Mario Sensini per il “Corriere della Sera”
GIOVANNI TRIA
Un'intervista tranquillizzante. Una nota istituzionale, ma ferma. Un'indiscrezione preoccupante. Le grandi manovre del nuovo governo per ottenere da Bruxelles margini di bilancio più ampi per attuare il programma sembrano essere entrate davvero nel vivo.
Il ministro dell' Economia continua a rassicurare i mercati, ancora nervosi dopo un mese di governo giallo-verde, dicendo che la riforma fiscale e il reddito di cittadinanza «devono andare di pari passo perché servono alla crescita» e questa «deve venire dalla attuazione graduale del programma». Niente strappi, dice Giovanni Tria, confermando l'obiettivo di ridurre debito e deficit, anche se con tempi un po' più lunghi.
DRAGHI TRIA
Nello stesso tempo il ministro Paolo Savona, titolare dei rapporti con la Ue, riunisce il Comitato per gli Affari Europei con lo stesso Tria, i due vice premier Matteo Salvini e Luigi Di Maio ed uno stuolo di ministri, e con una nota chiede alla Ue iniziative concrete per la crescita e la «sopravvivenza dell'euro», valorizzando gli investimenti pubblici.
Il "messaggio" più diretto e brutale a Bruxelles, però, è quello che le agenzie di stampa attribuiscono direttamente a Luigi Di Maio. Che nel corso della riunione con Savona e i ministri, avrebbe sollecitato un deciso «cambio di paradigma». «Le riforme fiscali e quelle per il sostegno al reddito devono diventare riforme che la Ue non può legare al rapporto tra deficit e pil».
LUIGI DI MAIO GIOVANNI TRIA GIUSEPPE CONTE
Che è come dire: flat tax e reddito di cittadinanza (Di Maio ha stanziato giusto ieri 280 milioni per i Centri per l' impiego) possono essere finanziate in deficit. Il Comitato guidato da Savona, nel suo comunicato finale, non si spinge tanto oltre. Riprende l' idea sulla quale Tria insiste da tempo, considerare gli investimenti pubblici fuori dal deficit, ma non lo dice esplicitamente.
Servono, si dice «investimenti pubblici che abbiano il duplice scopo di innalzare l' attuale insoddisfacente saggio di crescita reale e avviare la rimozione dei dualismi di produttività esistenti» nella Ue, che «minano anche l' efficacia della politica monetaria comune».
giuseppe conte giovanni tria
Riequilibrare con gli investimenti, con la mano pubblica, quello che il tasso di cambio non può più fare. Il rischio è che l' euro ed il mercato comune, senza una crescita più forte, non sopravvivano, perdendo tutto il consenso politico. «Nella Ue ci sono molte disfunzioni. Nessuno vuole lasciare l' euro, ma se non le risolviamo, le cose rischiano di peggiorare» dice Tria a Bloomberg.