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    TRIA AL BERSAGLIO – L’AMMISSIONE DEL MINISTRO DELL’ECONOMIA SULL’IVA ARRIVA COME UN CALCIO NELLE PALLE A SALVINI E DI MAIO E LA LORO CAMPAGNA ELETTORALE PER LE EUROPEE – LUIGINO: “SE VUOLE AUMENTARLA SI PUÒ DIMETTERE” – MA AL DI LÀ DEI COMUNICATI, I CONTI PARLANO CHIARO: L’IVA AUMENTERÀ, MAGARI ANCHE SOLO SELETTIVAMENTE COME AUSPICATO DA CONFINDUSTRIA, PENA IL DEFICIT AL 3,4%


     
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    1 - DI MAIO AVVERTE: VUOLE ANDARE AVANTI COSÌ? ALLORA SI DIMETTA

    Emanuele Buzzi per il “Corriere della Sera”

     

    GIOVANNI TRIA GIOVANNI TRIA

    Luigi Di Maio stavolta è scuro in volto. Le parole del ministro Giovanni Tria sull' aumento dell' Iva hanno alzato di nuovo il livello di tensione all' interno dell' esecutivo e, soprattutto, sono giunte - secondo il Movimento - inaspettate, dopo diverse prese di posizione pubbliche sull' argomento da parte di entrambi i vicepremier.

     

    giovanni tria a porta a porta 3 giovanni tria a porta a porta 3

    Ecco perché il capo politico dei Cinque Stelle fatica a trattenersi quando si trova - nel pomeriggio - faccia a faccia con i suoi fedelissimi. E si sfoga: «Questa fuga in avanti non esiste. Noi siamo un governo, una squadra e il Movimento è il principale azionista di questa squadra. Abbiamo detto che l' Iva non aumenterà. Se Tria punta ad aumentarla si può dimettere». Quello del leader Cinque Stelle è un aut aut in piena regola. «Su questo non transigo e deve essere chiaro», ripete più volte.

    GIUSEPPE CONTE E GIOVANNI TRIA GIUSEPPE CONTE E GIOVANNI TRIA

     

    Salvo poi lasciar intravedere spiragli di pace: «Sono sicuro che, capite le priorità, supereremo le incomprensioni». «La prossima manovra sicuramente vedrà la sterilizzazione dell' Iva», assicura nel frattempo a SkyTg24 la vice di Tria, Laura Castelli, parlando di «spazi» per agire, «per esempio la riorganizzazione delle tax expenditures e la riforma fiscale dell' Irpef».

     

    LUIGI DI MAIO E IL BUCO NERO LUIGI DI MAIO E IL BUCO NERO

    Il capo politico ha fatto il punto sul suo viaggio negli Emirati Arabi, viaggio in cui ha annunciato l' interesse degli investitori locali per la «dismissione del nostro patrimonio pubblico: una serie di edifici e immobili che sia dal lato Cdp, sia dal lato del governo stiamo mettendo sul mercato». Di Maio conta di raccogliere i fondi messi nel Def (950 milioni) grazie anche ai prossimi viaggi all' estero. Proprio per intavolare un progetto che coinvolga anche gli enti locali, Castelli ha convocato le città capoluogo.

     

    di maio conte salvini tria di maio conte salvini tria

    L' idea è quella di selezionare stabili da destinare alla vendita o a maggiore redditività. Patrimonio su cui dovrebbe sovraintendere una società di gestione del risparmio: una sinergia per aiutare le città e contribuire a recuperare risorse per l' erario. E c' è già anche chi ipotizza alcuni luoghi che potrebbero finire nelle trattative come la Manifattura Tabacchi di Torino o lo stabile occupato da CasaPound a Roma.

     

    LUIGI DI MAIO LUIGI DI MAIO

    Ma non è solo l' economia a preoccupare Di Maio e il M5S. Il leader - oltre a tutto ciò che concerne gli sbarchi e le tensioni con il Viminale - ha altri fronti aperti a cui intende guardare. Il primo, portato alla ribalta sia dal Consiglio dei ministri che si terrà oggi a Reggio Calabria sia dall' inchiesta umbra che ha coinvolto la giunta dem, è quello della Sanità. E in questo caso rispuntano le tensioni con la Lega, anche se il leader pentastellato non la cita direttamente: «Vogliamo centralizzare le nomine della Sanità attraverso concorsi nazionali, ma c' è chi frena».

     

    E così decide di annunciare in serata: «Abbiamo incardinato in commissione sanità al Senato un disegno di legge che punta a togliere definitivamente dalle mani dei partiti il sistema sanitario, modificando i criteri di nomina dei direttori generali».

     

    matteo salvini giovanni tria matteo salvini giovanni tria

    Di Maio, inoltre, è pronto a pungolare la Lega su un altro fronte che ha sempre a che fare con i migranti (anche se non con i porti). «Dovremmo iniziare a pensare, più che ai porti, ai 600 mila irregolari che sono già in Italia».

     

    2 - LA VERITÀ CHE I DUE ALLEATI NON TOLLERANO

    Francesco Verderami per il “Corriere della Sera”

     

    Dire la verità sui conti pubblici in campagna elettorale è un esercizio rischioso per i partiti di governo. Ma Tria non poteva che attenersi al contratto sottoscritto dal governo quando firmò la legge di Stabilità, perciò ieri ha dovuto annunciare che - in assenza di coperture alternative - l' Iva aumenterà.

    MATTEO SALVINI LUIGI DI MAIO BY LUGHINO MATTEO SALVINI LUIGI DI MAIO BY LUGHINO

     

    È vero: si tratta in larga misura di un' eredità del passato: per anni centrosinistra e centrodestra hanno ammucchiato polvere sotto il tappeto, scaricando sul futuro impegni che avrebbero dovuto prendere in quel presente, e lasciando ai loro successori «cambiali» costate finora 80 miliardi di euro. Il punto è che Di Maio e Salvini sembrano volersi adeguare ai loro predecessori: quando sostengono che nella prossima manovra non ci sarà un aumento della pressione fiscale, fanno capire infatti l' intenzione di voler operare ancora in deficit.

    giovanni tria a porta a porta 2 giovanni tria a porta a porta 2

     

    E di scaricarne i costi sulle generazioni a venire. Il «così fan tutti» non si concilia con la ragione sociale del «governo del cambiamento», ma a ben vedere è la stessa narrazione che ha accompagnato la stesura della prima Finanziaria giallo-verde: un mix di pressappochismo e velleitarismo che è costato miliardi al Paese, sottoposto nel frattempo alla pressione dei mercati e dello spread.

     

    Certo, a poche settimane dalle Europee non giova alla raccolta del consenso sentire il proprio ministro dell' Economia mentre dice la verità: così Di Maio e Salvini temono di restare intr(i)appolati. Ma il tentativo dei partiti di maggioranza di delegittimarlo con i soliti comunicati anonimi, che da mesi minatoriamente ne annunciano la sostituzione, non servono a cambiare la realtà dei conti: sono i numeri a incaricarsi di sostituire il mito della flat tax con l' incubo dell' Iva. E l' Italia a cui era stato assicurato il taglio delle accise sulla benzina, scopre che anche stavolta le promesse fattele da altri dovrebbe pagarle di tasca propria.

     

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