Ugo Magri per "la Stampa"
mattarella e mario draghi al quirinale
Sergio Mattarella si asterrà da qualunque gesto o dichiarazione che possa suonare come un endorsement, direbbero in America, cioè di appoggio a questo o quel candidato per la successione. La regola varrà per tutti, Mario Draghi compreso. Che il presidente nutra stima nei confronti del premier nessuno può dubitarne, anche perché dieci mesi fa l'ha fatto digerire alle forze politiche prendendosi personalmente un grosso rischio. Ma il settennato è davvero agli sgoccioli e Mattarella non intendere concedere il "bis", come ormai sanno pure le pietre.
MATTARELLA QUIRINALE
Si considera già fuori dal Quirinale, anche fisicamente: per procedere con il trasloco delle carte e dei libri attende solo che l'amministrazione del Senato gli indichi le stanze di palazzo Giustiniani dove avrà il suo ufficio (al piano nobile dello storico edificio, dove nel 1948 venne firmata la Costituzione, sarebbe la giusta location per un ex presidente della Repubblica).
Di sicuro, l'ultima cosa che Mattarella desidera è farsi risucchiare nel grande tritacarne dell'elezione presidenziale. Se ha preferenze per questo o per quell'altro aspirante alla sua poltrona, si guarderà bene dal farlo sapere. La linea della non-interferenza è una consegna rigidissima; e comunque, a quanto risulta da fonti più che attendibili, nessun pretendente gli ha mai chiesto sostegno, tantomeno Draghi.
QUIRINALE - IL CANE BRICIOLA E MATTARELLA
Anzi, per quanto possa sembrare strano, nei loro lunghi cordiali incontri i due hanno sempre evitato di confrontarsi sull'argomento Quirinale, fosse pure per scambiarsi informazioni o per darsi reciprocamente consiglio. In linea con i rispettivi caratteri, l'uno non ha detto, l'altro non ha domandato. Insomma: ciascuno farà le proprie scelte e si giocherà serenamente le carte a disposizione.
SERGIO MATTARELLA EMMANUEL MACRON
Mattarella non sarà di impedimento alle manovre dei partiti e alle aspirazioni dei vari protagonisti. Il lungo applauso dell'altra sera all'inaugurazione del Maggio musicale fiorentino, che segue la standing ovation alla Scala, l'ha solo rafforzato nelle sue convinzioni. E alla domanda su cosa accadrebbe, casomai la candidatura Draghi venisse bocciata dal Parlamento, sul Colle la risposta è secca: «Il prossimo presidente non sarebbe comunque Mattarella».