1. MISSIONI ALL' ESTERO, IL GOVERNO STUDIA IL RITIRO GRADUALE DALL' AFGHANISTAN
Grazia Longo per la Stampa
Non subito e non senza un' intesa con i Paesi alleati della Nato. Ma l' obiettivo è quello di un progressivo ritiro delle nostre truppe dall' Afghanistan. Ufficialmente non trapela ancora nulla, ma l' obiettivo del graduale ritiro è molto di più di una ipotesi.
TRUMP SALVINI
Tant' è che il M5S lo aveva ampiamente caldeggiato anche prima della campagna elettorale e ora Elisabetta Trenta, ministra pentastellata della Difesa, punterebbe a mettere in pratica quanto annunciato. Senza però rinunciare ad una sempre maggior collaborazione anche con la Russia senza per questo trascurare l' alleanza con gli Stati Uniti. Due temi che viaggiano sulla stesso binario.
Sono tanti e complessi i dossier all' esame della ministra della Difesa, ma tra quelli più «caldi», come affiora da via XX Settembre c' è il posizionamento dell' Italia con la Nato, sullo sfondo dello scacchiere delle nostre missioni militari all' estero. A partire proprio dall' Aghanistan, dove le forze armate, presenti da 16 anni, sono destinate a una graduale smobilitazione. Tempi e modalità devono ancora essere definiti nel dettaglio, ma l' intesa tra i Cinque Stelle e la Lega si profila avviata in questa direzione.
L' inversione di rotta, dopo la volontà di avviare una missione italiana a Kabul in seguito all' attento alle Torri gemelle di New York l' 11 settembre 2001, non è frutto di un pregiudizio ideologico ma più legato a ragioni di equilibri di bilancio.
Le cifre
americane in afghanistan
Attualmente sono 6.698 i militari impegnati in 33 diversi teatri internazionali. Il Rapporto MILX 2018 ha fotografato, infatti, un incremento della spesa militare italiana: 25 miliardi di euro nel 2018 (una cifra che corrisponde all' 1,4% del Pil), un aumento del 4% rispetto al 2017 che rafforza la tendenza di crescita avviata dal governo Renzi (+8,6 % rispetto al 2015) e che riprende la dinamica incrementale delle ultime tre legislature (+25,8% dal 2006) precedente la crisi del 2008.
Nell' agenda di Elisabetta Trenta - 51 anni oggi al suo primo giorno al ministero, esperta di missioni militari all' estero - c' è inoltre anche la valutazione sulla presenza dei 500 militari italiani in Niger. Un' iniziativa rivolta a contrastare il traffico di esseri umani e il terrorismo islamico. E che potrebbe, anche questa, subire dei cambiamenti. Secondo la titolare del dicastero della Difesa è infatti importante «lavorare al fianco dei nostri alleati per la stabilizzazione delle aree di crisi». Ma con un ma, perché «ogni cornice è a sé e va studiata approfonditamente, ogni tipo di intervento va conciliato con i reali interessi strategici del nostro Paese».
Significa forse che anche la missione in Niger è destinata ad essere ridotta? È presto per dirlo. La ministra è convinta che compito «delle Forze Armate sia la difesa dello Stato.
ventimila soldati usa feriti in afghanistan
Esse hanno altresì il compito di operare al fine della realizzazione della pace e della sicurezza in conformità alle regole del diritto internazionale ed alle determinazioni delle organizzazioni internazionali delle quali l' Italia fa parte, nello spirito dell' articolo 11 della Costituzione».
Ma la minaccia jihadista non può essere trascurata, anzi. «Occorre investire su fronti più produttivi e in strumenti più adeguati ad affrontare le nuove minacce che ci troviamo davanti. La cybersecurity è uno di questi. Di fronte all' estremismo islamico, la Difesa è un attore strategico e la Cyber defense diventa una attività di primaria importanza.
Le reti di sicurezza sono il tema del futuro. La nuova prevenzione passa da sistemi di machine learning e dalle reti neurali».
Altrettanto utile è anche «continuare con l' opera di monitoraggio e valorizzazione del patrimonio immobiliare della Difesa al fine di recuperare risorse finanziare spendibili in altri settori o fruibili in altri servizi di pubblica utilità». Terrorismo e missioni all' estero a parte, non va dimenticato neppure l' attività sul territorio nazionale delle Forze armate, a tutela della nostra sicurezza e delle emergenze. «Il concorso alla sicurezza dei nostri cittadini va garantito attraverso l' impegno costante delle nostre donne e dei nostri uomini nell' operazione ormai pluriennale di Strade Sicure».
SOLDATI ITALIANI IN AFGHANISTAN copyright L'ESPRESSO
Con un occhio rivolto alla tutela dei nostri militari, omologando i loro diritti a quelli degli altri eserciti europei: «Occorre seguire la direzione data dalla sentenza della Consulta dello scorso aprile».
La risposta alle accuse C' è tanto lavoro da fare, insomma, ed Elisabetta Trenta non è intenzionata a farsi distrarre «dagli attacchi strumentali delle opposizioni». E così di fronte alle critiche del Pd che le contesta un conflitto di interessi per la presidenza alla Sudgestaid, il consorzio che ha assoldato contractor in Medio Oriente, risponde che si tratta di «polemiche sterili, anche perché basta la verità per screditare certe accuse: io non sono mai stata presidente di Sudgestaid, bensì una semplice dipendente senza alcun potere di firma».
2. L' AVVERTIMENTO DI WASHINGTON "L' ITALIA È UNA NAZIONE CHIAVE A KABUL" A RISCHIO LA COLLABORAZIONE CON GLI USA
SOLDATI ITALIANI IN AFGHANISTAN copyright L'ESPRESSO
Paolo Mastrolilli per la Stampa
Il ritiro dei soldati italiani dall' Afghanistan provocherebbe un problema molto serio, perché il nostro Paese ha un ruolo di riferimento in questo intervento, e rischierebbe di danneggiare i rapporti con gli Usa oltre la questione specifica.
Venerdì il Consiglio per la Sicurezza Nazionale della Casa Bianca aveva inviato a La Stampa questa dichiarazione: «Gli Stati Uniti sono ansiosi di lavorare strettamente con il nuovo governo italiano. L' Italia è un pilastro dell' economia europea, e uno dei nostri alleati più forti sulla scena internazionale. È una nazione chiave in Afghanistan, contribuisce attivamente alla sconfitta dell' Isis e alla stabilizzazione dell' Iraq, e il garante della sicurezza nella regione mediterranea». Era chiaro l' invito a proseguire le missioni a Kabul, Baghdad e contro lo Stato Islamico. Su questi punti il Pentagono si era fatto spesso sentire con i colleghi italiani durante la crisi, offrendo l' assistenza Usa, pur di conservare la collaborazione.
SOLDATI ITALIANI IN AFGHANISTAN copyright L'ESPRESSO
La richiesta dei generali L' Afghanistan però è una questione centrale. Il presidente Trump ha riconsiderato di recente l' intervento e, pur essendo in generale favorevole a ridurre l' impegno americano all' estero, ha accettato la richiesta dei militari di rafforzare il contingente, perché questa presenza è fondamentale per impedire il ritorno di Al Qaeda o il radicamento dell' Isis nel Paese. Sul piano personale, poi, non va trascurato il fatto che il figlio del capo di gabinetto della Casa Bianca Kelly è morto durante una missione contro i taleban.
ELISABETTA TRENTA - GIUSEPPE CONTE
Il termine esatto usato dal Consiglio per la Sicurezza Nazionale è che l' Italia è una «framework nation» in Afghanistan, e questo complica le cose.
Si tratta infatti di un concetto adottato di recente dalla Nato, per indicare i Paesi di riferimento nelle missioni internazionali, che oltre a inviare i loro contingenti coordinano le risorse degli alleati più piccoli.
Dunque il ritiro di Roma, anche se progressivo, provocherebbe un problema strategico superiore all' assenza stessa dei suoi militari.
Una simile scelta metterebbe a rischio l' intera collaborazione con gli Usa. In ballo ci sarebbe anche lo spostamento in Italia di asset dalla Gran Bretagna, oltre alla conferma della partecipazione al progetto F35. Molto significativo poi è il riferimento al nostro ruolo come garanti della sicurezza nel Mediterraneo, che per Washington significa soprattutto il lavoro compiuto in Libia. Non a caso, proprio di recente Roma ha ricevuto l' investitura come base principale da cui gestire le operazioni di intelligence a Tripoli.
elisabetta trenta
Arginare Macron Non potendo tornare ad avere una forte presenza nel Paese, gli Usa ci hanno sempre considerato il «proxy» preferito in Libia, per la nostra capacità di tenere aperti tutti i canali, anche se il vuoto governativo degli ultimi mesi ci ha fatto perdere terreno. Nonostante il buon rapporto personale tra Macron e Trump, l' interventismo dell' Eliseo nella nostra ex colonia, e nell' intera regione nordafricana, non viene visto sempre in maniera favorevole.
Amanda Kadlec della Rand Corporation ha scritto che «l' iniziativa francese di riunire i libici a Parigi mi ricorda gli sforzi che la Francia aveva fatto per portare gli algerini a Roma alla fine della guerra civile degli anni Novanta. L' analisi di quella vicenda indica che l' intervento francese causa più danni che vantaggi, e possibilmente prolunga anche la guerra».
elisabetta trenta luigi di maio
Durante le consultazioni, l' ambasciata di Via Veneto aveva verificato la disponibilità di M5S e Lega a proseguire questa collaborazione, anche in relazione alla Russia. Preoccupano i rapporti stabiliti da Salvini col partito di Putin, ma proprio per questo c' è la volontà di dialogare. «Se nel pieno della Guerra Fredda - è il ragionamento - parlavamo col Pci, non si vede perché ora non dovremmo farlo con la Lega». Anzi, il dialogo potrebbe rivelarsi uno strumento utile proprio per indebolire i piani di Putin per destabilizzare l' Occidente. Di Maio, invece, aveva dato indicazioni più rassicuranti. Alla Casa Bianca ora aspettano di vedere i fatti concreti, ma il ritiro dall' Afghanistan sarebbe un primo segnale negativo molto importante.