L'AUDIO TRA TRUMP E COHEN
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Martedì sera la CNN ha trasmesso in diretta la registrazione di una conversazione dell’agosto 2016 tra l’allora candidato alle elezioni presidenziali Donald Trump e il suo ex avvocato personale Michael Cohen, in cui si discute di un pagamento per evitare la diffusione di una storia su una relazione tra Trump e la modella Karen McDougal avvenuta tra il 2006 e il 2007, quando Trump era sposato con l’attuale first lady Melania.
La registrazione – che Cohen fece in segreto – dura circa due minuti, ma la parte rilevante per la questione McDougal è l’ultimo scambio di battute tra i due.
karen mcdougal, un'altra amante di trump
Cohen dice che ha bisogno di aprire una società per gestire i pagamenti necessari ad assicurarsi che la storia di McDougal non diventi pubblica.
Trump chiede quanto ci sia da pagare, «centocinquanta?».
Cohen conferma e dice che si sta occupando anche del finanziamento per l’operazione.
Trump gli chiede chiarimenti e – dopo qualche parola incomprensibile – dice la parola «cash», contanti.
Cohen dice «no, no, no, no ci penso io»
Infine si sente Trump mormorare la parola «assegno».
Michael Cohen e Trump
Ok, ora dall’inizio: di cosa stiamo parlando?
Della registrazione si parlava da venerdì scorso, dopo che il New York Times aveva scritto della sua esistenza.
Il New York Times aveva spiegato che il contenuto della registrazione era importante per almeno tre ragioni: smentiva che Trump non sapesse niente del pagamento a McDougal, come aveva detto; mostrava le spregiudicate tattiche con cui Trump aveva gestito la sua campagna elettorale; lasciava intuire che Cohen potrà essere sempre più un problema per Trump, ora che ha deciso di collaborare con gli investigatori.
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Cohen, infatti, è da tempo sotto indagine da parte dell’FBI per il sospetto che mentre lavorava per la campagna di Trump abbia violato le norme che regolano come e quanto si possa spendere in campagna elettorale, ed è stato di fatto scaricato da Trump. Le violazioni attribuite a Cohen riguardano un altro presunto pagamento fatto per mettere a tacere un’altra storia imbarazzante: quello che sarebbe stato fatto alla pornostar nota come Stormy Daniels, più o meno nello stesso periodo.
Da venerdì scorso gli avvocati di Trump hanno detto che il contenuto della registrazione avrebbe mostrato la totale estraneità di Trump da tutta la storia del pagamento a McDougal; mentre gli avvocati di Cohen avevano detto il contrario, cioè che la conversazione dimostrava che fu Trump a dirigere l’operazione.
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La registrazione sembra in parte dare ragione agli avvocati di Cohen, ma non si può davvero considerare una prova definitiva di quello che è successo.
È importante tenere presente inoltre che la registrazione, che lo scorso aprile era stata anche sequestrata dall’FBI durante una perquisizione negli uffici di Cohen, è stata data a CNN dagli avvocati di Cohen dopo che gli avvocati di Trump avevano deciso di non avvalersi della protezione che si applica a tutte le conversazioni tra un avvocato e un suo cliente, accettando di fatto che potesse diventare pubblica. Sono stati gli avvocati di Trump, quindi, a permettere la diffusione di questa registrazione.
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Un altro passo indietro, la storia di McDougal
Karen McDougal, oggi 47enne, è una modella che negli Novanta aveva avuto una discreta fama perché fece parte del giro delle Playmate, le modelle della rivista Playboy. Durante la campagna elettorale che portò all’elezione di Trump disse che aveva avuto una relazione con Trump tra il 2006 e il 2007, quando Trump era già sposato con Melania e faceva il conduttore della trasmissione The Apprentice.
McDougal a quel punto vendette i diritti esclusivi di raccontare la sua storia al National Enquirer, un tabloid di proprietà del gruppo American Media Inc., controllato da David Pecker, amico personale di Trump e Cohen. Dopo aver pagato 150.000 dollari per i diritti sulla storia di McDougal, il National Enquirer decise di non pubblicarla: il sospetto è quindi che dietro all’accordo ci fosse Trump e che il National Enquirer gli stesse facendo un favore. Di fatto non era stato fatto niente di illegale. Come parte dell’accordo, a McDougal era stato vietato di parlare pubblicamente della storia.
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La conversazione registrata tra Trump e Cohen si inserisce a questo punto della vicenda. Siamo ad agosto del 2016, i diritti per la storia di McDougal sono del National Enquirer e Trump e Cohen sembra che discutano di come riprenderli sotto il loro controllo, comprandoli da American Media Inc. Nella registrazione i due fanno riferimento a «il nostro amico David» (che probabilmente è proprio David Pecker) e parlano del fatto che sarebbe meglio avere il controllo delle informazioni, perché non si sa mai cosa può succedere. «Potrebbe essere investito da un camion», dice Trump parlando probabilmente di David Pecker.
Nell’ottobre 2016 il Wall Street Journal scrisse per la prima volta che il National Enquirer aveva pagato McDougal per non parlare della sua relazione con Trump. L’allora portavoce di Trump negò che Trump avesse mai saputo niente di tutta la faccenda o che avesse avuto a che fare con il pagamento.
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L’affare con David Pecker, alla fine, non si fece. Non sappiamo perché e gli avvocati di Trump non lo hanno mai spiegato. Karen McDougal quest’anno ha fatto causa ad American Media Inc. per riavere i diritti sulla sua storia: le due parti hanno trovato un accordo di compromesso lo scorso aprile e McDougal per ora non ha diffuso informazioni sulla sua relazione con Trump.
Cosa ci dice la registrazione
Dalla registrazione si capisce una cosa importante, almeno secondo i più importanti giornali statunitensi. Trump sapeva che fosse in corso una qualche operazione da parte di Cohen per controllare la diffusione della storia di McDougal, e che questa operazione avrebbe implicato un qualche tipo di pagamento a David Pecker.
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Mentre parla con Cohen non ha mai un tono stupito o sorpreso, sembra capire bene quello che sta succedendo e interviene anche dicendo che aveva pensato parecchio alla faccenda. Questo vorrebbe dire che nell’ottobre 2016 Trump sapeva benissimo della faccenda del National Enquirer.
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Quello che non si capisce, invece, è se Trump avesse chiesto a Cohen di pagare Pecker in contanti, in modo che il pagamento non fosse tracciabile. Nella registrazione si sentono Cohen e Trump parlare del metodo di pagamento più opportuno per l’operazione e si sente Trump dire la parola “cash”. Il contesto in cui la dice, però, non è chiaro e ci sono due interpretazioni contrastanti.
Cohen dice che Trump gli stava chiedendo di pagare in contanti per sistemare la cosa, Trump dice che gli stava dicendo la cosa opposta: che gli stesse cioè dicendo di non pagare in contanti. Parte della frase è confusa e poco comprensibile, per questo entrambe le interpretazioni sono possibili. Una trascrizione completa di tutta la conversazione la trovate qui.
Gli avvocati di Trump hanno diffuso una trascrizione della conversazione in cui le parole poco udibili prima che Trump dica la parola “cash” sono indicate come “don’t pay with”: la frase completa allora sarebbe «Don’t pay with cash», non pagare in contanti.
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Gli avvocati di Cohen hanno invece molto insistito sul fatto che si senta Trump dire la parola “cash” e hanno spiegato che questa è la prova che non solo Trump sapesse di tutta l’operazione ma che lui spingesse per insabbiarla in modo quantomeno losco.
Cosa significa tutto questo?
L’indagine sul conto di Cohen riguarda il pagamento di una grossa somma di denaro per mettere a tacere una storia imbarazzante sul conto di Donald Trump.
Il rischio per Cohen e per Trump è che venga dimostrato che i soldi arrivavano dai fondi del comitato elettorale di Trump: e questa sarebbe una violazione delle regole statunitensi sulle spese permesse durante una campagna elettorale.
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L’indagine, a quanto sappiamo, non riguardava il pagamento a Karen McDougal ma quello a Stormy Daniels, di cui non si parla nella registrazione. La registrazione, quindi, potrebbe diventare un problema solo nella misura in cui aiutasse a dimostrare che Trump era a conoscenza di quello che stava succedendo con questi insabbiamenti e che fosse a conoscenza del fatto che la sua campagna stava pagando per tenere nascoste le storie.
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