Matteo Persivale per il Corriere della Sera
roger moore
La coppa di champagne in una mano, lo sguardo ironico dietro le lenti degli occhiali da vista, i capelli come quelli del giovane Simon Templar nonostante l' imminenza dei novant' anni, dava udienza ai giornalisti - e a qualche fan più ardito degli altri - nei bar eleganti degli alberghi di Montecarlo non perdendo mai il buonumore che non lo abbandonò attraverso una vita lunga e non sempre felice: «Non mi lasciai scoraggiare neanche quando, pochi anni fa, il medico mi proibì il martini».
Neanche quando, da bambino, era quasi morto di broncopolmonite e un medico senza cuore disse ai genitori, davanti a lui, che non c' erano più speranze: Roger, amatissimo figlio unico, visti mamma e papà in lacrime, dal lettino disse: «Gesù vuole trasformarmi in un raggio di sole», il ritornello di un inno sacro da chiesa, per cercare di consolarli.
doorn
Il segreto di Roger Moore, divo di cinema e tv che ebbe una carriera straordinaria e straordinariamente non proporzionata ai mezzi (limitati) d' attore, fu proprio la dote innata dell' essere, come dicono gli inglesi con un termine difficilmente traducibile, debonair - disinvolto, ironico, disincantato.
Quatto matrimoni di cui i primi due con donne che lo picchiavano, Doorn che lo graffiava e morsicava e Dorothy che gli sfasciò una chitarra in testa. «Ragazze adorabili con pessimo gusto in materia di uomini», le assolse da vecchio, consolato dal matrimonio (pur agitato, e con un costoso divorzio) con l' italiana Luisa che gli dette i tre amatissimi figli e infine Kristina, la pace domestica negli ultimi venticinque anni.
moore e dorothy
Attribuiva al padre, poliziotto londinese il merito di avergli dato le (sintetiche) tre regole in base alle quali organizzò la sua vita: «Forza d' animo, buona educazione, puntualità».
L' unica cosa sulla quale non scherzò mai furono gli abusi sui bambini: ambasciatore di buona volontà dell' Unicef - lo presentò ai vertici dell' organizzazione l' amica Audrey Hepburn - si impegnò a fondo dal 1991 in poi contro il turismo sessuale, «c' è un posto speciale riservato all' inferno per questa gente».
Non confessò mai per pudore da gentleman inglese se il suo impegno contro la pedofilia avesse anche delle ragioni autobiografiche. Ma fu la causa nobile della sua vecchiaia da baronetto (oltre all' impegno animalista per contribuire al bando dal Regno Unito del foie gras): conservatore garbato, scese in campo con decisione per David Cameron. Il quotidiano The Independent qualche anno fa lo nominò a sorpresa come «miglior James Bond» della storia.
roger e luisa mattioli
Sapeva che il primo Bond non si scorda mai e per questo tutti coloro che l' hanno visto per primo nei panni di 007 - dal 1973 al 1985 - quand' erano bambini non possono non considerarlo il Bond al quale vogliono più bene. Incapace di fare polemiche, ebbe l' astuzia di evitare i tranelli delle liti lunghe 50 anni (questione di soldi) che avvelenarono Connery nel suo rapporto con 007 e parlò sempre bene di tutti, specialmente di Daniel Craig, attuale interprete dell' agente segreto del quale Moore elogiava la mascolinità, il fisico scolpito e - si percepiva una certa invidia da parte dell' anziano playboy - il successo con le fan.
Lui incassò tanto affetto con la solita calma, commuovendosi soltanto in extremis, nell' ultima apparizione pubblica lo scorso inverno alla Royal Festival Hall, davanti alla standing ovation della sala al completo: «Ho sempre fatto fatica a ricordare le mie battute sul set, ma non dimenticherò la vostra gentilezza».
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