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    TORNATO LETTA, FACCIAMO A MENO DEI LETTIANI - IL “CERCHIO MAGICO” DI ENRICHETTO SARA’ RIDOTTO ALL’OSSO (ANCHE PERCHE’ MOLTI DEI SUOI EX FEDELISSIMI NEGLI ANNI SONO PASSATI CON RENZI) - ROMANO PRODI SARA’ COINVOLTO IN QUOTA “VENERATI MAESTRI” - LA SUA MISSIONE SARA’ DARE UN’IDENTITA’ PRECISA AL PD PER EVITARE DI ESSERE DIVORATO DAL M5S. MA IL LAVORO DENTRO IL PARTITO NON BASTA: BISOGNA PORTARE NUOVI VOTI. SOTTI-LETTA E’ ANDATO A SCUOLA DI CARISMA?


     
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    ENRICO LETTA ENRICO LETTA

    Fabio Martini per “la Stampa”

     

    Per far capire di essere cambiato, almeno un po'. Per far capire che il "nuovo" Enrico Letta proverà ad essere diverso dal sé stesso del passato, sul far della sera il quasi-segretario Pd ha accettato l'invito di "Propaganda Live", la trasmissione al confine tra satira e informazione della "7" e in prima serata è andato in onda. Collegato da casa, in maniche di camicia, ha ripetuto più volte di «essere cambiato».

     

    MONICA NARDI MONICA NARDI

    Certo, Enrico Letta andava da Zoro anche nel passato, ma allora era un "libero cittadino": da ieri mattina è il segretario in pectore di un partito che si ritiene erede dei grandi partiti, seri e seriosi del Novecento. Se davvero i sette anni da Cincinnato abbiano modellato un nuovo Letta, più smart di quello ingessato del passato, è presto per capirlo, ma per il momento lui sta studiando come cambiare il partito «in crisi» che sta per prendersi. Il quasi-segretario ammette, con quella dose di "verità" che intende imporsi come suo nuovo mantra: «Questa "chiamata" mi ha preso alla sprovvista, tra i miei progetti immediati non c'era quello di tornare al partito».

     

    MARCO MELONI MARCO MELONI

    Eccolo di primissima mattina Enrico Letta: maglioncino scuro, niente giacca e niente cravatta. Assai presto è uscito dalla sua casa, il mitico "Cremlino" di Testaccio (il palazzone dove abitarono gerarchi fascisti e poi dirigenti comunisti), ed è andato a rifugiarsi in quella che nei suoi sette anni di "quaresima" è stata la sua tana: la sede dell'Arel, l'istituto di studi economici fondato dal suo maestro Beniamino Andreatta. E qui, a due passi dal Senato e dal Ghetto, Letta ha registrato un video artigianale per Twitter nel quale ha annunciato il suo «Ci sto».

     

    romano prodi romano prodi

    E sempre nella sede dell'Arel ha iniziato a ragionare sul "suo" Pd con i due "bracci destri" che non si sono allontanati negli anni della cattività: Marco Meloni, già deputato del Pd, da sei anni direttore della Scuola di politica e Monica Nardi, già spin doctor e portavoce a Palazzo Chigi durante la presidenza Letta. Nel numero ristretto di interlocutori delle chiacchierate di ieri c'è già la prima indicazione su come sarà il Pd del pisano Enrico Letta: ai piani alti del partito non ci sarà un'invasione di "lettiani", di toscani e nemmeno di pisani.

     

    roberto garofoli roberto garofoli

    Non ci sarà una "torre magica": oltre a Meloni, capo staff e a Nardi, nuova portavoce, si immagina una squadra strettissima: daranno una mano due giovani ex allievi di Sciences Po, il dipartimento universitario parigino diretto da Letta, ma al tempo stesso il Pd di Letta si aprirà a studiosi, intellettuali. A cominciare da Romano Prodi che in questi anni Letta ha sempre ascoltato e coinvolto in tante iniziative in Italia e all'estero. E nel legame speciale con Prodi, fondatore del Pd, c'è la prima opzione politica di Enrico Letta: il partito democratico, restando una forza di sinistra che dialoga con i Cinque stelle, deve coltivare la propria identità.

     

    Con un imperativo categorico che Letta sintetizza così: «La politica, l'identità e i contenuti vengono prima delle alleanze». Letta ha promesso di ridare un senso operativo alle parole e dunque «identità prima delle alleanze» non significa distanza dai Cinque stelle, ma semmai mettere il Pd "al centro del villaggio". Con una mission impegnativa che Letta spiega così: «Provare a ripulire e rimodellare la politica, con l'obiettivo di restituirle una reputazione». Con Letta segretario, «non nascerà una corrente lettiana», promessa sinora senza precedenti per un leader del Pd.

     

    paola de micheli paola de micheli

    Naturalmente Letta non immagina di trasformarsi in un profeta disarmato. Nel suo tweet di accettazione ha detto che non cerca l'unanimità. che è un modo elegante per far capire che se una parte degli ex renziani resteranno all'opposizione, a lui va bene così. Nel Pd potrà contare sulla maggioranza che ha sostenuto Zingaretti ma anche sugli ex lettiani che in questi anni hanno continuato a mantenere un rapporto con il loro ex capo: Alessia Mosca e Francesco Boccia in primis ma anche Paola De Micheli e Anna Ascani, il super-votato consigliere regionale veneto Giacomo Possamai.

     

    anna ascani anna ascani

    E poi Enrico Borghi, Alessandro Alfieri. Sul fronte dei "civil servant", l'economista e docente universitario Paolo Guerrieri; Fabio Pammolli, professore del Politecnico di Milano School of Management; l'economista ed esperto di politiche del lavoro Andrea Garnero, oggi all'Ocse; il giovane filosofo Alessandro Aresu che fa parte della squadra di Mario Draghi a Palazzo Chigi. E al governo sono molto vicini a Letta il sottosegretario alla presidenza del consiglio Roberto Garofoli, uomo chiave del governo, e il ministro alle Infrastrutture Enrico Giovannini.

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