1 - IAN BREMMER: «VERTICE STUDIATO: IL REGISTA È STATO XI MA SUL NUCLEARE NON CAMBIA MOLTO»
Massimo Gaggi per il “Corriere della sera”
Stretta di mano tra Donald Trump e Kim Jong un
New York Trump e Kim: spettacolo televisivo da campagna elettorale Usa o una mossa ben preparata che può produrre cambiamenti sostanziali?
Per Ian Bremmer, fondatore e capo di Eurasia, l' incontro nella zona smilitarizzata non è stato un' improvvisata e avrà conseguenze rilevanti, anche se non tutte positive.
«In primo luogo» dice il politologo americano, «c' è l' effetto di normalizzazione di un dittatore feroce. Kim Jong-un era tenuto a distanza perfino da Xi Jinping. Ora sta diventando un leader come gli altri: prima o poi lo troveremo a un vertice internazionale, anche se il suo è lo stato di polizia che ha commesso le violenze più atroci della storia. Quanto alla minaccia atomica, meglio non coltivare sogni di denunclearizzazione: Kim non rinuncerà mai al suo arsenale. Però siamo in una fase di de-escalation, un calo delle tensioni comunque positivo».
E le sanzioni Usa? Per eliminarle Trump chiede la demolizione dell' arsenale nucleare.
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«Non è realistico. È, invece, possibile un accordo freeze for freeze : congelamento delle attività militari Usa nella penisola e delle esercitazioni congiunte con la Corea del Sud in cambio di un congelamento dei test nucleari e missilistici.
In fondo ci siamo vicini: nell' ultimo anno abbiamo visto solo lanci di razzi a corto raggio. Davanti a un' intesa simile Trump, che aveva inasprito le sanzioni contro la Corea del Nord, potrebbe allentare la loro morsa, magari senza cancellarle del tutto».
Ecco, appunto, la Cina: è stato Xi, col suo viaggio di pochi giorni fa a Pyongyang, il regista di questo incontro?
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«Xi non ama affatto Kim, ma da leader pragmatico ha capito che in questa fase di scontro con l' America un suo impegno per riaprire il canale Usa-Corea poteva essergli utile nel rapporto con Trump. È andata proprio così: Trump era interessato e gli è stato grato, fin dal colloquio telefonico tra i due prima del vertice di Osaka. Così è diventato più facile riaprire anche il dialogo commerciale».
Con quali prospettive? Ora la Cina è disposta a mettere un freno alla conquista di tecnologie straniere e a rispettare di più i brevetti altrui come ipotizzato nella bozza d' accordo che, stando agli americani, Pechino ha ritirato all' improvviso dal tavolo a maggio? O offre a Trump solo un aumento delle importazioni dagli Usa?
«Be', in parte c' è il comune interesse a rassicurare i mercati. Per il resto sono certamente possibili progressi sugli scambi commerciali. È un terreno sul quale i cinesi sono disposti a fare concessioni sapendo quanto Trump sia sensibile al deficit della bilancia dei pagamenti Usa verso Pechino. Ma qui la vera partita si gioca sul primato tecnologico: per Xi la messa al bando di Huawei conta assai più dei dazi. Trump ha abbassato i toni sul gigante cinese hi-tech, riapre la porta a suoi rapporti di fornitura con le imprese americane, ma non l' ha ancora tolto dalla "lista nera" e vuole che la pratica Huawei sia l' ultima ad essere discussa nel negoziato tra i due Paesi. E si riserva sempre un diritto di veto su tecnologie che hanno a che fare con la sicurezza nazionale».
E sappiamo quanto sia elastico il concetto di sicurezza nazionale per Trump: può comprendere anche l' auto e l' acciaio. Huawei non avrà mai certezze. Del resto non ne hanno nemmeno i mercati che, invece, almeno in America, restano ottimisti.
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«Essere imprevedibile, destabilizzare, creare incertezza: è la strategia di Trump. A Huawei ha già fatto perdere affari per 30 miliardi di dollari.
Ora riapre, ma fornitori e clienti ci penseranno due volti prima di impegnarsi nel lungo periodo con un gruppo che rimane comunque nel mirino: la guerra fredda tecnologica tra Usa e Cina è ormai una realtà. Quanto ai mercati, saranno inevitabilmente più condizionati dalla politica. Anche a causa delle mosse di Trump.
Il buon andamento delle Borse, poi, riflette soprattutto il tono dell' economia interna Usa: forte e meno sensibile all' instabilità internazionale. Il blocco Usa-Messico-Canada si è stabilizzato. Con la Cina si sta lavorando. Rimane il rischio Iran. Ma, a meno di gravi crisi internazionali, credo che i mercati rimarranno positivi anche nell' anno preelettorale».
2 - PECHINO, IL CONVITATO DI PIETRA DIETRO LE QUINTE DELL' INTESA
Francesco Radicioni per “la Stampa”
KIM JONG Xi Jinping
Mentre nei giorni scorsi si rincorrevano le voci di un possibile incontro tra Donald Trump e Kim Jong-un, Pechino faceva sapere di guardare con favore a un nuovo vertice. «La Cina sostiene un nuovo round di colloqui tra i leader di Corea del Nord e Stati Uniti, speriamo che entrambe le parti mostrino flessibilità», diceva Xi Jinping incontrando il presidente sud-coreano Moon Jae-in alla vigilia del G20 di Osaka.
«Pyongyang dovrebbe continuare a muoversi verso la denuclearizzazione, anche se - aggiungeva il presidente cinese - le preoccupazioni della Corea del Nord dovrebbe essere prese in considerazione». Solo qualche giorno prima del vertice in Giappone, Xi Jinping era volato a Pyongyang per la prima visita di un presidente cinese in Corea del Nord dal 2005. «La Cina ha svolto un ruolo chiave in questo negoziato», ha detto al South China Morning Post lo specialista di Corea Wang Sheng.
Incontro tra Trump e Kim Jong un
Secondo diversi analisti, il viaggio del presidente cinese a Pyongyang offriva a Pechino una leva negoziale in vista del bilaterale con Trump. Fin dall' insediamento dell' amministrazione americana, nella retorica dell' inquilino della Casa Bianca le dispute economico-commerciali con Pechino e il dossier nucleare nord-coreano sono stati legati. «Perché dovrei chiamare la Cina un manipolatore di valuta quando stanno lavorando con noi sul problema della Corea del Nord?», scriveva il presidente Usa su Twitter nell' aprile 2017.
Accolto con il tappeto rosso nella capitale nord-coreana, Xi ha assicurato che la Cina è pronta ad aiutare la Corea del Nord «a risolvere le sue ragionevoli preoccupazioni di sicurezza e di sviluppo». La Repubblica Popolare è il principale partner economico di Pyongyang e stando a quel che scriveva il China Daily, la visita di Xi potrebbe aiutare la Corea del Nord «ad accelerare la sua crescita economica, ora che il Paese ha fatto dello sviluppo una priorità».
Stretta di mano tra Donald Trump e Kim Jong un al confine tra le due Coree
Nonostante le sanzioni internazionali, ad aprile è stato aperto il quarto varco di confine terrestre tra Cina e Corea del Nord: una mossa che indica che la Repubblica Popolare è pronta a investire a nord del 38esimo parallelo. Inoltre, per Pechino la fine delle sanzioni internazionali e l' apertura economica della Corea del Nord potrebbe ridisegnare gli equilibri del commercio in Asia nord-orientale.
Nel corso del primo vertice tra Moon Jae-in e Kim Jong-un dell' aprile dello scorso anno a Panmunjom, i leader delle due Coree si erano impegnati a riallacciare i collegamenti ferroviari tra Seul e Pyongyang, per poi modernizzare la linea che dalla capitale nord-coreana porta al confine con la Cina. Un simile progetto potrebbe consentire il collegamento diretto tra la Cina e la Corea del Sud consentendo di completare l' integrazione economica nella regione più dinamica del mondo.
Stretta di mano tra Donald Trump e Kim Jong un al confine tra le due Coree
Fin dall' ascesa al potere di Kim Jong-un, le relazioni tra Pechino e Pyongyang erano diventate piuttosto fredde: la Corea del Nord accelerava i progressi del suo programma nucleare e missilistico, mentre la Cina votava le sanzioni del Consiglio di Sicurezza. Gelo rotto solo a marzo 2018 quando - alla vigilia del primo vertice inter-coreano - il treno blindato di Kim Jong-un ha raggiunto la capitale cinese per la prima visita all' estero dell' ultimo erede della dinastia al potere a Pyongyang.
Se alla vigilia del summit di Singapore diversi analisti pensavano che la Cina fosse stata marginalizzata dall' attivismo diplomatico di Moon Jae-in e dall' apertura al negoziato fatta da Donald Trump, in realtà la Repubblica Popolare ha dimostrato di essere stata il convitato di pietra anche del primo incontro tra il presidente degli Stati Uniti e il leader nord-coreano.
trump kim jong un
Non solo Kim Jong-un è volato a Singapore a bordo di aereo AirChina, ma i risultati del summit sono stati in linea con la proposta di «doppia sospensione» che la diplomazia di Pechino sosteneva da tempo: lo stop ai test nucleari e missilistici, in cambio del congelamento delle esercitazioni militari congiunte tra Washington e Seul. Più o meno la stessa situazione in cui siamo ancora oggi.