Marco Antonellis per Italia Oggi
zingaretti
Dall' esito di questa tornata elettorale occorre fare gli opportuni distinguo. Intanto tra vincitori e vinti. Nella prima categoria i nomi sono due: Nicola Zingaretti e Luigi Di Maio. Entrambi, da soli contro tutti, hanno portato a casa un risultato inaspettato. Il referendum costituzionale non era uno scherzo, negli ultimi due mesi il fronte del No aveva dato il via a una campagna massiccia. Le regionali altrettanto: opinionisti e analisti davano per morente il segretario dem, che invece ha dimostrato di saper ribaltare il tavolo, quando è necessario farlo.
Ebbene, sono loro due i vincitori e il dato appare più che scontato. È sui vinti però che bisogna approfondire i termini. Tutti hanno parlato di Matteo Salvini, ed è vero. Il capitano leghista ha infatti perso moltissimo, l' onda lunga ormai è solo un ricordo, gli americani del New York Times ne parlano come «di colui che una volta era il politico più potente d' Italia» ed i suoi candidati appaiono baciati dalla sfortuna (in Emilia prima, in Toscana poi) mentre Zaia è in ascesa verticale e ormai la Regione Veneto gli va sempre più stretta. La Meloni porta avanti il suo gioco, Renzi tenta di galleggiare con Italia Viva che stenta a decollare. Calenda non pervenuto.
renzi calenda
Ma Conte? Il silenzio in cui si è trincerato il presidente del Consiglio finora gli è sempre valso il posto. Una tattica che però questa volta potrebbe sortire effetti contrari. Conte è stato forse l' attore più ininfluente di questa tornate elettorale.
Ha pensato, come al suo solito, di restare in disparte per valorizzare il suo ruolo super partes. Giusto. Anzi, giustissimo. Ma dopo l' apertura estiva di Luigi Di Maio al Pd, dopo l' intervista al Fatto in cui l' ex capo politico afferma, candidamente, che il sistema tripolare è finito, serve ancora un premier terzo? Siamo forse di fronte al governo più politico degli ultimi anni. Con due leader chiari e trasparenti. Gli stessi che hanno vinto regionali e referendum.
Gli stessi che hanno blindato il governo, mettendoci più di chiunque altro la faccia.
calenda renzi
Quel che resta da fare ora è che Zingaretti e Di Maio si siedano a un tavolo a scrivere il futuro di questo Paese. Bisognerà soltanto capire se si accontenteranno di avere più voce in capitolo nella dettatura dell' agenda politica a cominciare dalla scelta dei piani di rilancio del paese (Recovery fund). O chiederanno anche altro.
Intanto, si sprecano ancora i commenti sulla tornata elettorale: «Calenda? Va tanto in tv però poi alle elezioni non prende nulla. Tante parole, zero voti». Dal Nazareno contro l' ex ministro dello sviluppo non sono teneri. Anche se Zingaretti si è raccomandato di non infierire sia su Renzi che sullo stesso Calenda e sulle loro non buone (eufemismo) prestazioni elettorali.
NICOLA ZINGARETTI LUIGI DI MAIO
Ma la misura sembra sia colma: «Calenda, eletto a Bruxelles con il Pd, passa il tempo ad attaccarci», spiega piccato un deputato vicino a Zingaretti.
Capitolo rimpasto. Zingaretti non ci pensa proprio ad entrare al governo.
ZINGARETTI - CONTE - DI MAIO
E nelle prossime due settimane si impegnerà nei tanti ballottaggi che ci saranno in giro per le città e dove il Pd ha molte possibilità di vittoria, visto che in vento è cambiato. E visto che, a quanto si apprende, dopo questa tornata elettorale neanche Conte ha in mente di aprire questo capitolo, la possibilità di un cambio di ministri in questo governo è prossima allo zero.
LUIGI DI MAIO NICOLA ZINGARETTI BY EDOARDOBARALDI