (compresi i 32 miliardi di indebitamento lordo), e dall' altro farebbe automaticamente scattare i poteri speciali che la legge attribuisce al governo a tutela dell' interesse nazionale.

     

    vincent bollore dal financial times vincent bollore dal financial times

    E alla fine di questa procedura Tim potrebbe anche essere messa nelle condizioni di separarsi dalla rete o forse anche solo da Telecom Sparkle, la società che gestisce il network internazionale ed una serie di snodi che collegano Europa, bacino del Mediterraneo, Medio Oriente e Nord Atlantico.

     

    Da tempo si ragiona su una operazione che avrebbe come protagonista la Cassa depositi e prestiti allo scopo di dar vita ad una nuova società a prevalente controllo pubblico a cui far gestire l' infrastruttura nazionale di tlc, e nella quale conferire anche Open Fiber ( la joint venture con Enel nella banda ultralarga). Ma mentre sul fronte politico l' idea dello scorporo sembra avanzare, all' Enel di mollare Open Fiber proprio non ne vogliono sapere.

     

    «Quale sarebbe l' interesse di Enel e dei suoi azionisti di possedere una quota del 5% della società post-fusione? Enel non ha come scopo l' investimento finanziario in una società che opera in un settore dal quale, tra l' altro, il gruppo è uscito qualche anno fa», ha spiegato ieri dalle colonne del Sole 24 ore l' ad del gigante elettrico, Francesco Starace. Che anzi conta «di restare nel capitale di OF per un considerevole numero di anni».

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