Flavio Pompetti per ''Il Messaggero''
michele geraci matteo salvini
Il tono è ancora moderato, ma il messaggio del governo statunitense è tranciante: «Invitiamo tutti gli alleati e i partner inclusa l' Italia ha detto ieri il portavoce della National Security Agency Garrett Marquis a fare pressione sulla Cina perché porti i suoi sforzi di investimenti globali in linea con gli standard internazionali riconosciuti, e con le migliori pratiche». È un nuovo appello non troppo celato per il governo italiano a non rompere le righe con una firma separata con Pechino sul protocollo della Nuova Via della Seta.
Meglio sarebbe per il nostro paese collaborare con la Commissione di Bruxelles e spingere insieme i cinesi a sottoscrivere regole e procedure di controllo, prima di avventurarsi nel gigantesco piano di investimenti infrastrutturali con il quale intendono allacciare rapporti commerciali con l' Europa.
LA FIRMA
Gli Usa non digeriscono volentieri l' idea che l' Italia, primo tra i fondatori della Comunità europea, si accordi autonomamente con Pechino. Ancora più insidiosa è l' idea che la firma dell' accordo possa venire al termine della visita in Italia (dal 22 al 24 di marzo) del presidente Xi Jimping, pochi giorni prima dell' incontro che lo stesso premier potrebbe avere a Washington con Donald Trump, per finalizzare la tregua nella guerra dei dazi tra i due paesi.
michele geraci giuseppe conte giorgetti aquilanti
A Roma il sottosegretario allo sviluppo economico Michele Geraci assicura che la posizione italiana è stata presentata e discussa più volte con l' ambasciatore degli Usa, e che «le preoccupazioni espresse dagli alleati sono state recepite dal nostro esecutivo», il quale si augura di «arrivare ad una sintesi nel rispetto degli interessi comuni».
Ma in un' intervista alla Bloomberg lo stesso Geraci aveva ribadito qualche settimana fa la distanza che separa il suo esecutivo da quello di Washington su un altro tema pressante: la richiesta degli Stati Uniti che gli alleati europei rigettino le offerte della Huawei di sviluppare sul loro territorio la rete del 5G, prossimo standard dell' Internet veloce. La questione è tanto cara all' amministrazione Trump che la scorsa settimana il segretario di Stato Mike Pompeo si è spinto a minacciare misure di ritorsione contro chi agevolerà l' espansione della Huawei.
LUIGI DI MAIO IN CINA CON MICHELE GERACI
Non ha aiutato a fare chiarezza il fatto che meno di una settimana fa durante la sua visita a New York e a Washington, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri Giancarlo Giorgetti aveva raccontato di aver condiviso le preoccupazioni su Huawei con i suoi interlocutori statunitensi, e si era spinto ad invocare l' applicazione del golden power governativo per difendere gli interessi dell' industria italiana nei confronti delle pressioni dei cinesi.
L' IRRITAZIONE DI PECHINO
LUIGI DI MAIO IN CINA
«Nessun problema» ha risposto telegraficamente Matteo Salvini a chi gli chiedeva se la questione della via della seta stia creando intralci nei rapporti con gli Usa. La decisione di un eventuale firma di un' intesa da parte dell' Italia è ancora ufficialmente sospesa, anche se gli osservatori stranieri, a cominciare dagli stessi cinesi la danno ormai per scontata. Un editoriale apparso ieri sera sul Global Times, costola del Quotidiano del Popolo, mostra tutta l' irritazione del governo di Pechino riguardo alla pretesa statunitense di mobilitare i suoi alleati europei nel tentativo di «ostacolare sotto tutti gli aspetti, dal commercio alla tecnologia», gli interessi cinesi in Europa.
DI MAIO INSTAGRAM STORY SULLA CINA
Gli autori anonimi dell' articolo si spingono ad affermare che i legami di difesa tradizionali tra gli Usa e i suoi alleati europei formatisi durante la Guerra Fredda «non si adattano totalmente alle richieste dell' Europa moderna e del mondo».