Alessandro Mondo per "La Stampa"
team medici ospedale regina margherita di torino
Questa è la storia di una bambina piemontese di nove anni: condannata da una rara forma di tumore e avviata ad una vita normale dopo un intervento estremamente complesso, primo al mondo nel suo genere. Quattro ore in sala operatoria: è lo spazio di tempo che ha separato Francesca, la chiameremo così, dal dramma alla speranza.
Quattro ore in cui due équipes di chirurghi ortopedici della Città della Salute di Torino e dell'Istituto Ortopedico Rizzoli di Bologna, lavorando congiuntamente, hanno asportato una forma rarissima di sarcoma osseo e ricostruito la caviglia con un osso omoplastico da donatore, affidando la regolare crescita dell'arto ad un chiodo in titanio allungabile tramite un campo magnetico interno.
ricostruzione caviglia
Senza necessità di ulteriori interventi sulla paziente. Una tecnica all'avanguardia, preceduta dalla discussione del caso da parte degli specialisti (medici e ingegneri) e poi applicata con successo in una situazione estremamente delicata. L'intervento è stato effettuato da un'équipe di ortopedici coordinata da Raimondo Piana (Chirurgia Oncologica e Ricostruttiva dell'ospedale Cto di Torino) insieme con Marco Manfrini e Laura Campanacci della Clinica di Ortopedia Oncologica del Rizzoli, diretta da Davide Donati.
operazione
La piccola paziente, dopo la diagnosi, è stata seguita e ha eseguito la chemioterapia presso il reparto di Oncoematologia pediatrica dell'ospedale Regina Margherita (diretto da Franca Fagioli). Poi l'ingresso in sala operatoria. «Prima d'ora, per forme tumorali di questo genere, non più di 100 casi l'anno di osteosarcoma pediatrico, non esistevano alternative all'amputazione - spiega Piana -. Ricorrendo a questa soluzione, che tra l'altro non presenta rischi di rigetto, siamo fiduciosi nella possibilità di restituire alla bambina una funzionalità normale».
operazione 2
Merito di un combinato di fattori: le competenze multi-professionali, certo, ma anche il coraggio di tentare l'impossibile per cambiare il corso di un destino apparentemente segnato. Fondamentale la disponibilità di tessuto muscolo-scheletrico da donatore, un componente meno noto rispetto alle donazioni di organi. Tutto questo, all'interno di un perimetro dove negli ultimi 30 anni si è assistito all'evoluzione di nuove tecniche chirurgiche specifiche per lo scheletro infantile, frequentemente usate in combinazione tra loro con risultati soddisfacenti.
operazione 1
Anche così, comunque, manca ancora l'esperienza sull'evoluzione a lungo termine degli impianti utilizzati. Ecco perchè la chirurgia dei sarcomi ossei pediatrici rappresenta un ambito su cui approfondire la ricerca e favorire la presenza di una rete nazionale dei centri specialistici per trovare le soluzioni ricostruttive più adatte a ogni singolo caso.
E' l'obiettivo del progetto dell'Archivio multicentrico sulla chirurgia pediatrica dei tumore ossei, nato con l'approvazione e il supporto dell'Aieop (l'Associazione Italiana di Ematologia e Oncologia Pediatrica): finora hanno aderito, con la Città della Salute di Torino e il Rizzoli di Bologna, il Cto, l'Ospedale Mayer di Firenze e l'Istituto Gaetano Pini di Milano.
OPERAZIONE
E' il quadro nel quale rientra un intervento senza precedenti nella letteratura scientifica, per di più effettuato in condizioni rese ancora più difficili dal Covid. Nonostante tali e tante difficoltà, il percorso di cura della bambina si è svolto regolarmente, senza ritardi e in piena sicurezza: ora Francesca sta bene ed è stata appena dimessa. Questo conta.