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    INARRESTABILE SHARAPOVA: “CI VUOLE BEN PIÙ DEI CAPELLI BIONDI PER DURARE OLTRE TRE LUSTRI IN UN AMBIENTE SPIETATO COME QUELLO DEL TENNIS. SE IL MIO TALENTO È UN DONO DI DIO, BEH SAREBBE STATO UN DELITTO SPRECARLO…" - LA RIVALITA’ CON LA WILLIAMS (“IO E SERENA SIAMO DIVERSE IN TUTTO”), IL MARCHIO “SUGARPOVA” (“QUELLO DI IMPRENDITRICE È UN MESTIERE CHE UN GIORNO MI TORNERÀ UTILE”) - "UN UOMO? MI DEVE FAR RIDERE E…" - "IO ALGIDA? IN CAMPO NON SONO CALDA MA DAVANTI ALL’ALBERO DI NATALE..."


     
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    Gaia Piccardi per “Liberi Tutti - Corriere della Sera”

     

    maria sharapova maria sharapova

    «Ciao sono Maria». La precisazione, alle 7.30 del mattino ora di Los Angeles, non è superflua. Questa intervista telefonica è stata preceduta da una ventina di email con le generalesse dell' ufficio stampa dell' ex numero uno del mondo, la bionda atomica che dopo aver sbranato cinque titoli Slam nell' era di Serena Williams - impresa tutt' altro che scontata (da Wimbledon 2004 a Roland Garros 2014) - si sta apparecchiando un futuro da imprenditrice di successo.

     

    Alla fine di una trattativa serrata su temi, foto e modi dell' intervista (tre le domande cassate dal Minculpop: 1) cosa hai imparato dalla squalifica per doping, oltre a leggere con più attenzione le mail? 2) come ti accorgi se sei innamorata? 3) essere sotto 2-19 nei confronti diretti con Serena è il tuo più grande rimpianto tennistico?), dopo aver fornito un codice numerico alla voce metallica del risponditore automatico, abbiate pazienza ma non è illogico chiedersi chi c' è dall' altra parte del telefono all' ora dell' appuntamento.

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    C' è Maria Sharapova, 31 anni, (timbro inconfondibile: le generalesse forse ascoltano collegate da un iperuranio parallelo), a lungo la sportiva più ricca del pianeta (donna da 30 milioni di dollari a stagione in sponsorizzazioni), 38.342.119 $ incassati in soli premi in carriera, campionessa vera - altro che bluff - oggi sul viale del tramonto. Una tigre (siberiana: è nata a Njagan) sul campo e un genio del marketing fuori: persino i 15 mesi di stop per positività al meldonium si sono rivelati un lucroso business (un libro, il lancio delle caramelle Sugarpova al cioccolato, un corso ad Harvard come investimento su se stessa). «Ciao sono Maria». Cominciamo. Servo io.

     

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    Il meglio del tennis è alle spalle, la vita vera deve ancora iniziare: come si sta nel mondo di mezzo, Maria?

    «Benone! Mi piace pensare di avere ancora molto da conquistare nel mio sport, senza mettermi troppa pressione addosso: salire in classifica (oggi è n.29, ndr ), migliorare nel corpo e nello spirito, magari vincere un altro Slam. Nel 2019 spero di giocare con più continuità: l' anno scorso la spalla non mi ha dato tregua».

     

    Ha scelto un lavoro logorante e l' ha cominciato presto.

    «Però nella vita ho fatto ciò che desideravo. Non ho rimpianti. La testa non mi ha mai deluso, a lasciarmi per strada ogni tanto è stato il fisico. Ma la motivazione, vincere, non è mai venuta meno».

     

    L' impressione è che sia più impegnata a costruirsi il futuro (da Ceo del marchio Sugarpova) che a sfangare un presente da veterana.

    «È che mi piace tenere viva la mente, facendo frullare le idee. Quello di imprenditrice è un mestiere che ho imparato da zero e che un giorno mi tornerà utile. Anni fa, durante un infortunio, pensai che non avrei giocato a tennis per sempre. Un marchio e una fondazione erano tra i miei obiettivi. Il primo è centrato».

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    Non crede di aver vinto Wimbledon troppo presto? Toccare il tetto del mondo a 17 anni, dopo aver clamorosamente sconfitto Serena Williams in finale, non le ha bruciato un po' di normalità?

    «Se oggi mi lamentassi di aver sollevato il trofeo di Wimbledon troppo presto, suonerei surreale alle mie stesse orecchie... La verità è che è stata una lezione di vita che mi ha fatto crescere di colpo. A livello fisico e mentale, ricordo una sensazione incredibilmente bella che ha ripagato in un instante i sacrifici della mia famiglia».

     

    Qual è il suo più antico ricordo di bambina, in Siberia?

    «Papà Yuri che mi porta a spasso nella foresta. È primavera e ha un profumo dolcissimo. Sono piccola, un fagottino. Mia mamma sta ancora studiando e io sono già sotto l' ala protettiva di Yuri: sarà la storia della mia esistenza».

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    Yuri dice che il suo talento viene da Dio: è d' accordo?

    «Yuri dice un sacco di cose e non sempre ha ragione! Ma lui crede ai miracoli, sennò non sarebbe mai partito dalla Russia per gli Usa insieme alla sua unica figlia con 700 dollari in tasca, senza parlare una parola di inglese. Ho imparato a crederci anch' io».

     

    Cosa è rimasto, oggi, di quella bambina bionda?

    «Quella bambina aveva carattere. Poi si cambia, ci si evolve: ho avuto giorni duri, confesso, e ne ho ancora oggi. Ma quella bimba è cresciuta ed è diventata una donna indipendente che ha attraversato molte sfide. Anche senza mamma e papà».

     

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    A proposito di sua madre Yelena. Non ne parla mai. Perché?

    «Restare appartata, non venire ai tornei, è una sua scelta. Che io rispetto. Sembra sullo sfondo perché Yuri è capace di catturare tutta l' attenzione però mamma nella mia vita e nella mia quotidianità è molto presente. È lei che mi offre la spalla su cui appoggiarmi alla fine di una lunga giornata. Lei è la mamma di Maria, non della campionessa russa di tennis».

     

    maria sharapova era in versione pippi calzelunghe maria sharapova era in versione pippi calzelunghe

    Scusi la franchezza, Maria: lei non sarà ricordata come la tennista più forte di ogni tempo e di giocatrici bionde, alte e belle ormai è pieno il circuito. Però ha guidato a lungo la classifica dei guadagni di Forbes, anche davanti alla sua eterna rivale Serena Williams, che di Slam ne ha vinti 23, 18 più di lei. Qual è il segreto del suo successo?

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    «Ci vuole ben più dei capelli biondi o di un aspetto aggraziato per durare oltre tre lustri in un ambiente spietato e competitivo come quello del tennis professionistico internazionale. Devi saper vincere, chiudere buoni affari, comportarti in modo appropriato e avere una grande passione. Se il mio talento è un dono di Dio, come dice Yuri, beh sarebbe stato un delitto sprecarlo, non crede?».

     

    La sua qualità migliore?

    «Sono un' indefessa lavoratrice».

     

    Un difetto di cui farebbe volentieri a meno?

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    «La testardaggine».

     

    Un punto debole che è disposta ad ammettere, qui e ora.

    «Qualcosa di molto russo: sono impaziente. Chi usa venti parole quando ne basta una, mi stufa. Apprezzo chi è diretto. E sono un' inguaribile ottimista».

     

    Cosa fa quando non si allena, non viaggia, non gioca a tennis?

    «Cucino, leggo, mi rilasso. Non vado mai al cinema e guardo pochissima tv però i documentari e i programmi di cucina non mi stancano mai. Mi piace la musica. Where the streets have no name degli U2 è la mia canzone preferita: mi ricorda il periodo in cui, tanti anni fa, mi allenavo in Spagna».

     

    La sua più grande fonte d' ispirazione?

    «La persona più altruista che io conosca, la donna che irradia luce intorno a sé: mia madre».

     

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    Visto che non posso domandarle da quali segnali capisce di essere innamorata (e lo è, del gallerista inglese Alexander Gilkes, con cui ha fatto l' albero di Natale, ndr), le chiedo: cosa le piace in un uomo?

    «Sono molto più semplice di ciò che sembro: se un uomo mi fa ridere, e quindi mi rende felice, ha ottime chance di diventare un innamorato. Mi piace chi sa sorprendermi e chi mi apre gli occhi su cose che non conoscevo o non pensavo».

     

    Quanto è lontano il ritiro, Maria?

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    «Dipende tutto da corpo e spalla: ormai ci litigo da dieci anni».

     

    Come si immagina l' ultimo match?

    «L' ultima partita, l' ultima stretta di mano, l' ultimo applauso... Non ci penso troppo. Uscire dal campo per sempre sarà una forte emozione ma non drammatizzo. Se c' è stato un inizio, deve esserci una fine. E non sarà la fine del mio mondo».

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    Cosa farà la mattina del primo giorno della nuova vita da pensionata, appena aprirà gli occhi?

    «Non credo che cambierà molto rispetto alla mia routine attuale. Non traslocherò, non sceglierò un' altra casa o un' altra città. A Los Angeles sto bene. Viaggerò meno, questo sì. Però abitudini, amici, passioni rimarranno le stesse. E continuerò ad andare in palestra per tenermi allenata».

     

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    In un' altra vita, magari la prossima, pensa sia possibile essere amica di Serena Williams, cui nel libro «Inarrestabile» riserva parole severe?

    «Io davvero non capisco perché questa vicenda appassioni tanto voi giornalisti... Io e Serena siamo diverse in tutto: storia, passato, stile, atteggiamento. Ma alla fine i nostri obiettivi nel tennis sono gli stessi e ci battiamo per ottenerli. Ho sempre ammirato il fatto che Serena si alzi dal letto ogni mattina con l' idea di migliorarsi».

     

    Lei pure. Gli opposti che si attraggono.

    «Forse siamo più simili di quanto siamo disposte ad ammettere».

     

    Condivido una mia sensazione: lei, Maria, è meno algida e distante di come la sua ricca fenomenologia l' abbia tramandata ai posteri.

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    «Se è un complimento, grazie. In campo non sono calda, lo ammetto. È perché non posso permettermi di esserlo: verrei sbranata. Doveva vedermi mentre sceglievo l' albero di Natale, altro che fredda...Conosco la mia fama di gelida siberiana ma le dico una cosa: cambiare il parere della gente è uno sforzo che non mi interessa fare».

     

    Un' ultima curiosità: come vorrebbe essere ricordata tra cent' anni?

    «Ho sempre desiderato diventare qualcuno. Dice che ci sono riuscita?».

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