Matteo Zorzoli per https://it.businessinsider.com/
La terapia intensiva è la prima linea nella battaglia al virus che sta piegando l’Italia. Secondo l’ultimo bollettino diramato dal Ministero della Salute, in Lombardia, la regione più colpita dal Covid-19, i pazienti che al momento presentano i sintomi più gravi e necessitano un ricovero in uno di questi reparti sono 244, il 13% dei casi positivi totali.
ospedale reparto di terapia intensiva coronavirus
Nel Paese in media un contagiato su 10 ha bisogno di cure invasive per debellare l’infezione. Numeri destinati a crescere stando alla curva epidemiologica elaborata dagli esperti dell’Unità di Crisi della sola Regione Lombardia che parlano di 8.000 contagi entro il 22 marzo. Di questi, 1250 potrebbero risultare critici. Una crisi sanitaria che non ha eguali dal Dopoguerra.
Considerando che i posti letto delle terapie intensive lombarde sono 900 tra strutture pubbliche e private accreditate, si tratta di una corsa contro il tempo iniziata lo scorso 1° marzo quando il Ministero della Salute ha pubblicato una circolare che prevede «un incremento del 50% dei posti in terapia intensiva e del 100% nelle unità di Pneumologia e Malattie infettive».
ospedale REPARTO DI TERAPIA INTENSIVA coronavirus
Il documento indica anche la «necessità di una rimodulazione locale delle attività ospedaliere». L’idea è quella di trasformare interi reparti destinati ad altri ricoveri, così come avvenuto nell’ospedale di Cremona, il primo che ha affrontato l’emergenza del focolaio di Codogno del 21 febbraio, in cui gli spazi di Chirurgia multidisciplinare e specialistica e di Medicina interna, comprese alcune sale operatorie, sono state attrezzati per affrontare i pazienti più gravi di Coronavirus, come riferito a Business Insider Italia da una fonte interna.
“La maggior parte delle strutture ospedaliere in questi giorni hanno radicalmente modificato la propria organizzazione – spiega Stefano Magnone, segretario generale di ANAAO-ASSOMED Lombardia e chirurgo dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII, un altro tra i più colpiti – Il 15% dei posti letto liberi nelle terapie intensive in periodi normali, quota fisiologica, è ormai coperto. E’ stato raggiunto qualche giorno fa il livello di saturazione. Le indicazioni regionali prevedono per gli ospedali medio-piccoli la diminuzione del 70% dell’attività chirurgica programmata, mentre per i grandi centri del 50%. Tutto questo per reclutare personale e avere a disposizione respiratori automatici”.
RESPIRATORE PER LA TERAPIA INTENSIVA
Uno scenario di assoluta emergenza che prevede anche il coinvolgimento di medici di aree sanitarie limitrofe e l’assunzione di personale attraverso l’istituzione di “bandi lampo” da parte di alcune aziende ospedaliere. In questo senso la domanda sorge spontanea: quanto costa allo Stato un paziente grave affetto da Covid-19? Come evidenziato dall’ESICM (European Society of Intensive Care Medicine) la terapia intensiva è la specialità medica che supporta i pazienti la cui vita è in pericolo immediato.
«Nel caso dell’infezione derivante da Coronavirus può rendersi necessaria per fornire ventilazione artificiale a causa delle gravi difficoltà respiratorie che il patogeno può innescare – spiega Giuliano Rizzardini, virologo dell’Unità di Crisi del Sacco di Milano – La terapia applicata è quindi quella di supporto ad una polmonite tradizionale che va dalla prevenzione di complicanze alla nutrizione per i pazienti che non possono mangiare da soli. A questa va aggiunto il consumo della protezione individuale del personale che è forse il problema principale che stiamo affrontando oltre a quello dei posti letto: alcuni ospedali fanno fatica ad approvvigionarsi.
terapia intensiva 2
Le protezioni sono tutte mono-uso, il singolo operatore che lavora in un reparto a regime Covid si cambia più volte all’interno del turno perché i dispositivi perdono di efficacia dopo alcune ore. E la situazione è resa ancora più drammatica dal rapporto personale/paziente che molto più alto rispetto ad un reparto normale. Questo mette a rischio il sistema, in quanto una dotazione non sufficiente mette a repentaglio la salute dei dipendenti, chiaramente molto più esposti al contagio».
Ai costi fissi ordinari e alla vestizione del personale, si aggiunge una terapia antivirale basata su due farmaci: il Ritonavir, utilizzato anche per l’infezione da Hiv ed il Remdesivir, prescritto per l’epatite e potenzialmente attivo contro il nuovo virus.
terapia intensiva 1
“Se la vulgata medica attesta il costo medio giornaliero di un paziente in terapia intensiva intorno ai 1.200/1.300 euro. – conclude Magnone – Nel caso specifico del Covid-19 va aggiunto un 20%, per cui si arriva almeno a 1.500. Considerato un periodo di degenza medio di due settimane, un paziente con complicanze derivanti da Coronavirus può costare più di 20.000 euro allo Stato”.
Anche per far fronte a questa voce di spesa, dunque, il governo punterà a destinare circa un miliardo da destinare al Servizio sanitario nazionale con un nuovo decreto anti-epidemia il più presto possibile.