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    SONO PIÙ DI SEI MILIONI GLI ITALIANI COLPITI DA IPERTROFIA PROSTATICA BENIGNA, L'INGROSSAMENTO E L'INFIAMMAZIONE DELLA PROSTATA CHE PUÒ AVERE GRAVI CONSEGUENZE, DALLA RITENZIONE URINARIA ACUTA AL RICORSO AL BISTURI - SENZA DIMENTICARE CHE ALCUNI SINTOMI SONO COMUNI A QUELLI DEL CANCRO PROSTATICO - EPPURE SOLO IL 22% DEI PAZIENTI SEGUE CORRETTAMENTE LE TERAPIE - ECCO COSA FARE


     
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    Fabrizio Assandri per “la Stampa”

     

    prostata prostata

    Sono più di sei milioni gli italiani colpiti da ipertrofia prostatica benigna, l' ingrossamento e l' infiammazione della prostata che può avere gravi conseguenze, fino alla ritenzione urinaria acuta e all' inevitabile ricorso al bisturi. Senza dimenticare che alcuni sintomi sono comuni a quelli del cancro prostatico. Eppure solo il 22% dei pazienti segue correttamente le terapie. E molti non sanno nemmeno di avere quella che è una vera e propria malattia e si «curano» con il fai-da-te.

     

    I sintomi sono sottovalutati, spesso considerati inevitabili, perché legati all' età. Anche per questo, nel congresso della Società Italiana di Urologia organizzato a Venezia, si è discusso della necessità di una campagna di comunicazione che spinga gli uomini a fare prevenzione come le donne, per le quali la visita ginecologica non è un tabù.

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    «La necessità di alzarsi più volte durante la notte per urinare, l' urgenza di vuotare la vescica in modo frequente anche durante il giorno e il getto di urina sempre più debole, con una sensazione di mancato svuotamento: sono i sintomi dell' ipertrofia prostatica benigna - spiega Cosimo De Nunzio, del dipartimento di urologia dell' Ospedale Sant' Andrea, Università La Sapienza di Roma -. Sullo sviluppo della malattia incidono molti fattori: invecchiamento, modificazioni ormonali, insulino-resistenza, aumentata attività del sistema nervoso simpatico e infiammazione cronica. Quest' ultima svolge un ruolo chiave nel favorire l' ipertrofia prostatica benigna ed è presente in tre pazienti su quattro affetti da sintomi del tratto urinario inferiore».

     

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    L' infiammazione si associa all' ingrossamento del volume prostatico. «Per questo deve essere tenuta in considerazione come obiettivo terapeutico - mette in guarda De Nunzio - e va curata». Spesso, però, anche chi è in cura, non si attiene alla terapia. Basta sentirsi meglio e molti la abbandonano. Ma per guarire possono servire fino a sette mesi di terapie.

     

    «Solo il clinico - continua - è in grado di trattare l' ipertrofia che, se trascurata, può progredire fino a causare ritenzione urinaria con l' impossibilità di vuotare la vescica: la «vittima» è proprio lei. Il tessuto muscolare può aumentare di volume per vincere la resistenza della prostata. Il rischio è di "sfiancarla" e di far soffrire i reni».

     

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    Significativo lo studio pubblicato sul «World Journal of Urology», condotto su 100 pazienti: dimostra, per la prima volta attraverso una doppia biopsia prostatica, il ruolo di una molecola, l' estratto esanico di Serenoa repens, nel ridurre in modo statisticamente significativo l' infiammazione. E' un farmaco che si assume dietro prescrizione medica.

     

    «Prima abbiamo eseguito una biopsia prostatica in pazienti poi divisi in due gruppi: uno trattato per sei mesi con estratto esanico di Serenoa repens e uno che non aveva seguito terapie - spiega Stavros Gravas, autore dello studio e direttore di urologia all' Università greca della Tessaglia -. Dopo sei mesi è stata fatta una seconda biopsia: i pazienti che avevano ricevuto il trattamento presentavano una riduzione significativa dell'infiammazione. Nella pratica clinica si traduce in un netto miglioramento dei sintomi».

     

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    Andrea Salonia, urologo all'Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, mette in luce che «il ruolo centrale del farmaco, in associazione con gli alfa litici, è dimostrato. Uno studio ha evidenziato l'efficacia della combinazione tra estratto esanico di Serenoa repens e un alfa litico nel ridurre i sintomi della malattia rispetto all' alfa litico da solo». La ricerca ha coinvolto 180 pazienti trattati per un anno. L'Ema, l' Agenzia europea per i medicinali, già nel 2015, aveva redatto un «report» che indica l' estratto esanico come l' unico estratto di Serenoa repens «in grado di sostenere un ampio utilizzo».

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