1. LA TREDICENNE AMMETTE 'HO FATTO IL BLUE WHALE'
Andrea Massaro per 'Il Resto del Carlino'
Cinquanta sfumature di morte. Regole folli per partecipare a una roulette che non sorteggia un vincitore, ma solo un senso di prostrazione che allunga l' anima degli adolescenti verso il suicidio, in un volo dal palazzo più alto della città come purificazione da ogni male.
BLUE WHALE
È la Blue Whale. Una fantasia social? Un' invenzione di qualche mente malata? Un fake per nascondere altre diavolerie sul web? Una cosa è certa: una ragazzina di 13 anni di Pescara era arrivata a un soffio dalla sua purificazione finale. Aveva compiuto l' intero percorso delle cinquante prove. Già dal suo profilo social si capiscono tante cose. Postava foto eloquenti: un volto triste, affacciato sul vuoto.
La 13enne aveva anche programmato il suicidio finale. «Si, è vero. Ho partecipato alla Blue Whale». Ha ammesso candidamente ai professori e ai compagni di classe quando mercoledì si è accasciata davanti a tutti, priva di forze.
L' hanno salvata le amiche che sapevano del suo stato di depressione profonda. Portata in ospedale a Pescara, ai medici del pronto soccorso lo ha detto ancora: «Colpa della Blue Whale». La tredicenne era in uno stato di profonda prostrazione. Aveva i segni di tagli a un avambraccio. Ferite superficiali ormai rimarginate: i tagli, in questo gioco al massacro, sarebbero una delle prime prove imposte dal tutor ai partecipanti.
BLUE WHALE TATUAGGIO COL SANGUE
A Pescara si è deciso subito per il trasferimento ad Ancona. All' ospedale materno-infantile «Salesi» c' è un reparto di neuropsichiatria molto avanzato. La tredicenne abruzzese ora si trova lì, accudita dagli psicologi, dai medici, dal personale infermieristico, sommersa dall' affetto dei genitori e dei parenti. All' arrivo ad Ancona non ha avuto timore di ribadire la sua partecipazione alla Blue Whale.
Cosa che aveva già in precedenza indirizzato verso una pista ben precisa la squadra mobile di Pescara. Erano stati gli stessi genitori della ragazza a consegnare lo smartphone utilizzato dall' adolescente per chattare, e un pc dal quale potrebbero emergere altri spunti investigativi. La polizia ha anche sequestrato alcune lamette da barba, forse usate per procurarsi le ferite a un avambraccio e dei dvd di film dell' orrore, tra cui il famoso cult movie Nightmare.
IL GIOCO SUICIDA BLUE WHALE
Che collegamento possa esserci con quanto accaduto, non si può ancora sapere.
Certo è che tutto l' insieme potrebbe far parte dell' angosciante fluttuare della balena blu. Un' immagine che è il marchio con cuiideatori e organizzatori di questa catena dell' orrore, succhiano il cervello di bambini e adolescenti, li privano di ogni capacità cognitiva.
La polizia ci va molto cauta: un riconoscimento ufficiale della Blue Whale, in Italia, non c' è. E nemmeno il servizio de «Le Iene», che peraltro ha solo ripreso cose già diffuse dai media in Russia - dove le vittime presunte della Blue Whale sarebbero 153 - ha convinto a dar troppo credito alla cosa. Ma intanto la procura dell' Aquila e quella dei minori di Ancona indagano.
IL GIOCO SUICIDA BLUE WHALE
Ipotesi di reato non ci sono ancora: l' istigazione al suicidio da attribuire agli ideatori della folle roulette è configurabile solo nel caso di lesioni gravi. E non sarebbe comunque semplice dimostrare un legame acclarato tra la Blue Whale e il tentato suicidio.
2. FOTO SUI BINARI O DAL TETTO DI UN PALAZZO SUL CELLULARE E ON LINE
Alberto Bignami per 'Il Resto del Carlino'
«Giovedì ha avuto un colloquio con la psicologa per fare la valutazione. Noi ancora non abbiamo riscontri perché è arrivata il 17 notte e, dunque, è presto. È comunque in buone condizioni, tranquilla e collaborativa».
IL GIOCO SUICIDA BLUE WHALE
A fare il punto sulle condizioni della ragazzina che ha partecipato al gioco Blue Whale è la dottoressa Nelia Zamponi, dirigente del reparto di neuropsichiatria infantile dell' ospedale pediatrico 'Salesi' di Ancona.
Come mai ad Ancona?
«Per competenza, essendo questo un reparto che accoglie le patologie psichiatriche».
Alllora si tratta del caso della «Balena Blu»
«È stata condotta in ospedale per 'riferita partecipazione al gioco'. In sostanza è stata lei a dirlo».
È arrivata in ospedale accompagnata dai genitori.
«Indubbiamente la partecipazione a questo gioco ha creato un allarme, poiché era vicina a uno di questi step finali. Una volta al pronto soccorso è stata seguita dal pediatra e dallo psichiatra di Pescara dopodiché è avvenuto il trasferimento ad Ancona».
Un allarme che sarebbe stato lanciato dalle amiche.
«Le amiche magari avranno parlato tra di loro e quindi c' è stato un allarme, creato rispetto alla pratica di questo gioco pericoloso».
Amiche che sono state fondamentali.
«Un bel gesto di solidarietà che ha permesso di prevenire qualcosa di tragico, ammesso che le cose fossero andate avanti».
BLUE WHALE
Fondamentale anche l' intervento dei genitori.
«Ovviamente. Senza pensarci troppo, si sono rivolti ai medici».
La ragazzina adesso è in compagnia di qualcuno?
«A starle accanto è la mamma».
Come si fa a capire se il proprio figlio finisce in queste trappole?
«Da un cambio di comportamenti. Il ritmo sonno-veglia, oppure se si trascorre la notte davanti a internet o, ancora, reazioni comportamentali anomale».
Un compito non facile.
«È importante mettere dei filtri, limitare gli accessi ad internet. I genitori arrivano dove possono arrivare, anche quelli più attenti. Il gioco della trasgressione, della sperimentazione e del rischio fanno parte dell' adolescenza, della spinta a crescere e a sganciarsi».
Inoltre, «Balena blu» è un nome che non incute paura.
«Non avrei pensato mai a una distorsione tale. Un nome che ricorda più qualcosa sul tipo del 'solitario'. Internet è una tale marea di informazioni, applicazioni e siti che portano i genitori a stare perennemente all' erta. Se esercitano un controllo troppo stretto però finiscono per produrre l' effetto contrario, poiché l' adolescente appena si sente controllato tende a fare peggio».
Un consiglio?
Un controllo soft e costante».
3. L'IDEATORE, 'NON SONO PENTITO'
Da 'il Giorno'
IL GIOCO SUICIDA BLUE WHALE
Philip Budeikin, il 22enne russo, studente di psicologia, ritenuto l' ideatore del gioco che porta al suicidio Blue Whale Challenge, ha confessato di aver istigato almeno 16 ragazze adolescenti al suicidio per «purificare la società». Sono queste infatti le parole choc pronunciate dal ragazzo nel corso di un interrogatorio nel centro di detenzione preventiva di Kresty, a San Pietroburgo dove si trova in custodia cautelare.
«Ci sono le persone e gli scarti biologici. Io selezionavo gli scarti biologici, quelli più facilmente manipolabili, che avrebbero fatto solo danni a loro stessi e alla società. Li ho spinti al suicidio per purificare la nostra società», ha spiegato Budeikin che ha aggiunto di non essere affatto pentito: «Un giorno ringrazierete».