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    'CIARRA', A NOI! VITA, OPERE, OMISSIONI E GAFFE DI GIUSEPPE CIARRAPICO: SUO L'AEREO A BORDO DEL QUALE BETTINO CRAXI LASCIO’ PER SEMPRE L'ITALIA IL 21 MARZO DEL 1994 - IL DUCE CHIAMATO 'PRINCIPALE', LE SCINTILLE CON FINI (SI PENTI' DI AVERLO PRESENTATO AD ALMIRANTE) - IL SUO FU L' UNICO CASO MONDIALE DI RINVIO A GIUDIZIO PER “STALKING A MEZZO STAMPA” - ISPIRÒ IL PERSONAGGIO DI SPARAFICO IN ‘NEL CONTINENTE NERO’, CANTÒ ‘NEL SOLE’ CON AL BANO E INVENTÒ COCKTAIL PER LA FIGLIA DI ANDREOTTI…


     
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    giuseppe ciarrapico 6 giuseppe ciarrapico 6

    1 - CALCIO, POLITICA, AFFARI: L' ADDIO A CIARRAPICO

    Marco Ventura per “il Messaggero”

     

    Se ne va un mondo con Giuseppe Ciarrapico, il Ciarra. Il Peppino più rappresentativo di una certa Roma, il reduce della grande commedia del potere che ruotava attorno al Caf in una commistione di imprenditoria, politica e ideologie post-belliche. Campione della prima Repubblica con tante ombre giudiziarie, ma un gigante come personaggio nell' universo non solo capitolino. Vulcanico, schietto fino all' autolesionismo, fascista impenitente, andreottiano doc e ciononostante «miglior amico» dell' editore dell' Espresso, l' aristocratico di sinistra Carlo Caracciolo. Il Ciarra, re delle acque minerali nel castello di Fiuggi, di grandi cliniche (Villa Stuart e Quisisana) con Caracciolo socio di minoranza, imprenditore del catering e proprietario di locali che fanno parte dell' imprescindibile scenografia della dolce vita romana come il Bar Rosati a Piazza del Popolo o la Casina Valadier, fu anche un editore controverso e a modo suo necessario nel panorama della contrapposizione rossi-neri dopo la guerra.

    ciarrapico letta confalonieri ciarrapico letta confalonieri

     

    LA LEGGENDA Una leggenda da lui stesso alimentata vuole che avesse portato a spalla la bara del Duce, che lui chiamava il Principale. Si definiva, il Ciarra, un mussoliniano prima ancora che un fascista. Vide con anticipo la deriva berlusconiana del partito rifondato da Gianfranco Fini, AN, attraverso il suicidio perfetto del MSI di Almirante. Da deriva che nasceva dal fatto che Fini, disse, «mai era stato fascista» e adesso era «un traditore».

    giuseppe ciarrapico giuseppe ciarrapico

     

    Lo scontro tra i due indusse Ciarrapico a una memorabile gaffe, quando suggerì a Fini (si pentì sempre d' averlo presentato all' amico Giorgio Almirante) di andare a «ordinare le kippà, perché di quello si tratta». Dovette precipitarsi a scrivere una lettera riparatoria alla comunità ebraica, concludendo però di non voler indugiare «più a lungo nel porgere le mie più sentite scuse».

     

    BETTINO CRAXI BETTINO CRAXI

    LA GALASSIA Le sue decine di società spaziavano, oltre a una ventina di acque minerali, alla sanità e al catering, e ai premi letterari, all' editoria e al calcio. Eccolo, forse per obbedire a un suggerimento dell' amico divo Giulio Andreotti, acquistare la AS Roma nel 1991 e cederla nel '93 sull' onda delle inchieste (e degli arresti) dell' era Tangentopoli. Una vita perigliosamente giunta a 85 anni, da raccontare coi suoi chiari e scuri. Geniale nell' intuire il valore dei fogli locali. Anche qui merito di Andreotti, col quale volò negli States. Invece di assorbire il jet leg, il Ciarra vagabondò all' alba per la Grande Mela, scoprì che le copie del Bronx News (stessa proprietà del Washington Post) venivano impilate una sull' altra in contenitori di plexiglas per strada e andavano a ruba, la gente del quartiere se ne sentiva parte e ci si riconosceva.

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    L' INTUIZIONE «Fu lì che capii che dovevamo realizzare giornali locali». Così nacque Ciociaria Oggi e la catena di altri fogli locali da Frosinone a Latina e al Molise. Ma come editore fece qualcosa di più. Ristampò l' Opera Omnia di Mussolini in bei volumi rilegati in similpelle rossa, operazione non solo politica (rivolta ai reietti dell' epoca, post-fascisti che avevano il culto di Mussolini), ma culturale. A cui si lega tutta una produzione di autori di testi di livello poi sdoganati da un editore prestigioso come Adelphi.

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    Fra gli altri Tempeste d' acciaio di Ernst Jùnger, picco della letteratura di guerra, o il Manifesto dei conservatori anarchici, l' Ideario di Prezzolini, o le Riflessioni sulla Rivoluzione francese di Edmund Burke. O la Storia e antistoria di Adriano Tilgher legato a Avanguardia Nazionale.

     

    MAURIZIO GASPARRI GIUSEPPE CIARRAPICO MAURIZIO GASPARRI GIUSEPPE CIARRAPICO

    LA SCRIVANIA C' è da sorprendersi che il Ciarra si vantasse di non saper dove mettere quasi 3 metri di scrivania del Duce acquistata su e-bay per 37 milioni di lire? O andasse ai funerali del leader di Forza Nuova, Massimo Morsello? O pubblicasse i fascicoli della rivista nazista Signal? Quest' uomo era intimo di Andreotti, anzi era l' anti-Sbardella alla sua destra. E anche verso gli ebrei aveva posizioni ambigue, avendo pubblicato Theodor Herlz e Martin Bubber, e soprattutto essendo amico di Giulio Caradonna, figlio dell' unico gerarca fascista che si oppose alla vergogna delle leggi razziali. Certo, alla nascita di Alleanza nazionale prefigurò una notte dei lunghi temperini.

    Giuseppe Ciarrapico Giuseppe Ciarrapico

    Ma scelse Gorbaciov tra i premiati di Fiuggi, e per poco non ebbe Ingrao. L' uomo si prestava allo spettacolo. Ispirò il personaggio di Sparafico in Nel continente nero, cantò Nel sole con Al Bano e inventò cocktail per la figlia di Andreotti.

     

    CIARRAPICO E BERLUSCONI CIARRAPICO E BERLUSCONI

    L' AEREO Durante la guerra del Golfo prestò a Bruno Vespa l' aereo per andare a intervistare Saddam Hussein a Baghdad. E finì più volte arrestato, per finanziamento illegale dei partiti e bancarotta. Descritto come «gran prezzemolo degli accadimenti finanziari più misteriosi», dal caso Calvi al Banco di Roma, fu però lui a mettere d' accordo gli eterni nemici dell' editoria italiana sul lodo Mondadori. «Venne Passera con un camion di documenti, gli dissi che m' ero portato dietro solo un quaderno a quadretti e avrei usato una sola pagina, su cui avrei tracciato una linea verticale».

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    gianfranco fini gianfranco fini

    Da un lato quello che chiedeva Berlusconi, dall' altro quello che chiedeva De Benedetti. E alla fine trovò la quadra. Non ebbe il tempo di curare abbastanza la Roma, che con lui raggiunse i quarti nella Uefa e ebbe come allenatori Ottavio Bianchi e Vujadin Boskov. Che il 28 marzo 1993 fece esordire in serie A il promettente 16enne Francesco Totti. Nonostante tutte le vicissitudini, resterà un vuoto. Con Ciarrapico se ne va un mondo, che non tornerà più.

     

    2 - LE TERME, I PROCESSI, LA ROMA IL «CIARRA» RE DI TUTTO

    almirante almirante

    Tommaso Labate per il “Corriere della Sera”

     

    Che sia morto in una clinica di sua proprietà, forse, è stato l' unico dettaglio banale di un' intera esistenza. Anche perché c' è stata un' epoca in cui sembrava che tutto - o quantomeno quel «tutto» visibile a occhio nudo dall' angolazione ristretta ma privilegiata del Potere di Roma - fosse di proprietà, o comunque sotto il controllo, di Giuseppe Ciarrapico.

     

    Suo l' aereo a bordo del quale Bettino Craxi lasciava per sempre l' Italia il 21 marzo del 1994. Suoi, in ordine sparso, i mille e passa posti letto della sanità convenzionata con la Regione Lazio e la gestione delle sorgenti fiuggine che gli era valsa l' appellativo di «re delle acque minerali», le decine di testate locali tra la Ciociaria e il Molise, le tipografie che mandavano in stampa i volantini di Giorgio Almirante, i bar e i ristoranti della Capitale meglio frequentati al tramonto della Prima Repubblica, da Rosati in piazza del Popolo alla Casina Valadier sul Pincio.

    ciarrapico ranucci ciarrapico ranucci

     

    In fondo, il segreto del grande successo del Ciarra - più ancora della disinvoltura che gli ha consentito di passare indenne dall' andreottismo al craxismo fino al berlusconismo, rimanendo tra l' altro sempre «fascista» - è stato proprio questo. L' aver decrittato con grande anticipo il cambio di codice tra la morente Prima Repubblica, fondata sull'«essere», e la Seconda, costruita sull'«avere», inaugurata formalmente con l' ingresso di Silvio Berlusconi a Palazzo Chigi.

     

    Ecco, nell' epoca in cui tutti ancora «erano» - quella in cui il «lei non sa chi sono io» era il passepartout che apriva tutte le porte - Ciarrapico già «aveva». Non a caso, per difenderne il seggio sicuro in Senato sotto le insegne del vecchio Pdl dal veto inizialmente opposto da Gianfranco Fini e dalla sua Alleanza Nazionale, Silvio Berlusconi aveva spiegato che non era proprio possibile dirgli di no «perché Ciarrapico ha giornali importanti a noi non ostili ed è assolutamente importante che questi giornali continuino a esserlo».

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    Ma questo era il 2008 e tutti i «meglio trofei» di Ciarrapico, nato a Roma il 28 gennaio del 1934, erano già in bacheca.

     

    Da quelli che avrebbero lasciato un segno nella storia della Repubblica come il «lodo Mondadori», la mediazione tra Silvio Berlusconi e Carlo De Benedetti in cui l' aveva coinvolto il principe Caracciolo dopo averlo avvicinato con una scusa («Gli avevo segnalato lo chef Vissani per la sua Casina Valadier»); all' eterna guerra fratricida nella corrente andreottiana che l' ha visto per anni opposto a Vittorio Sbardella, detto «lo Squalo», con cui condivideva la matrice culturale fascista, l' amore per la carta stampata e una seggiola d' onore alla corte del Divo Giulio , che Ciarrapico però chiamava il Principale.

    BENITO MUSSOLINI SUONA IL VIOLINO BENITO MUSSOLINI SUONA IL VIOLINO

     

    Tutto questo e molto di più - compresa una sfilza indefinita di condanne (Casina Valadier, finanziamento illecito ai partiti, crac del Banco Ambrosiano, truffa aggravata ai danni dello Stato per i contributi all' editoria), arresti (scandalo Safim-Italsanità) e persino l' unico caso mondiale di rinvio a giudizio per «stalking a mezzo stampa» (contro la giornalista Manuela Petescia) - l' ha messo in pratica, guidato, controllato, deciso, posseduto e gestito - amava ricordare - «senza mai rinnegare il fascismo» e «andando almeno una volta l' anno sulla tomba del Duce a Predappio».

    giuseppe ciarrapico e silvio berlusconi giuseppe ciarrapico e silvio berlusconi

     

    Forse dalle migliaia di ore passate a giocare coi soldatini, di cui era uno dei più grandi collezionisti italiani, Ciarrapico aveva imparato l' arte di posizionarsi nel punto giusto dello spazio e del tempo. Nel settembre del 1990, per esempio, conferisce i cinquecento milioni del «Premio Fiuggi» a Michail Gorbaciov. Neanche due settimane dopo, lasso temporale che consentì al Ciarra di rivendicare la bontà della sua trovata, Gorbaciov vinceva il Nobel per la Pace.

     

    ciarrapico caracciolo de benedetti x ciarrapico caracciolo de benedetti x

    L' abilità nel governare i passaggi tra due epoche - è stato uno degli uomini che di fatto hanno gestito il passaggio di consegne dal tandem Andreotti-Craxi a Berlusconi, e quindi dalla Prima alla Seconda Repubblica - non riguardava solo la politica.

     

    La sua presidenza dell' As Roma, tanto per dirne una, segna l' interregno tra la presidenza di Dino Viola e quella di Franco Sensi. Dura ventiquattro mesi, dal maggio del 1991 al giugno del 1993. Ed è proprio sotto la sua presidenza che, giusto un mese prima di lasciarla, Ciarrapico assiste all' esordio in prima squadra di un ragazzo di sedici anni. Si chiamava, e si chiama ancora, Francesco Totti. Il soldatino - anche se quella mole che lo rendeva simile ad Aldo Fabrizi di «ino» aveva ben poco - stava nel posto giusto del campo di battaglia. E al momento giusto. Ancora una volta, l' ennesima.

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