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Valentina Errante per il Messaggero
Solo un giorno prima sarà possibile stabilire esattamente, o almeno un raggio di circa 100 chilometri, dove avverrà l'impatto dei frammenti. Ma intanto la Protezione civile ha istituito un tavolo tecnico e ha trasmesso ieri una circolare, perché non è escluso che la caduta libera della stazione spaziale cinese Tiangon 1, prevista tra il 28 marzo e il 4 aprile, «possa interessare il territorio nazionale».
L'area presunta è a sud dell'Emilia Romagna, per questo la nota è stata trasmessa a tutte le regioni che secondo i monitoraggi sono potenzialmente coinvolte: dal Lazio alla Sardegna. Poi a tutti i ministeri e persino a Bankitalia. La protezione civile ha anche istituito un tavolo tecnico per le valutazioni e per definire i possibili scenari di rischio Partecipa l'Agenzia spaziale italianasi, il consigliere militare di Palazzo Chigi, il dipartimento dei Vigili del fuoco, il ministero della Difesa, il ministero degli Esteri, Enac, Enav e Ispra, commissione speciale di Protezione civile.
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LA CIRCOLARE«Questo dipartimento - si legge nella circolare - è stato informato dall'Asi, in qualità di centro di competenza, che il rientro incontrollato in atmosfera della stazione spaziale Tiangong 1 potrebbe interessare il territorio nazionale». Secondo l'Asi, «la caduta dei frammenti è al momento prevista nel periodo tra il 28 marzo e il 4 aprile all'interno della fascia di dispersione nelle regioni a sud dell'Emilia Romagna inclusa. La finestra temporale e le traiettorie di impatto al suolo, potranno essere definite con maggiore precisione nelle 36 ore precedenti il rientro».
I RISCHIL'altezza orbitale del Palazzo Celeste, nome assai evocativo che corrisponde alla traduzione in italiano di Tiangopng 1, a metà gennaio 2018 si aggirava intorno ai 270 chilometri di quota. La navicella, fuori controllo dal 2016, ha perso molto del peso iniziale (8,5 tonnellate) e non è affatto detto che i suoi frammenti arrivino in Italia. Attualmente i rischi riguardano una fascia enorme: 42,7 gradi di latitudine a Nord e 42,7 gradi a Sud. Ossia New York, Barcellona, Beijing, Chicago, Istanbul, Rome e Toronto. Di certo i frammenti, che precipiteranno a circa 300 chilometri orari, non genereranno un cratere sia per la bassa velocità, sia per la massa. Il rischio, seppure remoto, è che le scorie possano contenere idrazina, un composto dell'azoto che può provocare danni al sistema nervoso in caso di contatto. Ma la maggior parte dei detriti sarà bruciata mentre rientra nell'atmosfera.
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Finora sulla terra sono cadute 30mila tonnellate di materiale analogo e non si sono mai verificati incidenti. Secondo gli studi degli esperti, la possibilità che qualcuno venga realmente colpito è davvero minima.
Gli eventi di questo tipo sono così rari che non esistono comportamenti di autotutela codificati. Il sito della protezione civile, sulla base delle informazioni attualmente rese disponibili dalla comunità scientifica, fornisce comunque alcune «indicazioni utili alla popolazione affinché adotti responsabilmente comportamenti di autoprotezione qualora si trovi nei territori potenzialmente esposti all'impatto».
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IL CONSIGLIOIl primo consiglio è quello di stare lontani da finestre e porte vetrate, all'interno degli edifici, i posti strutturalmente più sicuri dove rifugiarsi nel corso dell'eventuale impatto sono, per gli edifici in muratura, sotto le volte dei piani inferiori e nei vani delle porte inserite nei muri portanti (quelli più spessi), per gli edifici in cemento armato, in vicinanza delle colonne e, comunque, in vicinanza delle pareti». Infine si raccomanda: «Chiunque avvistasse un frammento, senza toccarlo e mantenendosi a un distanza di almeno 20 metri, dovrà segnalarlo immediatamente alle autorità competenti».
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