Simon Speakman Cordall per “Newsweek”
Stencil di tarek sul leader ISIS
Il siriano Tarek Alghorani sa qual è il prezzo esorbitante che si paga a sbeffeggiare il potere. Nel 2006 scontò una condanna di sette anni nella prigione di Sednaya per aver osato fare satira dal suo blog sul presidente Bashar al-Assad. Dopo la liberazione, nel 2011, ha continuato ad opporsi al regime che lo ha incarcerato e torturato, organizzando una campagna con altri graffitari, poi uccisi. Alla fine Tarek ha lasciato la Siria.
Per un regime che non accetta la critica, l’umorismo è un’arma letale. I compagni di prigione di Tarek, erano dentro per atti terroristici e per aver ucciso molte persone. La sentenza li metteva alla pari. Ugualmente pericolosi. Tarek dice: «L’ironia fa seguaci. L’ironia è tutto e può tutto». Ma c’era poco da ridere quando arrivò alla famigerata galera, dove lo hanno messo dentro un pneumatico per non farlo muovere, lo hanno picchiato a sangue con una spranga, torturato durante l’interrogatorio. Lo hanno picchiato le guardie durante la detenzione, per il puro gusto di farlo. Lo hanno messo in cella con gli jihadisti, con quelli di al-Qaida, con i soldati di quella che sarebbe diventata l’ISIS. Nel 2008 i detenuti si ribellarono, presero il controllo, e uccisero con i tubi di metallo del bagno il suo amico Nizar Rastanaoui. Tarek lo riconobbe solo dalla maglietta che indossava, il resto era maciullato.
Syrian Graffiti
Tarek è nato e cresciuto a Damasco, mai stato filo-regime. La sua vita da oppositore cominciò a viverla on line, sul blog satirico “Syrian Domari” nel 2003, prima di qualsiasi primavera araba. Dopo sette anni in galera, si armò di uno spray. Dice: «I graffiti sono la chiave, perché rompono i muri mentali delle persone. La gente teme i muri, pensa che abbiano orecchie. Per 40 anni la gente del mio paese si è svegliata e ha visto sui muri solo la faccia di Bashar al-Assad e di suo padre. I graffiti hanno spezzato la tradizione».
Tarek Alghorani
Tarek creò gli stencil con cui la gioventù siriana poteva riprodurre ovunque la faccia di Assad-Hitler. La famiglia del regime appariva sempre su più muri, sempre più derisa. Durante questa campagna, nove dei suoi amici furono uccisi. Nel 2012 Tarek fuggì, ora lavora al “Centre for Press Freedom” in Tunisia. Il suo stencil di Abu Bakr al-Baghdadi, leader Isis, lo ha fatto in solidarietà con “Charlie Hebdo”: «Non so se lo useranno mai a Raqqa(la capitale dello Stato Islamico) ma potrebbero. La satira non si può fermare. Dobbiamo lottare per la libertà di espressione. Se mi attacchi con un disegno, ti attacco con un disegno, non con la violenza. La violenza è per i dittatori e per i terroristi. E’ per chi vuole spaventarci. Non glielo permetteremo. Noi andiamo avanti».