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    LIBERA CANNA, IN LIBERO STATO - NON SOLO CLINTON VS TRUMP, IN 5 STATI AMERICANI, A COMINCIARE DALLA CALIFORNIA, SI VOTA PER AUTORIZZARE L’USO RICREATIVO DELLA CANNABIS - I SONDAGGI MOSTRANO UN VANTAGGIO PER IL FRONTE DELLA LIBERALIZZAZIONE


     
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    Arturo Zampaglione per la Repubblica

     

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    Offuscati dal duello Clinton-Trump, i 5 referendum che si tengono oggi in diversi Stati americani assieme alle elezioni per il rinnovo della Camera e di un terzo del Senato, sono destinati a incidere profondamente nella società americana e ridare slancio in tutto il mondo al movimento per la legalizzazione della marijuana.

     

    A seconda degli Stati coinvolti, si deciderà su temi come la pena di morte, l’uso dei profilattici nell’industria dei film porno, la pena di morte e l’accoglienza per i senzatetto.

    Ma il voto principale è quello sulla marijuana. In 5 Stati, a cominciare dalla California, si vota per autorizzare l’uso ricreativo, e non solo terapeutico, della cannabis. In altri 4 si vuole introdurre o allargare l’uso medico.

     

    Per quanto riguarda l’uso ricreativo, i sondaggi mostrano un vantaggio per il fronte della liberalizzazione. «Se vinceremo, sarà l’inizio della fine per questa guerra assurda contro la marijuana», esulta Gavin Newsom, vice- governatore della California ed ex-sindaco di San Francisco. Il suo ragionamento è semplice. Oggi ci sono già 4 Stati che permettono lo spinello quasi-libero (oltre a quelli che lo prevedono per uso medico): Colorado, Washington, Alaska, Oregon.

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    Se domani se ne aggiungeranno altri 5 (Arizona, Maine, Massachusetts, Nevada, oltre alla California), la geografia anti-proibizionista cambierà di colpo. In un quarto del Paese sarà in vigore una forma di legalizzazione. E non solo diventeranno incomprensibili i divieti della cannabis a livello federale, ma l’ondata avrà effetti in altri Paesi, incoraggiando i movimenti pro-liberalizzazione.

     

    Certo, molto è cambiato nel modo in cui gli Stati Uniti vedono la marijuana. Appena sei anni fa, un referendum analogo fu bocciato proprio in California con il 54% di no. Oggi invece si prevede che sulla cosiddetta Proposition 64 i sì prevalgano di larga misura, grazie anche a una campagna finanziata generosamente da Sean Parker, co-fondatore di Napster. Del resto, anche nei sondaggi nazionali il fronte della liberalizzazione conta sul 57% dei consensi: una netta maggioranza, peraltro in crescita.

     

    Con la probabile approvazione della Proposition 64, tutti gli over-21 in California avranno il diritto di fumare gli spinelli (ma non in pubblico), di possedere piccole quantità di cannabis e di coltivarne sei piante per uso personale. La marijuana sarà tassata a livello statale e magari anche comunale, ma saranno consentite le vendite a domicilio e gli spot pubblicitari.

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    Secondo i sostenitori del sì, la tassazione della marijuana porterà alle casse statali e comunali quegli introiti che oggi finiscono nelle tasche di spacciatori e narcotrafficanti. Resterà il problema federale: la cannabis è vietata dalle leggi nazionali. Ma Washington per fare applicare i divieti, deve appoggiarsi a polizia e magistrati locali, che non collaboreranno più se le norme statali saranno diverse.

     

    Di qui una impasse da cui, secondo gli anti-proibizionisti, si uscirà presto: perché il successore di Obama dovrà prendere atto di quanto succede in un quarto degli Stati Uniti.

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