• Dagospia

    NON C’È SOLO L'AGGUATO A PIETRO BARBINI NELLA STORIA CRIMINALE DELLA COPPIA ACIDA - C’È ANCHE QUELLO A STEFANO SAVI AGGREDITO, PER UNO SCAMBIO DI PERSONA, NELLA NOTTE TRA L'UNO E IL 2 NOVEMBRE


     
    Guarda la fotogallery

    Elisabetta Andreis e Gianni Santucci per il “Corriere della Sera”

     

    STEFANO SAVI STEFANO SAVI

    Entrerà in Tribunale e sarà una sfida, prima di tutto verso se stesso, perché i suoi lineamenti sono stati sfigurati dall’acido, ha già dovuto sopportare quindici operazioni chirurgiche, dovrà affrontarne altre, l’occhio e l’orecchio sono ancora in condizioni critiche. Vuole però essere lì, presente all’udienza: «Vado in aula per guardare negli occhi chi è accusato di avermi devastato la faccia», spiega Stefano Savi, 25 anni, studente di economia, aggredito nella notte tra il primo e il 2 novembre dell’anno scorso mentre rientrava in casa dopo una serata con gli amici, alla periferia di Milano.

     

    Aggredito per uno scambio di persona, sostiene l’accusa nel processo-bis contro Alexander Boettcher e Martina Levato, già condannati a 14 anni per l’agguato a Pietro Barbini del 28 dicembre. Quella contro Stefano è la prima aggressione di una catena criminale per la quale la coppia, con un complice, è imputata per associazione a delinquere. Il 16 settembre riprende il processo a Boettcher, terza udienza. Stefano Savi ci sarà: «Voglio che tutti si rendano conto di quello che mi hanno fatto».

    ALEXANDER BOETTCHER E MARTINA LEVATO ALEXANDER BOETTCHER E MARTINA LEVATO

     

    È difficile anche spiegarlo, quale sia l’effetto fisico e psicologico dell’acido sul volto di un bel ragazzo moro, alto uno e 90, con una vita fino ad allora tranquilla, i corsi all’università Bicocca, le serate in discoteca. È coraggioso e forte, Stefano, ha vicino la famiglia che lo sostiene e tanti amici che lo accompagneranno in Tribunale. Dopo un’estate di medicazioni e interventi a Milano, ora è in Francia per altre cure.

     

    acido e martello le armi di alexander boettcher e martina levato acido e martello le armi di alexander boettcher e martina levato

    Sono mesi difficilissimi: deve stare sempre attento a non prendere neanche un raggio di sole, perché la luce gli causerebbe dolori lancinanti; poi la maschera cicatrizzante che deve portare sul viso il più possibile, anche 20 ore al giorno, e le creme, le bende. I danni stimati dai suoi legali, Benedetta Maggioni e Andrea Orabona, superano i 3 milioni di euro. «Non sono certo io che mi devo vergognare — continua Stefano —. Forse scoprendomi la faccia, facendomi guardare, provocherò qualche emozione, in aula. Non spero in una confessione, ma esigo la verità».

     

    alexander boettcher 8 alexander boettcher 8

    La coppia di amanti Boettcher-Levato ha sempre sostenuto una totale estraneità rispetto all’accusa. Ma l’inchiesta contiene molti indizi, i tabulati telefonici, e poi c’è il racconto del complice, Andrea Magnani, durante un’udienza nel primo processo: ha spiegato di essere andato con Alexander e Martina in macchina fin sotto casa di Savi, nel cuore della notte, di averli visti scendere, allontanarsi, tornare trafelati. E poi quella frase di Boettcher: «Non era lui, abbiamo sbagliato persona».

    alexander boettcher 7 alexander boettcher 7

     

    Secondo l’accusa, cercavano un altro ragazzo che somiglia a Stefano e ha la stessa età: Giuliano Carparelli, fotografo. Con lui Martina, in una delle separazioni da Boettcher, aveva avuto un rapporto occasionale in discoteca. La coppia, nel suo delirio di ferocia, lo cercava per «purificare» la ragazza da rapporti precedenti (Carparelli lo trovarono due settimane dopo l’aggressione a Savi: Martina scagliò l’acido, ma il ragazzo riuscì a proteggersi con un ombrello, perché quel giorno su Milano diluviava).

     

    La coppia, accompagnata da Magnani, 6 mesi dopo l’incontro occasionale tornò nella discoteca alla ricerca del fotografo e Martina confuse le fisionomie di Savi e Carparelli, entrambi alti, scuri, con la barba. Su questa storia agghiacciante oggi Stefano riesce a dire: «L’idea che mi abbiano preso per un altro mi atterrisce: con quale leggerezza si può rovinare la vita di un ragazzo?». Mostrarsi in Tribunale per lui è anche parte della terapia. Ce la fa, Stefano. Vuole riprendersi, reagire. In parte si è già ripreso.

    l acido sequestrato a casa di alexander boettcher l acido sequestrato a casa di alexander boettcher

     

    Il giorno di Ferragosto è nato il figlio della coppia Boettcher-Levato e nelle ultime settimane i due condannati (in primo grado) e imputati (nel secondo processo) sono stati impegnati nella loro battaglia legale per chiedere permessi e concessioni per vedere il bambino (per ora in una comunità, in attesa di una decisione sull’affido).

     

    Il ragazzo che sarebbe la loro prima vittima, Stefano, è stato aiutato dagli amici che hanno rimandato le vacanze per stare il più possibile con lui: a volte si abbatte, per poi ritirarsi su, trovare la forza. «Sono un ragazzo come tanti, come loro tre. Spero che la mia storia serva da esempio, perché non succeda mai più a nessun altro. Ho subito una terribile ingiustizia, e ora non mi stanco di ripetere: non cerco vendetta, ma voglio la verità».

     

    alexander boettcher alexander boettcher

     

    Guarda la fotogallery


    ultimi Dagoreport