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    “TOTTI VIA DALLA ROMA? UN DANNO PER LA CITTA’” - VERDONE BOMBARDA: “FRANCESCO POTEVA ESSERE MOLTO UTILE. EVIDENTEMENTE SI PRENDONO GLI ORDINI DA BALDINI. DALLA SOCIETÀ NESSUNO SI ESPRIME, SI SENTE SOLO PARLARE DI CESSIONI. NON SI PUÒ FARE TUTTO PER TELEFONO DA LONDRA E NON SI PUÒ GOVERNARE DA ‘SKYPE’ UNA COSA COSÌ IMPORTANTE" - ENTRO LA FINE DEL MESE CI SARÀ BISOGNO DI RECUPERARE 40-50 MILIONI DI PLUSVALENZE: ALTRE CESSIONI IMPORTANTI IN VISTA?


     
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    Mimmo Ferretti per “il Messaggero”

     

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    Terminato (per adesso...) in tre mosse (Totti, De Rossi e Ranieri) il processo estivo di deromanizzazione della Roma tanto caro a Franco Baldini, il club dalla strategia tosco-statunitense ora è chiamato a ripartire con una squadra da rifondare e senza un ds di ruolo perché quello designato, Gianluca Petrachi, è ancora tesserato per il Torino.

     

    Il dirigente salentino, che aveva conquistato le simpatie di James Pallotta (leggi Baldini) assicurando che avrebbe portato Antonio Conte nella Capitale (ma il primo contatto con il neo allenatore dell'Inter è stato di Totti...), è stretto nella morsa di Urbano Cairo che pretende soldi per allentarla. Assicurano dal management di mister Jim, però, che Petrachi sta già lavorando per il suo nuovo (nuovo?) club, ma questo lo scopriremo solo vivendo. Intanto, sappiamo con certezza che, per motivi facilmente intuibili, la Roma avrà un'anima profondamente diversa rispetto a quella avuta negli ultimi due decenni molto abbondanti.

     

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    Non ci sarà più il romanismo ad intasare la strada verso le vittorie, in primis. O almeno questo è ciò che sembra dar forza all'ennesimo progetto aziendale partorito tra Londra e Boston. Il Via i romani dalla Roma non è in assoluto una garanzia di successo (al momento, una Roma senza De Rossi in campo e Totti nello staff dirigenziale non è più forte di quella romanizzata: le auguriamo di diventarlo), ma evidentemente aiuta i capi dell'azienda a sperare in un futuro diverso. Migliore. Vincente, finalmente. Forse per questo, chissà, è stato scelto un marziano (Ennio Flaiano ci perdoni...) come il portoghese Paulo Fonseca che, paradossalmente, oggi rappresenta l'unica certezza tecnica della nuova Roma

     

     

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    RISCHI E PERICOLI

    Nel senso che, se non altro, la Roma ha almeno la certezza di avere un tecnico. Nato in Mozambico e cresciuto sulle panchine ucraine: più deromanizzato di così non si poteva trovare, giusto? Fonseca, che ha dimostrato di essere un valido allenatore, dovrà fare immediatamente i conti con mille ostacoli, e non soltanto di natura tecnica. Questo perché la squadra sarà profondamente rinnovata, a cominciare dal suo asse portante: portiere, difensore centrale, mediano centrale e centravanti.

     

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    Non sarà facile trovare gli uomini giusti ai prezzi giusti ma la Roma, che risparmierà un sacco di soldi di stipendi eccellenti, non potrà permettersi il lusso di allestire una gruppo che sia in grado di lottare soltanto per un posto in Europa League, magari senza preliminari. Sarebbe buona cosa, per mille motivi, che qualcuno vicino a Pallotta (il presidente, si sa, comunica solo senza contraddittorio e attraverso i giornalisti di casa) parlasse con sincerità ai tifosi, magari senza sbandierare all'americana traguardi roboanti ma poco accessibili. Non ce ne è bisogno; non ce ne è più bisogno, ormai. Meglio una brutta verità che un bella bugia, in assoluto. Il tutto senza dimenticare che entro la fine del mese ci sarà bisogno di recuperare 40-50 milioni di plusvalenze per stare in grazia di Dio con l'Uefa. E che la Roma non potrà neppure contare sugli introiti Champions. Ma forse, come va di moda dire di questi tempi, è tutta colpa del governo (tecnico) precedente.

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    VERDONE: «UN DANNO ALLA CITTÀ. ORA IL CLUB CI SPIEGHI COSA VUOL FARE»

    Gianluca Lengua per “il Messaggero”

     

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    L'addio di Francesco Totti alla Roma dopo 30 anni di carriera ha disorientato i tifosi e sconcertato un'intera città. Carlo Verdone, in questi giorni impegnato sul set in Puglia per le riprese del suo nuovo film, è rimasto attonito e oggi tra un ciak e l'altro si fermerà ad ascoltare le parole dell'amico Francesco: «È una cosa non bella per la città di Roma. Evidentemente, o non condivide la linea della società o non si sente completamente a suo agio con questa dirigenza e, quindi, c'è da rispettarlo.

     

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    Poteva essere molto utile, è cresciuto, è stato un po' il motivatore della Roma e di cose di calcio ne conosce. Mi dispiace vedere andare via una figura così importante e simbolica», ha detto l'attore e regista romano a Il Messaggero. Verdone, come la maggior parte dei tifosi giallorossi, non ha ben chiaro il progetto del club: «Una persona come Totti doveva fare da tramite, ma non è stato possibile per lui. Evidentemente si prendono gli ordini da Baldini.

     

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    Dalla società nessuno si esprime, si sente solo parlare di cessioni. Allo stato attuale bisognerebbe fare una comunicazione rassicurante e non generica. Io, più della rabbia dei tifosi, mi preoccuperei del disamoramento che è già in atto e che li allontana dallo stadio per disperazione». La gestione del club a distanza non appare convincente: «Non si può fare tutto per telefono da Londra e non si può governare da Skype una cosa così importante».

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