Giacomo Amadori e François de Tonquédec per “la Verità”
pietro tidei
«Oggi le richieste dei pubblici ministeri vengono normalmente trasformate in sentenze dei giudici» lamentava Silvio Berlusconi. Che forse non era mai stato a Civitavecchia, la città del Forte Michelangelo, dove i politici chiedono, i pm approvano e i giudici rigettano. Per lo meno questo è accaduto nel nostro caso e, verrebbe da dire, per fortuna. La vicenda è quella del sindaco hot di Santa Marinella Pietro Tidei, già più volte primo cittadino proprio di Civitavecchia.
L’esponente pd ha chiesto alla Procura di mandare la polizia giudiziaria a sequestrare i video che lo ritraevano affaccendato nel suo ufficio in mille mestieri, da quello di ginnico amante a quello di procacciatore di posti di lavoro.
Un’istanza che ha trovato pienamente disponibile il procuratore facente funzioni della città laziale Alessandro Gentile, il quale, in disaccordo con un suo pm, si è speso personalmente per fermare la pubblicazione da parte del nostro giornale dei resoconti delle conversazioni registrate dai Carabinieri di Civitavecchia nelle stanze del Comune. E lo ha fatto nella piena consapevolezza, messa nero su bianco nelle due richieste di sequestro inviate al gip, che gli eventuali reati commessi dai cronisti fossero di competenza della Procura di Milano, dove, specifica, il magistrato «insiste la sede della redazione nazionale» (indicata, però, dalla toga al vecchio indirizzo).
pietro tidei parla con bartolomeo bove del concorso per piazzare un giardiniere 3
Attenzione, il sequestro non doveva riguardare solo i video che le performance erotiche dell’arzillo settantasettenne nella cosiddetta stanza Romeo (nomen omen) con la sua Giulietta, ma tutto il materiale girato, compresi i filmati che raccontano la discutibile gestione del potere da parte di Tidei e dei suoi più stretti collaboratori: raccomandazioni per posti di lavoro, concorsi e bandi su misura concordati con i dirigenti. Conversazioni che, a quanto risulta, inspiegabilmente, durante le indagini, scaturite da una supposta corruzione finalizzata a ottenere la caduta della giunta Tidei, non sarebbero state trascritte e poste all’attenzione della Procura.
MAURIZIO BELPIETRO
Tidei si è difeso dicendo che erano millanterie, ma non è chiaro se qualcuno abbia accertato che tali fossero quelle promesse e quelle indicazioni.
Dopo i nostri articoli, in molti pensavano (e speravano) che i pm di Civitavecchia avrebbero approfondito la questione, in modo da fare chiarezza. Invece a finire sotto osservazione siamo stati noi.
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Il sindaco e i sequestri Il 29 settembre, l’avvocato di Tidei, Lorenzo Mereu, presenta al pm Roberto Savelli un’istanza di sequestro del materiale video in possesso della Verità. A preoccuparlo in particolare è la descrizione del video hot (nelle parti non pecorecce): «Quel che desta allarme è rappresentata dall’indubbia circostanza che i file in parola siano ancora in possesso di un giornalista che pur “non pubblicandoli direttamente” ne descrive il contenuto al pubblico dei lettori».
PIERO TIDEI ABBRACCIA LA SUA AMICA DIRIGENTE SCOLASTICO
Va detto che la quasi totalità dei file di cui veniva chiesto il sequestro non era segreta e nella disponibilità di uno degli indagati del presunto complotto ai danni di Tidei, il consigliere comunale Roberto Angeletti, che li aveva ottenuti legittimamente dalla Procura. E forse anche per questo Savelli inoltra al gip la richiesta di Mereu, vergando a penna il parere contrario.
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Il magistrato sembra particolarmente voglioso di entrare nella redazione del nostro giornale. Tanto che, il 18 ottobre, torna alla carica, con una richiesta dai contenuti pressoché identici, estesa, però, anche al video «in possesso» di Angeletti. Invano, visto che il gip del Tribunale di Civitavecchia, Matteo Ferrante, ha rigettato la richiesta, anche perché le pubblicazioni erano ormai cessate da mesi al momento della decisione.
PIETRO TIDEI
Ma il giudice, nel decreto, dà comunque una lezione di procedura ai colleghi, specificando che «il sequestro del materiale investigativo non potrebbe comunque essere disposto nei confronti di Angeletti che ne ha legittimamente ottenuto il rilascio dopo la notifica dell'avviso di conclusione delle indagini preliminari». E quindi i giornalisti potrebbero «rientrare in ogni momento in possesso del medesimo materiale». Da qui «l'evidente inutilità del richiesto provvedimento cautelare reale». Almeno a Civitavecchia c’è un giudice che non scrive sotto dettatura dei pm.
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