Estratto dell'articolo di D. F. per il “Corriere della Sera”
sinwar hamas gaza
Sta seduto sulla poltrona a gambe incrociate, le mani appoggiate sui braccioli, l’uniforme devota — camicia bianca, pantaloni neri — accompagnata dall’audacia dei calzini a righe, sulla faccia lo stesso sorriso di sfida alle regole integraliste nel vestire e alle bombe israeliane: sono ancora qui, comodo e rilassato davanti a casa a mia, anche se me l’avete distrutta.
I servizi segreti da quel giorno costruiscono un nuovo profilo psicologico di Yahia Sinwar, il capo di Hamas dentro Gaza. Capiscono che qualcosa nella mente del boss è cambiato, non è questione di minacce esterne, della guerra con Israele, degli ultimi 11 giorni di conflitto nel maggio del 2021. È la politica interna, come sempre, a strattonare le strategie anche in un’organizzazione terroristica.
Yahya Sinwar
Sinwar ha fatto i conti sulle dita di una mano: quattro ballottaggi prima di essere rieletto leader del movimento, l’opponente che non mollava fa parte dei fondatori, è considerato più oltranzista, più duro di lui. Così gli psicologi dello Shin Bet rimettono mano al dossier: analizzano la gestualità e i comportamenti dell’uomo che fino a quel momento credevano di conoscere, di poter prevedere.
«Il modo in cui cammina per le strade — commenta una fonte al quotidiano Haaretz dopo la tregua di due anni fa —, il fatto che accetti di immergersi tra la gente, di lasciarsi toccare. Sono tutti elementi nuovi. Sta creando il suo mito personale, parla di sé come il prescelto da Dio: è lui che deve combattere per Gerusalemme in nome dei musulmani».
hassan eslaiah con il leader di hamas yahya sinwar
Il fervore brutale di quello che in questi 35 giorni di guerra è il ricercato numero uno, il trofeo che l’esercito vuole mostrare agli israeliani, era evidente fin dai primi interrogatori. Adesso — come sostiene l’intelligence — si nasconderebbe in un bunker dalle parti dell’ospedale Shifa a Gaza City.
Non ha mai nascosto quanto la necessità di mantenere la purezza dell’ideologia fondamentalista fosse parte della sua missione, fin da quando spingeva la carrozzella dello sceicco Ahmed Yassin, ispiratore religioso della violenza terrorista. [...]
Yahya Sinwar